Cronaca

Si scalda la vertenza ‘Network-Contacts’: “Intervenga la ‘task-force’”

L'appello a Leo Caroli per scongiurare i trasferimenti notificati a 150 lavoratori dal 5 giugno

Tagli e trasferimenti di personale: continua senza soste il ‘calvario’ di buona parte del personale alla “Network Contacts” dopo che la società ha comunicato a centinaia di dipendenti la volontà di dare corso a un cosiddetto “piano di azioni correttive” approvato dal Consiglio di Amministrazione. Un piano consistente, tanto per non sbagliare, in una drastica revisione dell’organigramma aziendale sotto forma di riorganizzazione produttiva, incentrata tutta sulla realizzazione dei poli societari (polo Telco a Palermo, polo Energy a Taranto, ma anche polo Banking a Milano, etc…), col trasferimento in città dove sarà costituito un ‘centro specialistico’ ora a Molfetta. La ‘Network Contacts’ non ha perso tempo e ha recapitato centocinquanta lettere di trasferimento nella sede aziendale di Palermo a lavoratori impiegati a Molfetta nella commessa Wind3, già in regime di Fondo Salariale (FIS) con decorrenza dal 5 Giugno. Un’iniziativa che non ha lasciato scampo al personale interessato, con un’iniziativa a distanza di pochissimi giorni, avvenuta all’indomani del tentativo di stringere un nuovo accordo sindacale. Un accordo, insomma, caratterizzato dal solito taglio di retribuzioni e diritti, basato -come hanno subito contestato i sindacati autonomi – su una ridotta maturazione del Trattamento di Fine Rapporto, ma anche tredicesima e permessi, basato inoltre sul congelamento degli scatti di anzianità, cancellazione delle maggiorazioni previste per il lavoro straordinario, riduzione delle tutele per malattia e che rinnovasse il regime derogatorio di cui l’azienda ha già beneficiato nel triennio 2020/2022 (risparmiando circa 14 milioni) con l’avvallo di Cgil, Cisl e Uil. Un accordo, insomma, <<…a tutto danno dei lavoratori di Molfetta>>. Spiega, Francesco Marchese dell’Unione Sindacale di Base–Lavoro Privato/Puglia. <<Non c’è mai stata da parte della società alcuna argomentazione ragionevole che spiegasse come i trasferimenti di centinaia di lavoratori da una sede all’altra – alcuni privi perfino delle dotazioni strumentali e capacità necessaria per poterli accogliere – possa determinare il superamento di difficoltà economico–finanziarie o perchè un preteso progetto di efficientamento produttivo non possa essere realizzato in ambito virtuale. Magari col ricorso a quel lavoro da remoto che costituisce oggi la modalità prevalente>>. Insomma, per Usb/Puglia si tratta d’un “ricatto” vero e proprio, posto in essere per esasperare la trattativa e orientarla a suo vantaggio, intimorendo lavoratrici e lavoratori maggiormente esposti e scaricare sulle loro spalle il rischio d’impresa. Salvaguardando, invece, un bilancio che prevede milioni di euro di spese in consulenze, compensi a professionisti e amministratori in una società peraltro non nuova a tali strategie: basterebbe ricordare l’annuncio aziendale d’un taglio del 30% dell’orario di lavoro e del reddito di tutti i quattrocentocinquanta dipendenti di Taranto durante la procedura di clausola sociale per il cambio di appalto del ‘call-center’ di Enel/Energia, poi scongiurato grazie alla risposta di quei lavoratori che chiesero già allora – sempre con l’Unione Sindacale di Base – l’intervento del Comitato di crisi regionale affidato a Leo Caroli. Un tentativo, quello in questione, che testimonia una volta di più la competizione in atto a ‘Network Contacts’ coi concorrenti in un sistema degli appalti basato -sempre più spesso – su offerte al ribasso, da compensare coi sacrifici di chi lavora. Ma ora in Puglia la situazione dei ‘call-center’ s’è fatta incandescente, con una mobilitazione che mira senza più aspettare a migliorare i rapporti di lavoro “part-time”, senza dover rinunciare a maggiorazioni per lavoro festivo e investimenti sulla sicurezza. Insomma, la levata di scudi dei sindacalisti autonomi riguarda centinaia di lavoratori “…prigionieri già da anni d’un lavoro povero, fatto di salari bassi e precarietà che rischiano di vedere peggiorate le loro condizioni a causa della possibilità di rinunciare al proprio lavoro per il trasferimento disposto a centinaia di chilometri da casa. Oppure, in alternativa, accettare ancora una volta una riduzione di salario e un abbassamento delle tutele legali e contrattuali per continuare ad avere un lavoro”.

Francesco De Martino


Pubblicato il 19 Maggio 2023

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