Cronaca

Siccità e nevicata dell’inverno scorso mettono a rischio la produzione dell’olio

Le elevate temperature raggiunte in questi giorni d’estate e la siccità che dall’inizio della primavera ha colpito anche la nostra regione, in Puglia potrebbero provocare una perdita secca di oltre il 40% di produzione olivicola nel prossimo autunno. A lanciare l’allarme è Coldiretti-Puglia che, secondo uno studio effettuato dalla stessa Organizzazione di produttori, ha rilevato il grave ‘coma vegetativo’ gli olivi pugliesi, dovuto sia alla siccità che alle nevicate e gelate del gennaio scorso, che ha evidentemente compromesso lo sviluppo vegetativo di gran parte degli impianti olivetati della regione. Gli agricoltori – ha inoltre rilevato Coldiretti – stanno investendo migliaia di euro in irrigazione aggiuntiva, senza ottenere alcun risultato. E, secondo quanto dichiara il presidente pugliese dell’Organizzazione, Gianni Cantele, le stime di danno per gli olivicoltori locali si aggirano intorno ai 270 milioni di euro. Infatti, rileva lo stesso Cantele: “Gli alberi sono in evidente sofferenza con la cascola delle olive e la parte vegetativa asfittica”. E questo, per il presidente di Coldiretti-Puglia, “è un danno enorme se si pensa che in Puglia la superficie coltivata ad olivo è pari a 380mila ettari, con una produzione di 11 milioni di quintali di olive e 2,5 milioni di quintali di olio, con un’incidenza della produzione olivicola regionale su quella nazionale pari al 36,6% e al 12% di quella mondiale”. Infatti, rende pure noto il presidente della più consistente Organizzazione agricola pugliese, “la Plv (Produzione lorda vendibile) del comparto olivicolo-oleario è pari al 20% della totale Plv del settore agricolo (ndr – regionale), per un valore di 680 milioni di euro, così come il comparto partecipa alla composizione del Pil (Prodotto interno lordo) dell’intera ricchezza regionale per il 3%”, con un tessuto imprenditoriale di 270mila imprese olivicole, pari al 22% delle aziende italiane del comparto. Coldiretti-Puglia ricorda anche che gli oli extra vergine di oliva Dop pugliesi registrano il fatturato più alto d’Italia, pari a circa 28 milioni di euro e che la Puglia detiene il primato nel riconoscimento comunitario degli oli a “Denominazione d’origine protetta”, con ben 5 oli Dop: il ‘Terra di Bari’, il ‘Terra d’Otranto’, il ‘Dauno’, il ‘Collina di Brindisi’ ed il ‘Terre Tarentine’. Nella prossima campagna olivicola, il forte calo di produzione di olive, e quindi di olio, potrebbe – per il direttore di Coldiretti-Puglia, Angelo Corsetti – far registrare un ulteriore crescita delle importazioni dall’estero di olio extra vergine d’oliva con conseguenti danni economici e d’immagine per la produzione nazionale. Infatti, denuncia Corsetti: “L’olio extravergine di oliva pugliese èsotto continui attacchi da parte degli agropirati senza scrupoli che ‘drogano’ il mercato dell’olio extravergine di qualità con un inevitabile danno a carico del territorio, delle imprese e dei consumatori”, rivelando anche che “più di due bottiglie su tre riempite in Italia contengono olio di oliva straniero” anche se ii consumatori lo ignorano. “Gli ottimi risultati dell’attività di contrasto – ha aggiunto Corsetti – confermano la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie ancora larghe della legislazione con la riforma dei reati in materia agroalimentare”, perché – spiega pure il direttore pugliese di Coldiretti – l’olio, essendo il terzo prodotto pugliese più esportato, per un valore di circa 106 milioni di euro, ovvero quasi il 9% dell’export di olio dall’Italia, è un prodotto che suscita forti interessi di mercato e, quindi, anche gli appetiti di sofisticatori e contraffattori. Non a caso – ricorda Coldiretti nel comunicato – “nel corso dell’ultimo decennio le importazioni complessive di oli di oliva in Puglia sono cresciute rapidamente, nonostante la Puglia sia la regione più olivicola d’Europa”. E gli oli stranieri vengono importati – denuncia ancora Coldiretti Puglia – principalmente da Spagna, Grecia e Tunisia, acquistati a prezzi più bassi rispetto al prodotto regionale e utilizzati dagli imbottigliatori per ‘costruire’ blend con oli regionali, che finiscono evidentemente per falsare il mercato interno, oltre che confondere le idee ai consumatori di olio extravergine locale. “Per questo – esorta la nota Organizzazione agricola pugliese nel suo ultimo comunicato – va applicata senza se e senza ma la ‘legge salva-olio’, la n. 9 del 2013”, rendendo così necessaria l’accelerazione dell’iter del disegno di legge che reca le “nuove norme in materia di reati agroalimentari”, elaborato dalla commissione giuridico-scientifica presieduta dall’ex procuratore di Torino, Giancarlo Caselli, noto magistrato nonché presidente dell’osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare. Organo, quest’ultimo, posto a supporto dell’attività di controllo al comparto da parte delle Autorità preposte, che in tal modo hanno uno strumento in più per contrastare frodi e sofisticazioni. Infatti, conclude la nota di Coldiretti Puglia, il “Made in Italy” deve saper cogliere le opportunità offerte dall’aumento costante del consumo di olio di oliva, che nel mondo ha fatto un balzo del 50% negli ultimi 20 anni, aprendo grandi opportunità per gli olivicoltori italiani e, in particolare, pugliesi, che, per essere competitivi, e quindi vincenti sui mercati interni ed internazionali, devono evidentemente puntare sempre di più sull’identità dell’olio, sulla legalità e sulla trasparenza, recuperando così di credibilità anche all’estero. Ed in questa direzione va inquadrata anche la recente iniziativa di un’Associazione di produttori pugliesi di olio extra vergine d’oliva che ha chiesto alla Ue il riconoscimento del marchio Igp (Indicazione geografica protetta) per l’extra vergine pugliese. Marchio, questo, che al momento per l’olio è stato adottato solo dalla Toscana, che lo utilizza soprattutto per valorizzare le aziende imbottigliatrici locali di olio, visto che la caratteristica essenziale per l’Igp è la zona di confezionamento del prodotto. Infatti, in Puglia, una simile iniziativa non è certo il massimo della tutela per i produttori olivicoli ed oleari locali, ma è sicuramente un ulteriore passo avanti per valorizzare il “marchio Puglia” nel settore dell’extra vergine di oliva, sia a livello nazionale che internazionale.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 4 Agosto 2017

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