Cronaca

Si aspetta il morto nel ‘118’ che non funziona

E’ ancora allarme nel piano di interventi emergenziali della Regione Puglia dopo la lettera di denuncia, inviata dal personale infermieristico del Punto di Primo Intervento di Bitonto, alla fine del mese scorso: una richiesta di intervento, ma anche e soprattutto una denuncia che ora è diventata materia di indagine, fanno sapere i sindacalisti autonomi baresi dell’Unione Professionisti dell’Impiego Pubblico e Privato (Usppi). La procura di Bari, infatti, ha già aperto da tempo un fascicolo e dopo aver ricevuto l’esposto dell’Usppi, ha ampliato il raggio d’azione per accertare le “gravi e persistenti criticità del servizio 118”. Contratti in scadenza, budget per il lavoro straordinario esaurito e postazioni del 118 al collasso, sono in estrema sintesi le ragioni della protesta partita dalla postazione del PPIT di Bitonto, con gli infermieri che “declinano ogni responsabilità per eventuali errori imputabili allo stress e al pesante carico di lavoro più volte denunciato”. Molti di loro stanno esaurendo il proprio contratto a tempo determinato e non c’è più disponibilità di fondi per pagare gli straordinari. In queste  condizioni ogni giorno i dipendenti cercano di tamponare le situazioni più critiche. La postazione medicalizzata del PPIT di Bitonto  è nella zona l’unica abilitata per l’Asl, che dovendo eseguire manovre invasive prevede l’obbligo dell’infermiere a bordo. Così può accadere che per soccorrere un paziente si debba ricorrere a interventi di fortuna.  Un anno fa, nello stesso periodo, i sanitari non solo di Bitonto dovettero rivolgersi alla Procura della Repubblica, per declinare da ogni eventuale danno ai pazienti dovuto alla mancanza dell’infermiere a bordo dell’ambulanza. Quell’esposto non ha avuto esito e oggi, ad un anno di distanza, il problema si ripresenta in una postazione che nel 2013 ha eseguito ben 5mila interventi, col personale infermieristico del P.P.I.T. di Bitonto che, tra le altre cose, ha denunciato anche altre criticità del servizio di intervento emergenziale attraverso le autoambulanze declinando, come detto, ogni responsabilità per la mala gestione del coordinamento ‘118’. In particolare, si lamenta la mancanza di ausiliari per la pulizia dei locali dell’associazione, luoghi costantemente esposti a sangue, vomito e rifiuti ospedalieri tossici da smaltire: la pulizia è solitamente affidata a un infermiere di turno, ma non è diversa la situazione per le ambulanze, la cui cura e pulizia è affidata –tanto per cambiare….- al personale infermieristico. La lettera, inserita come detto nell’incartamento al vaglio del magistrato che sta accertando eventuali irregolarità, si aggiunge alla già copiosa documentazione sui problemi del servizio, dalle ambulanze aziendali vecchie e fatiscenti, alle auto mediche acquistate nel 2013 e mai usate perché mancano le strumentazioni automedicali di bordo. Gli infermieri del centro di pronto intervento a dieci chilometri dal capoluogo verso nord, dopo ampia discussione, hanno deciso di passare all’azione declinando ogni responsabilità per la mala gestione organizzativa da parte del coordinamento appartenente all’Azienda Sanitaria Locale di Bari. Al centro delle critiche anche i turni degli stessi infermieri, che inspiegabilmente da giugno non seguono più la turnazione che prevede la doppia unità durante il turno diurno (8 – 20) ma da uno che solo in alcuni sporadici giorni viene raddoppiato creando forte disagio all’equilibrio psico – fisico dei lavoratori. “Dal mese di giugno – denuncia il segretario regionale dell’Usppi Nicola Brescia – la salute dei cittadini è affidata alla cabala, in altre parole alla possibilità concreta che i soccorsi non potranno essere sempre ottimali, così come previsto per legge nazionale e regionale”. Lo spunto per la denuncia è la nota con la quale il responsabile del coordinamento del 118 di Bari ha comunicato “che i turni del mese di giugno dovranno necessariamente essere incompleti a causa dell’esaurimento del budget”.  E la conseguenza sarà inevitabile: sulle ambulanze non sempre potrà essere garantita la presenza dell’infermiere, le cui prestazioni saranno delegate al medico o al soccorritore e ciò -aggiunge il segretario Usppi  – comporta inevitabilmente sottrazione di tempo alla valutazione clinica del paziente e all’esecuzione di manovre salva vita”. Ma non è finita. Le ambulanze aziendali sono stravecchie e fin troppo usurate: la meno “obsoleta” risale al 2002, “con un’unica ambulanza di scorta per sette postazioni aziendali”. E ancora: ci sono auto mediche nuove, che sono state acquistate nel 2013 e che però non sono state mai utilizzate perché mancano le apparecchiature elettromedicali: sulle auto mediche mancano i collari cervicali per trauma, quelli invece dei quali sono provviste le ambulanze sono inadeguati. Le comunicazioni con la centrale operativa del 118 non sempre sono veloci e semplici perché, spesso, si legge nella denuncia all’attenzione degli investigatori, la linea telefonica è occupata. E non sono stati attivati i ponti radio che “renderebbero utilizzabili le radio trasmittenti a bordo dei mezzi d’emergenza e sarebbero necessari in caso di assenza di segnale per i cellulari o di linee occupate della centrale operativa. “Criticità” note, destinate a peggiorare con la stagione estiva che coinciderà con il periodo delle ferie e con quello dell’arrivo dei vacanzieri. Ma anche questa è storia vecchia…

 

Francesco De Martino 


Pubblicato il 26 Agosto 2014

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