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S’inasprisce lo scontro tra Emiliano e Renzi in vista del referendum

 

Alla vigilia della consultazione referendaria di domani si inasprisce lo scontro tra il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano (Pd), ed il segretario nazionale del suo partito, nonché premier, Matteo Renzi. Infatti, il governatore pugliese, parlando con i giornalisti a margine di un incontro simbolico di liberazione in mare aperto di due tartarughe della specie “caretta-caretta” in Adriatico, ha affermato: “L’articolo 48 della Costituzione dice che il voto é un dovere, e soprattutto che i pubblici ufficiali non possono indurre all’astensione i cittadini perché é vietato dalla legge”, con evidente allusione al fatto che Renzi ha invitato gli italiani a disertare le urne del referendum, in programma domenica, sulla durata delle concessioni per lo sfruttamento dei giacimenti di idrocarburi in mare entro le 12 miglia dalla costa. Invito mirato chiaramente a non far raggiungere il necessario quorum della maggioranza più uno degli aventi diritto al voto. E, quindi, a rendere inefficace la consultazione. “Non era mai successo nella storia d’Italia – ha inoltre commentato Emiliano – che l’arbitro della partita, cioè il presidente del Consiglio, consigliasse di renderla nulla non giocandola, o giocandola in maniera sleale”. Poi, proseguendo, ha aggiunto: “Mi auguro che la serenità con la quale libereremo Minnesota (ndr – è il nome di una delle tartarughe da liberare) sia la stessa gioia del popolo italiano nell’andare a votare per il sì e per la tutela del mare”. Ma l’affondo più pesante di Emiliano contro il premier e segretario del suo stesso partito è quello che ha fatto intervenendo telefonicamente al convegno “Perché votare sì”, promosso da Legambiente e svoltosi giovedì sera a Castiglione Messer Raimondo (Teramo), dove il governatore pugliese ha dichiarato: “I Governi sono fatti per la contingenza e anche il Governo meno attento alle politiche energetiche prima o poi va a casa. Da questo punto di vista credo che sia importante insistere su una visione energetica completamente diversa”.  Una visione, secondo Emiliano, 
“nella quale già oggi noi potremmo produrre energia eolica e fotovoltaica in quantità tale, per esempio, da utilizzare auto elettriche praticamente ovunque”. “Potremmo già oggi autorizzare la produzione di biometano da biomasse – ha aggiunto il presidente della Regione Puglia – e limitare fortemente l’importazione di gas con vantaggi grossi. Potremmo consentire l’autoproduzione di energia alle piccole imprese e alle famiglie con scambio e cessione di energia da un’impresa a quella vicina”. Tutte operazioni, queste ultime, – ha spiegato Emiliano –  ora sono “vietate per favorire i petrolieri che sono in un’agonia inarrestabile, soprattutto quelli italiani che, tra l’altro, coprono un fabbisogno assolutamente marginale”. Infatti, – stante sempre a quanto affermato dal governatore pugliese durante il suo intervento telefonico al convegno di Legambiente – queste “sono industrie che hanno pochi lavoratori, altissimo investimento di capitale, che viene sottratto ad altre attività più remunerative, rischi molto grandi per l’ambiente e nessun significato strategico: il peggio del peggio”. Ed ha concluso, poi, dicendo che “Noi invece abbiamo bisogno di investire strategicamente sulle energie alternative”. Anche nel suo profilo su Twitter il presidente della Regione Puglia è tornato sull’argomento polemizzando con chi invita a non recarsi al voto domenica prossima. Infatti, Emiliano ha scritto: “invitare all’astensione viola la 
Costituzione”. E “violare la Costituzione per chi ha giurato di rispettarla ed attuarla equivale ad irrimediabile violazione del proprio dovere”. Su Twitter Emiliano ha pubblicato anche il link di un articolo in cui si ricorda che l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano aveva una posizione diversa sui referendum rispetto all’attuale. E scrive: “Quando Giorgio Napolitano invitava a votare al referendum perché “il voto é un dovere”, linkando l’articolo. Napolitano, infatti, sul referendum di domenica prossima ha sposato la linea dell’astensionismo del segretario Pd e premier Renzi. Per l’ex capo dello Stato, infatti, “se la Costituzione prevede che la non partecipazione della maggioranza degli aventi diritto è causa di nullità, non andare a votare é un modo di esprimersi sulla inconsistenza della iniziativa referendaria. Però, nell’articolo condiviso su Twitter da Emiliano si ricorda che ai referendum su acqua e nucleare e giustizia, nel 2011, l’allora premier di centrodestra, Silvio Berlusconi, disse che é un diritto dei cittadini decidere se votare o meno. Una posizione rispetto alla quale Napolitano allora rispose dicendo che avrebbe votato perché “sono un elettore che fa sempre il suo dovere”. Peccato, però, che finora nessuno di coloro che vengono così pesantemente attaccati da Emiliano gli abbia ricordato quale fu il suo comportamento nel 2009, quando era sindaco di Bari, verso il referendum consultivo sulla richiesta di Autonomia comunale delle due popolose periferie baresi di Palese-Santo Spirito (circa 30mila abitanti) e Carbonara-Ceglie-Loseto (circa 40mila abitanti). Allora, come si ricorderà, fu proprio lo stesso Emiliano a dichiarare che “i soldi del referendum sarebbe stato meglio spenderli in gelati”. Ma c’è di più. In precedenza era stato sempre Emiliano a mettersi di traverso per impedire che la Regione celebrasse  il referendum consultivo sull’Autonomia delle ex frazioni di Bari in concomitanza con le amministrative di giugno, anziché il 19 Aprile dello stesso anno, per risparmiare così ben 700mila Euro di risorse pubbliche. Ma c’è ancor di più nell’allora comportamento ostruzionistico e poco rispettoso della Costituzione di Emiliano. Infatti, come è pure noto, l’allora Primo cittadino barese il 5 febbraio del 2010, quando la Regione stava per accogliere la volontà referendaria favorevole all’Autonomia delle due grandi periferie baresi, minacciò di “interrompere immediatamente i servizi pubblici” comunali di queste comunità, come i trasporti Amtab ed il gas metano, procurando così un infondato allarme sociale ed un grave tentativo di turbativa di ordine pubblico, con l’aggravante che a commettere tali violazione era, per l’appunto, un sindaco. E con l’aggravante che violare la Costituzione (e, forse, non solo quella!) era un rappresentate istituzionale e, quindi, un pubblico ufficiale esattamente al pari di ciò che recentemente Emiliano contesta a Renzi. “Ma chissà perché – rilevano molti autonomisti delle ex frazioni baresi – tali contraddizioni di Emiliano passano quasi inosservate”.  

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 16 Aprile 2016

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