Cronaca

Si tira la cinghia, in Puglia più che altrove

Le cifre annunciate dalle Agenzie di sondaggio vanno sempre prese con le pinze. Sono frutto di lavoro su un numero limitatissimo di campioni, peraltro individuati in maniera arbitraria (un migliaio al massimo di persone fermate per strada o contattate per telefono). Succede e neanche tanto di rado che questi numeri si rivelino falsi e persino insidiosi, nel senso che la loro diffusione, quando avvenuta ad arte, può condizionare un’opinione pubblica sempre disposta a nutrirsi di notizie a punto esclamativo e di facile assimilazione. E’ forse però il caso di fare un’eccezione per i rilievi statistici che vengono da un recente studio della Svimez e reso noto da Coldiretti. Perché pare credibile che nel Meridione almeno tre famiglie su quattro abbiano operato tagli importanti sulla spesa alimentare. Ma ciò che più fa specie è che a questo 77% si contrapponga al 65 % del dato nazionale. Dunque, è in atto un’inversione di tendenza rispetto al passato, quando erano le regioni del Mezzogiorno le più spendaccione quanto a cibo. Adesso quel primato è passato alle regioni del centro-nord. E se il Piemonte è in testa a tutti, fanalino di coda di questa classifica con – 11.3% siamo noi. In Puglia il 56% delle famiglie non sa più cosa sia gettare nella spazzatura avanzi di cibo. Si mangia di meno, si spende in proporzione. E quando tocca mettere mano alla tasca si cerca l’offerta speciale o il prendi tre e paghi due. Alle casse degli ipermercati stupisce il traffico di buoni pasto… A questo punto viene da chiedersi, che ne sarà dei pranzi della Vigilia, di Natale, Santo Stefano e Capodanno. Si annunciano tavolate senza sfarzo, dominate da un’allegria stanca. Mangiare senza entusiasmo è peggio che digiunare, specie nei giorni più attesi dell’anno. La crisi non accenna ad allentare la morsa e le imminenti stangate Tasi e Tari arriveranno come il colpo di grazia. A ‘condire’ la mestizia del contribuente, il can-can delle chiacchiere. Chi scalda la poltrona sprona a confermare fiducia incrollabile alla linea scaccia-crisi segnata dal regime. Gli esclusi, denigrano l’operato altrui e vaneggiano di altre formule magiche con cui ribaltare la situazione. Chissà che pena le strade sotto Natale. Se faranno magri affari i negozi di alimentari, figurarsi gli altri esercizi. A meno che, a danno di questi ultimi, non si stringa ulteriormente la cinghia sino a un passo dal Natale per poi bruciare risparmi sanguinosi in capitone, frutti di mare e altre delizie della tradizione culinaria di casa nostra. Poi, chissà, Anche al condannato a morte spetta un buon pasto prima di ricevere le attenzioni del boia, no?

Italo Interesse

 


Pubblicato il 31 Ottobre 2014

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