Sfilano gli ultimi testi nel processo all’ex Comandante dei Vigili del Fuoco
Dopo l’udienza celebrata un paio di mesi fa dinanzi ai giudici della Prima Sezione Collegiale presso il Tribunale di Bari (Pres. Giovanni Mattencini) torna in aula domani mattina il processo a Salvatore Buffo, ex comandante dei Vigili del Fuoco del capoluogo pugliese. Infatti il suo difensore, l’avvocato-deputato Francesco Paolo Sisto, ha chiesto al collegio un breve termine per ascoltare in aula gli ultimi tre testimoni citati a discarico dell’ex responsabile del Comando di Bari-Mungivacca, coinvolto in un’inchiesta assai complessa, avviata ben undici anni or sono con l’accusa, fra le altre cose, di tentata concussione e corruzione continuata. Il Giudice dell’Udienza Preliminare Marco Guida, alla fine del 2004, accolse la richiesta di rinvio a giudizio presentato di comune accordo dal difensore di Buffo, l’avvocato Francesco Paolo Sisto, e dal Sostituto Procuratore della Repubblica Roberto Rossi. Infatti, secondo le accuse formulate dal Pubblico Ministero, l’ex Comandante talentino dei Vigili del Fuoco di Bari avrebbe chiesto una somma di circa trecento milioni di lire ad un ingegnere dell’Impresa Dioguardi di Bari, promettendo in cambio il rilascio in tempi brevi di tutte le autorizzazioni relative alla sicurezza previste dalla rigorosa normativa anche in materia antincendio. All’epoca l’impresa barese stava realizzando la Cittadella della Finanza al rione San Paolo. Sempre secondo la impostazione accusatoria Buffo, nella sua qualità di Comandate responsabile del Corpo, avrebbe convocato nel proprio ufficio un ingegnere della stessa impresa di Gianfranco Dioguardi, spiegando che sarebbe stato necessario il suo intervento per avere in tempi rapidi le necessarie autorizzazioni, senza sapere che di lì a poco il professionista di fiducia della Dioguardi, dopo aver raccolto le prove necessarie, si sarebbe rivolto direttamente alla magistratura. Le accuse formulate nei confronti di Buffo, che ieri era come sempre presente in aula, al piano terra di via H. Nazariantz e che nel frattempo è stato trasferito ad altro incarico ministeriale a Roma dal Comando del capoluogo pugliese, sono si falsità ideologica e occultamento di atti pubblici. Il processo, in corso come detto di fronte al collegio della Prima Sezione Penale, è stato infine rinviato all’8 aprile prossimo, dopo che in un’altra delle ultime udienze il collegio ascolto’ per oltre due ore le dichiarazioni sotto giuramento di altri due testi (dovevano essere gli ultimi) chiesti dalla difesa di Buffo. In particolare depose l’ex segretaria di Salvatore Buffo (che ricordo’ come il Comandante usasse un registratore personale per registrare alcune conversazioni, otre che come agenda-promemoria) ed un tecnico, al quale lo stesso Buffo chiese di verificare alcuni documenti inseriti in una pratica di prevenzione incendi. Ma già nelle udienze precedenti l’imputato aveva respinto tutte le accuse, in particolare l’ipotesi formulata dalla procura barese con i dettagli di un piano che l’ex Comandante dei Vigili del Fuoco avrebbe preparato nei minimi dettagli. Secondo l’ipotesi accusatoria Salvatore Buffo, nativo di Tricase, avrebbe commesso i reati alla fine del 1999, precisamente tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre. Il progetto per la Cittadella della Finanza al San Paolo era stato già presentato dall’importante impresa di costruzioni barese ed approvato, ma mancavano i permessi per la sicurezza ed antincendio, appunto. Concessioni e e permessi che Buffo avrebbe accelerato solo in cambio della tangente richiesta. L’ex Comandante, sempre secondo l’impostazione accusatoria, avrebbe convocato il professionista e progettista della Dioguardi, offrendogli anche la sua personale disponibilità ad eseguire una consulenza, appunto, necessaria a risparmiare tempo sul rilascio dell’autorizzazione da parte dei Vigili del Fuoco. In aula al piano terra del Palagiustizia di via H. Nazariantz, dunque, per gli ultimi tre testimoni citati dall’avvocato difensore di Salvatore Buffo, che probabilmente rinuncerà all’imminente prescrizione dei reati contestati dalla Pubblica Accusa.
Francesco De Martino
Pubblicato il 7 Aprile 2011