Lavoratori socialmente Utili: “basta precarietà”, lo slogan, anzi, il grido di battaglia per mettere di fronte alle loro responsabilità gli amministratori regionali dell’Unione Sindacati di Base (Usb). Che, con Pierpaolo Corallo è tornato in pista per chiedere alla Regione di aprire un “tavolo” sulla stabilizzazione dei precari. Poco meno di mille lavoratori, infatti, con le rispettive famiglie, vivono da oltre vent’anni in condizione di precarietà lavorativa e di vita, andando avanti con un assegno da fame… 500 euro al mese! Sono i Lavoratori socialmente Utili – LSU impegnati negli Enti Locali, che da due decenni “coprono”, appunto, le carenze di organico garantendo alle Amministrazioni e alla cittadinanza servizi e lavoro. <>, rimarca Corallo. Ora tocca alla regione e in particolare all’Assessore al Lavoro Antonio Nunziante avviare un percorso difficile, ma obbligato, nel senso di uno spirito costruttivo. <>, ha ribadito ancora il sindacalista barese. In effetti, è bastata la certezza del rinnovo contrattuale per un altro paio di anni, per sedare gli spiriti bollenti dei tanti precari che, a fine novembre dell’anno scorso, occupavano rumorosi la sala consiliare per ‘forzare’ l’approvazione della legge per la loro stabilizzazione. C’era chi sperava di arrivare al sospirato posto fisso prima della legislatura inaugurata da quattro mesi poiché, si sa, i santi in paradiso vanno e vengono, ma alla fine i tempi si sono allungati. Il resto è storia nota, con la bocciatura ministeriale fino alle votazioni che hanno sancito una continuità sul solco del rinnovo dei rapporti di lavoro a termine per altri due anni, poi si vedrà che fine fanno i precari assunti alla Regione. Non solo interni, ma anche «esterni»: ovvero collaboratori a vario titolo delle agenzie e delle società in house presenti nell’ente. È vasta, in ogni caso, la platea di dipendenti da sistemare, per un totale di circa un migliaio di contratti di lavoro da portare a tempo indeterminato, anche se i numeri potrebbero essere in difetto. In lista d’attesa ci sono i precari delle agenzie Adisu (diritto alla studio), Pugliapromozione (turismo), Arem (mobilità), Arpa (ambiente), Co.Re.Com. (comunicazione) Ares (sanità), Arti (innovazione) e Arif (forestali e irrigazione). Ma anche le società tipo InnovaPuglia, Apulia Film Commission e PugliaSviluppo sono state stipate di impiegati e funzionari che potrebbero beneficiare di sanatorie mascherate da stabilizzazioni, pur trattandosi, come hanno chiosato spesso i consiglieri regionali di minoranza, di “…carrozzoni legati a doppio filo alla politica, non si sa quanto effettivamente utili, non si sa quanto costosi, non si sa quanto operativi”. Ma per adesso l’amministrazione Emiliano non ha ancora scoperto le sue carte sulla stabilizzazione richiesta ieri a gran voce dai sindacati di base, per un’operazione che potrebbe rivelarsi assai più complessa del previsto, considerato che nei ruoli regionali, già dalla fine di quest’anno, potrebbero entrarci almeno un migliaio di dipendenti provenienti dalle sei province pugliesi. La legge regionale sul trasferimento di deleghe e servizi sarà approvata entro fine ottobre, ma all’ordine del giorno presto o tardi bisognerà affrontare il nodo delle risorse, comprese quelle umane del personale da assumere, decidendo il fabbisogno di ruoli esecutivi, funzionali e direttivi che servono all’ente regionale pugliese. E ad avere la precedenza nel nuovo organigramma della regione Puglia dovrebbero essere proprio i dipendenti delle province dismesse da quasi dieci mesi, e cioè da gennaio scorso, rispetto a precari già in servizio anche da quattro/cinque anni, ma figli e prodotti di selezioni e ‘short list’ troppo chiacchierate…
Antonio De Luigi
Pubblicato il 2 Ottobre 2015