Cultura e Spettacoli

Solide catene invisibili…

Secondo uno studio dell’associazione umanitaria ‘Terre des hommes’, nel 2006 le persone schiavizzate erano dodici milioni. Secondo l’OMG Slavery Footprint questo numero nel 2011 sarebbe salito a 27 milioni… La schiavitù, oggi, almeno in Occidente, presenta un volto poco diverso da quello che ebbe nei giorni della tratta dei neri lungo le rotte Africa-sud America che. Le carrette del mare su cui s’imbarcano i disperati in fuga dal nord Africa alla volta di Lampedusa sono anche più squallide degli antichi velieri dalle stive gonfie di merce umana incatenata. Disperati per i quali non esiste che l’alternativa della schiavitù del marciapiede (per le donne) e di vanga, pala e piccone per i maschi. Schiavitù che comincia già nel paese d’origine, quando poveri disgraziati vengono indotti (e qualche volta costretti) a sottoscrivere a condizioni sleali prestiti con cui pagarsi il viaggio della speranza. L’impossibilità (pianificata) di estinguere il debito e la minaccia di violente ritorsioni contro i parenti rimasti in patria, pone questi avventati sognatori nella condizione di schiavi di fatto. Con modalità diverse, poi, si reclutano altri schiavi per altri racket (delle elemosine, del traffico degli organi, della pedo-pornografia…). Consoliamoci ricordando che oggi ricorre il 127esimo anniversario della fine di questa odiosa modalità di sopraffazione nella sua ultima roccaforte : il Brasile. Era il 13 maggio 1888 la quando la cosiddetta Lei Aurea (la Legge d’Oro) aboliva  la schiavitù. Ma quella legge non prevedeva alcuna forma di inserimento nella società per i milioni di schiavi affrancati e tanto meno un risarcimento per gli anni di schiavitù. Quegli schiavi vennero sostituiti da manodopera straniera immigrata. I ‘fazendeiro, i grandi proprietari terrieri, trovarono lo stesso come guadagnarci : Ora non c’era più bisogno di investire capitali per acquistare stock di braccia, bastando salari da fame. Tornando ad oggi e restando al Brasile, le cose in questi 137 sono cambiate solo epidermicamente. Migliaia di lavoratori poveri sono ancora oggi vittime della schiavitù negli allevamenti di bestiame, nelle piantagioni di soia, cotone, mais, riso e canna da zucchero, nella produzione e vendita del carbone, negli sweatshop dei vestiti e negli impianti idroelettrici. Qualche numero : la maggior parte sono uomini (95%), il 40% è analfabeta, il 28% non ha completato gli studi elementari, il 63% ha tra i 18 e 34 anni…

Italo Interesse

 


Pubblicato il 13 Maggio 2015

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