Si complica il ‘condono’ da 60 milioni: “Serve il parere dell’avvocatura”
Ancora in primo piano a Palazzo di Città la diatriba sul condono (…anche se nessuno vuole sentirlo chiamare così) per passare un colpo di spugna sui contenziosi tributari ancora in piedi coi contribuenti baresi, consentendo all’Ente di incassare una sessantina di milioni di euro. Una bella cifra ‘cash’ che, però, non ha impedito al Presidente del Consiglio Comunale Pasquale Di Rella di chiedere lumi su tutta l’operazione condotta dalla Ripartizione Tributi del Comune, chiedendo per iscritto prima i nomi delle persone fisiche e giuridiche “potenzialmente interessate dall’applicazione della normativa di favore in questione, con l’indicazione degli importi dovuti da ciascuna al Comune di Bari“. Eppoi con una seconda missiva vergata ieri e indirizzata sempre al neoassessore ai servizi finanziari Adamo e ai responsabili degli uffici dell’ex Standa, spiegazioni ancora più stringenti, anche allo scopo di sviscerare la questione. Andiamo con ordine. La definizione agevolata del contenzioso sui tributi comunali, osserva preliminarmente Di Rella, rappresenta una facoltà per gli enti interessati all’applicazione della normativa e non certo un obbligo, anche se in effetti la somma che andrebbe a introitare il Comune, come detto, sarebbe a dir poco sostanziosa. Ma proprio da qui nascono le riflessioni da soppesare, proposte in primis all’assessore ai Tributi Alessandro D’Adamo eppoi ai suoi dirigenti: se sono circa trecento le cause in piedi che andrebbero ‘sanate’ con questa procedura, parliamo di contenziosi altrettanto sostanziosi. E cioè, mediamente, cause tuttora in piedi con l’Ente civico ammontanti mediamente a 250mila euro. Dunque, cause di tutto rispetto che, prima di chiudere con una ‘definizione agevolata’ rassomigliante tanto a una vera e propria transazione, bisognerebbe soppesare una ad una per Di Rella. Con tanto di parere scritto da parte dell’Avvocatura o del dirigente ai tributi competente per materia. Più morbido l’assessore ai Tributi Alessandro Adamo: “Con questo provvedimento l’amministrazione comunale è impegnata a perfezionare e semplificare la gestione del contenzioso tributario, con la più completa apertura massima nei confronti dei cittadini che abbiano delle pendenze con l’amministrazione, in modo tale da agevolare la risoluzione delle controversie“. Tutto bene, ma per Di Rella il Consiglio Comunale deve essere posto in condizione di valutare la “qualità” del contenzioso tributario in essere, anche per evitare di fare ‘sconti’ a coloro che hanno poche possibilità di ottenere una sentenza favorevole. Creando, in tal modo, un ingiusto danno alle Casse Comunali, altro che flusso milionario a favore dell’Ente per rendere servizi migliori a beneficio dei cittadini/contribuenti. Pasquale Di Rella, da politico e amministratore ormai navigato, teme in altre parole che usufruiranno della normativa ‘di favore’ prevista dalla legge esclusivamente coloro che hanno impugnato gli atti a solo fine dilatorio, pur essendo ben consci della legittimità delle cartelle notificate dal servizio di riscossione comunale. Ecco perché l’Avvocatura o in alternativa il dirigente del contenzioso tributario dovrebbe fornire, come si legge nella seconda missiva invitata ieri dalla stanza al primo piano di Palazzo di Città, una “dettagliata analisi dello stato di ciascuna causa in essere, fornendo il proprio parere in merito alla possibilità di una sentenza sfavorevole per il Comune di Bari”. Tutto ciò affinchè la risoluzione del contenzioso tributario non appaia un regalo per contribuenti che non ne hanno proprio bisogno, dato l’ammontare del loro contenzioso tributario. E quindi, ancora peggio, un <<immorale e indebito aiuto in favore di pochi contribuenti ‘particolari’>>.
Francesco De Martino
Pubblicato il 4 Agosto 2017