S’infiamma il botta e risposta per la confessione di Olivieri sul “complotto” alle amministrative del 2019
Qualcuno dovrebbe spigare come mai a sostegno di Decaro erano candidati anche personaggi che alle primarie del centrodestra si erano spesi per far vincere Di Rella
Si infiamma il botta e risposta tra centrosinistra e centrodestra sul “caso Bari” dopo le dichiarazioni rese in Tribunale dal marito della ex consigliera barese Maria Carmen Lorusso, nonché ex consigliere regionale, Giacomo Olivieri, nel corso del processo scaturito dall’inchiesta “Codice interno” della Dia nazionale e che vede lo stesso Olivieri arrestato dal 26 febbraio dello scorso anno e, tuttora, recluso nel carcere abruzzese di massima sicurezza a Lanciano (Pe). Olivieri – come è noto – ha confermato davanti ai giudici baresi di un patto fatto nel 2019 con il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, per far vincere facile alle amministrative baresi l’allora sindaco uscente di centrosinistra, Antonio Decaro (Pd), truccando la partita con il centrodestra. Un trucco che sarebbe consistito nel fare in modo che l’avversario di Decaro del centrodestra fosse scelto, alle primarie di coalizione che si svolsero in un padiglione della Fiera del Levante, falsando la partecipazione a dette primarie con l’afflusso in massa di elettori del centrosinistra, che avrebbero poi sovvertito l’esito a danno degli altri due esponenti in corsa per la candidatura a Primo cittadino. Vale a dire Fabio Romito (Lega) e Filippo Melchiorre (Fdi), che difatti furono surclassati dal transfugo Pasquale Di Rella, intrufolatosi in quota Forza Italia, e che risultò vincente sugli altri due rivali, ma – come si ricorderà – straperdente alle elezioni vere di maggio, poiché si eclissò volutamente per tutto il periodo della campagna elettorale, lasciando così campo libero a Decaro. Una messa in scena che – sempre secondo quanto “confessato” da Olivieri – sarebbe confermata anche dal fatto che subito dopo le elezioni, sia Di Rella che la moglie di Olivieri, eletta nel 2019 in Consiglio comunale nelle fila del centrodestra con una lista civica personale, ritornarono nel centrosinistra a sostegno di Decaro ed alle elezioni dell’anno dopo entrambi sostenevano la riconferma di Emiliano alla guida della Regione. Un complotto, quello del 2019, prontamente negato dal governatore, che – come è anche noto – ha già preannunciato querele, sia nei confronti di Olivieri che di chiunque altro sosterrà tale tesi. Paventate querele a parte, al fianco di Emiliano si sono già schierati i Capigruppo alla Regione del Pd, Paolo Campo, di “Con”, Alessandro Leoci e “Per la Puglia”, Antonio Tutolo, che in una nota congiunta hanno esordito: “Siamo davanti al teatro dell’assurdo”, perché “nel 2019 Olivieri ha candidato la moglie con il centrodestra, chiudendo ogni legame con il centrosinistra”. Infatti, secondo i “difensori d’ufficio” del governatore, “se il centrodestra aveva bisogno di un alibi per giustificare le tante sconfitte elettorali, eccolo servito sul piatto d’argento”, con le “infondate” rivelazioni di Olivieri. Difatti, per Campo, Leoci e Tutolo, “è inaccettabile che esponenti del centrodestra pugliese, anziché concentrarsi sulle reali necessità della Regione, preferiscano alimentare un clima di veleno politico basandosi su ricostruzioni prive di ogni riscontro oggettivo”. Poiché “i fatti del 2019 – per i Capigruppo della coalizione di Emiliano alla Regione – sono chiari”, in quanto “il centrodestra (ndr – alle comunali baresi del 2019) ha tentato di imporre una candidatura che non ha convinto gli elettori, mentre il centrosinistra ha ottenuto la fiducia della cittadinanza grazie alla credibilità del proprio operato e alla coerenza della propria azione amministrativa”. “Rigettiamo con fermezza – conclude la nota di Campo, Leoci e Tutolo – ogni tentativo di delegittimazione”, invitando “le forze di opposizione a smettere di utilizzare la macchina del fango come strumento di lotta politica”, perché “le istituzioni regionali meritano rispetto e serietà”. A replicare alle principali accuse dei “difensori” politici di Emiliano sul “caso Bari” si registra una nota dei consiglieri regionali di Forza Italia, Paride Mazzotta, Paolo Dell’Erba, Massimiliano Di Cuia e Francesco La Notte, che hanno definito il centrosinistra pugliese “senza vergogna”, poiché accusano la coalizione di centrodestra per aver candidato Di Rella, che proveniva dal perimetro politico di centrosinistra, dimenticando però che “con Emiliano e Decaro hanno imbarcato decine di transfughi del centrodestra”. Per poi esclamare “che coraggio!” per il centrosinistra sostenere come “inaccettabile che qualcuno si occupi del marcio che hanno costruito (loro!) e non dei problemi della Puglia”. Infatti, hanno ironizzato ancora i forzisti: “Parlano proprio loro che fanno parte della maggioranza di governo della Puglia e che hanno la responsabilità di aver paralizzato l’attività del Consiglio regionale, considerato che “In Puglia non si fa più nulla per i cittadini per colpa delle loro beghe politiche e dicono a noi che non ci occupiamo dei problemi”. “E in ultimo, ma non ultimo – per i consiglieri di Fi alla Regione – ci vuole un certo fegato ad affermare che l’accordo tra Emiliano e Olivieri non abbia agevolato (ndr – nel 2019) la vittoria di Decaro al Comune e, quindi, anche quella alla Regione con l’attuale presidente”, ammettendo l’ingenuità del centrodestra, che comunque, a differenza del centrosinistra – a loro dire – “è sempre stato leale con i cittadini”. Ma lealtà e slealtà a parte, sulla presunta fondatezza (o infondatezza?) del “patto” di Olivieri con Emiliano, qualcuno dovrebbe anche chiarire razionalmente, tra i tanti sospetti e dubbi al riguardo, come mai nel alcuni che a febbraio del 2019 si erano recati a votare alle primarie del centrodestra per far vincere Di Rella, a maggio successivo erano candidati al Comune, o in uno dei Municipi di decentramento barese, a sostegno di Decaro. Una contraddizione, anche questa, fin troppo lampante, ma che andrebbe chiarita da parte di chi ora mena il can per l’aria, con l’evidente fine di minimizzare fatti che, se fossero veri, sarebbero fin troppo gravi non solo politicamente.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 15 Febbraio 2025