Cultura e Spettacoli

Solfrizzi, l’eco di Toti & Tata

Dai e dai, alla lunga la spunta sempre lei, la commedia brillante o ‘leggera’. Grasse o magre che siano le vacche, con la risata ci si consola e ancora con la risata si festeggia. E in fondo è giusto così, tanto più se il commediografo, il regista e gli interpreti sanno il fatto loro. Morale della favola, Nuovo Abeliano pieno come un uovo e festante per Emilio Solfrizzi e Paola Minaccioni i quali, guidati da Gioele Dix in un produzione ErreTiTeatro30, sono stati in cartellone fino a domenica per la stagione di Teatri di Bari con’L’envers du decor’. Nemmeno quarantenne, Florian Zetter è già una vecchia volpe della drammaturgia. Per quanto non originalissimo nella sua struttura, ‘L’envers du decor’ è marchingegno comico che non perde un colpo : Ad una cena fra amici, la seducente Emma, la nuova compagna di Patrik, scompagina il già precario equilibrio dei padroni di casa, Daniele e moglie. Inizialmente latenti, frustrazione, gelosia e invidia, una volta innescati dall’esuberanza provincialotta di Emma, detonano. E allora sa il Cielo quanto ci vorò  per ricomporre le acque… Nella sontuosa scena disegnata da Andrea Taddei si muovono con prevedibile mestiere lo straripante Solfrizzi, la solita Minaccioni e i buoni Bruno Armando e Viviana Altieri. E’ un gioco delle maschere, questo. L’imbranato padrone di casa, la sua acida signora, l’ospite vanesio e la bella fessacchiotta danno vita a un felicissimo valzer di frecciate, ammiccamenti, gag, cadute di tono, equivoci… Tutto ruota intorno alla goffaggine di Daniel (Solfrizzi), nella quale goffaggine – e che gioia – la platea ha avuto agio di cogliere qua e là echi degli anni mitici di Toti & Tata). Un successo annunciato. – Prossimo appuntamento al teatro di via Padre Kolbe per la stagione di Teatri di Bari, 29 e 30 novembre con un classico : ‘Arlecchino servitore di due padroni’, di Carlo Goldoni. Un allestimento targato Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale affidato alla regia di Valerio Binasco. Dopo il ‘Don Giovanni’ di Molière, Binasco, cinque volte Premio Ubu, torna a cimentarsi con un titolo del grande repertorio. Qui Binasco mette al servizio del testo di Goldoni il suo stile cinematografico, fatto di sintesi, unità d’azione e suspence.  Perché proprio Goldoni? Perché, risponde il regista, “Goldoni è autore capace di rappresentare inquietudini moderne, con lampi di vera contemporaneità”. E come mai ancora Arlecchino? Binasco : “Arlecchino è un poveraccio che sugli equivoci costruisce una specie di misero riscatto sociale… un personaggio dalle molteplici contraddizioni, meschino e anarchico, irriguardoso e servile, che riesce a portare scompiglio nell’ottusa società borghese con una carica che si perfino dire sovversiva”. La ‘commedia della stravaganza’ “diventa così un gioioso viaggio nel tempo, andando a ritroso sino alle origini del teatro italiano e della sua grande tradizione comica”.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 20 Novembre 2018

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio