Cultura e Spettacoli

Sisifo delle gomme

Possono essere tanti, anzi tantissimi i modi di rappresentare il senso del trash e dell’omologazione che questa società trasmette e che Pasolini cominciò a denunciare già negli anni sessanta. In ‘PPP,  ultimo inventario prima di liquidazione’, appena andato in scena al Kismet, Gianni Forte e Stefano Ricci scelgono una desolante  catasta di copertoni usati. Una montagnola che oltre ad ispirare un senso di usa-e-getta, richiama esplicitamente la fine del grande intellettuale, sul cui corpo, dopo il pestaggio, i suoi assassini passarono ripetutamente con un’automobile. Un cumulo che richiama alla mente anche Sisifo : Reo d’essersi preso beffe degli Dei, l’eroe viene condannato in eterno a spingere un masso dalla base alla cima di un monte ; una volta raggiunta la vetta, il macigno rotola nuovamente in basso costringendo il dannato a ricominciare. C’è del Sisifo (ma con accenti decisamente meno nobili) anche nell’uomo ‘omologato’,  ridotto a mera unità di produzione e consumo. Il suo macigno non assomiglia forse ad una gomma da veicolo, se si assume l’automobile a paradigma della società della produzione seriale? Spira in quest’ultima produzione Ricci/Forte un potente odore di morte. Qualcosa di più vasto e annichilente che la fine di una persona sola. Forte è il sentore del vicolo cieco, del muro contro cui la società globale lanciata a testa bassa e a velocità folle è destinata a spiaccicarsi. Quello stesso sentore che fece di Pasolini il più classico profeta in patria. “Mi terrorizza la barbarie”, egli scriveva. Dilaga la sua parola in questo lavoro, una parola sempre ispirata, che quando abbandona i toni polemici si scalda e s’impregna  d’una poesia fresca, irresistibile. A corredo della parola, che si fa materica nelle forme di una macchina per scrivere portatile, trova posto un gesto variegato, a volte criptico, che spesso spiazza e altre volte disturba. Una sinfonia per corpi (uno maschile e cinque femminili) che sembra non più ammonire, bensì puntare un indice amaramente ridanciano contro la platea, questo microcosmo qui assunto a rappresentazione del macrocosmo globale. Avvolti dall’imprendibile ambiente sonoro costruito da Andrea Cera, guidati nel movimento da Francesco Manetti e vestiti da Gianluca Falaschi, si muovono nella scenografia di Francesco Ghisu i generosissimi e bravi Giuseppe Sartori, Anna Gualdo, Liliana Laera, Emilie Flamant, Elodie Colin e Cécile Basset. – Prossimo appuntamento Kismet per la stagione dei Teatri di Bari, sabato 12 novembre. In cartellone, ‘Vecchi tempi’ di Harold Pinter, con Fabrizio Croci, Francesca Favia, Anna Paola Vellaccio. Regia di Pippo Di Marca. Compagnia Florian Metataeatro.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 4 Novembre 2016

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