Cultura e Spettacoli

Sissi, riscrivere la Storia

Riscrivere la Storia con l’uso della fantasia è diletto nel quale indulgono gli spiriti inquieti. Qualcuno si trastulla all’idea di quanto sarebbe stato più bello il mondo se nel 1791 a Varennes la famiglia reale francese in fuga dalla Rivoluzione non fosse stata catturata. Qualcun altro ama immaginare Napoleone che trionfa a Waterloo. Altri sognano l’Italia che batte ai rigori il Brasile nella sfortunata finale del 1994… A volte la Storia emette verdetti inaccettabili, come l’incendio della mitica biblioteca di Alessandria, il naufragio del Titanic, il fatto che la mamma di Hitler non avesse abortito… E come accettare l’idea che Sissi, l’imperatrice d’Austria, una delle donne più belle del suo tempo, non bastasse l’essere andata sposa al più arido e ottuso monarca d’Europa, abbia dovuto perdere anzitempo la vita per la pugnalata di un anarchico? A quest’ultimo ‘sconcio’ prova a mettere una pezza Barbara Buttiglione col suo primo romanzo. Ne ‘Il Conte’ il destino di Sissi muta nel momento in cui avviene l’incontro col Conte Gyula Andràssy. E’stato quest’ultimo un diplomatico magiaro col quale la moglie di Francesco Giuseppe ebbe realmente numerose occasioni d’incontro. Da ciò scoccò l’amore o tutto rimase nei termini di un’amicizia politicamente corretta? In entrambi i casi Sissi diede quattro figli all’Austria e perì a Ginevra per mano di Luigi Lucheni. Nella ‘revisione’ storica della Buttiglione la Principessa di Baviera fugge dal nido asburgico e dopo non poche peripezie trova la felicità fra le braccia di Andràssy. Pur mascherata, la partecipazione emotiva dell’Autrice è qui palpabile. Barbara Buttiglione scrive e va oltre la pagina. La sua immaginazione la porta a vedere un possibile film, forse una fiction, tant’è che ognuno dei 35 brevissimi capitoli in cui si frange questa storia richiama l’idea di altrettanti ciak. In altri tempi ognuna di queste frazioni avrebbe potuto occupare l’ultima pagina di un quotidiano a grande tiratura. La grande Storia si staglia sullo sfondo del ‘Il Conte’, ma resta non più che un elemento scenografico. I due innamorati sognano un loro mondo (che diverrà l’isola di Santorini) e intanto che lo inseguono vivono già in una dimensione ovattata, tutta personale, una specie di bolla che preserva la verginità del loro sentimento dall’abbraccio soffocante del protocollo e dell’etichetta e dalla trivialità degli intrighi di corte. Vicino all’operetta più che alla favola, ‘Il Conte’ trabocca del piacere di partecipare la gioia di un sogno. Tale entusiasmo va leggermente a scapito della scrittura che appare ancora acerba (non di meno scorrevole) più che a altro a livello di impostazione. Ma siamo ad un romanzo d’esordio e le premesse, buone, autorizzano a sperare in cose migliori per il futuro, non senza trascurare l’idea di un’opportuna rimodulazione dell’opera in questione.

Italo Interesse


Pubblicato il 6 Febbraio 2015

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