Cronaca

Solo ‘extra-muros”: a Modugno si bruceranno rifiuti da fuori regione

Poi dicono non è vero che San Nicola ama i forestieri. Vabbè, poco da scherzare sull’impianto tra Bari e Modugno per la trasformazione in ossicombustione dei rifiuti, specie pensando che da qualche anno politici e ambientalisti hanno espresso fortissimi dubbi e i partiti di Minoranza alla Regione -Cinquestelle in prima battuta – chiesto chiarimenti in commissione a via Gentile sulla localizzazione dell’impianto ma, soprattutto, sulla provenienza dei rifiuti da conferire. Nel mirino la tecnologia utilizzata dalla struttura che, seppure innovativa, presenta aspetti che occorre chiarire rispetto ai risultati della fase di sperimentazione. Approfondimenti ancora necessari dopo le dichiarazioni di Amiu/Puglia e dell’agenzia dei rifiuti regionale (Ager/Puglia), espresse successivamente al rilascio dell’AIA del 2018, che hanno categoricamente escluso l’apporto del conferimento da parte non solo del Comune di Bari, ma anche della Città metropolitana e addirittura dell’intero territorio regionale. Una circostanza che renderebbe irrealizzabile la condizione su cui si fonda lo stesso parere di compatibilità ambientale di quattro anni fa, atto che aveva nel 2018 valutato positivamente la localizzazione dell’impianto solo a condizione che i rifiuti ammessi al trattamento fossero prodotti in ambito territoriale. Giusto per garantire l’integrazione dei cicli di trattamento. Ergo, il mancato apporto dei rifiuti prodotti a livello locale e regionale, non consentirebbe di conoscere quale sarà la provenienza dei rifiuti conferiti che, a questo punto, non potranno che provenire da fuori regione. Un problema serio che ha allertato i sindaci dei comuni coinvolti, i quali a questo punto chiedono di svolgere una nuova valutazione costi-benefici. Rimettendo praticamente in discussione la stessa localizzazione dell’impianto. Il capogruppo del Movimento5Stelle Marco Galante parla chiaro: “Il mancato apporto del conferimento dei rifiuti provenienti dal territorio regionale avrà pesanti ricadute ambientali relative all’impatto del traffico dei veicoli per il trasporto dei rifiuti sia in ingresso che in uscita (le cd. perle vetrose, la cui composizione non appare sufficientemente chiara) e alla mancata integrazione dei cicli di trattamento. Inoltre, lo stesso Piano rifiuti certifica che l’assetto impiantistico dedicato all’operazione di recupero energetico in Puglia fa registrare un surplus pari a circa 20.000 t/a e che, viste le percentuali di raccolta differenziata raggiunta, il fabbisogno impiantistico dedicato al trattamento dell’indifferenziato si riduce considerevolmente. L’analisi di questi nuovi elementi di valutazione è completamente assente nell’AIA del 2018 -continua Galante – e quell’impianto rappresenterebbe, come affermato dagli stessi proponenti, l’unico caso al mondo di applicazione su scala industriale dell’<<ossicombustione flameless>>, tecnologia all’avanguardia, ma ancora in fase di sperimentazione presso l’impianto pilota di Gioia del Colle. E che, in una decina d’anni di attività, è stato in esercizio per pochissimi giorni e che dal 2017 ha esteso la sperimentazione anche ai rifiuti pericolosi. Poiché pure “Newo” è stata autorizzata a trattare rifiuti pericolosi, parecchio ragionevoli appaiono i timori e paure dei cittadini, visto che la sperimentazione su tale tipologia di rifiuti risulta ancora in corso”. E non basta. Sembrano non essere stati considerati nemmeno gli impatti cumulativi dovuti alla presenza nella stessa area in cui è prevista l’ubicazione dell’impianto Newo di numerosi stabilimenti inquinanti (a cominciare dal TMB e dal nuovo impianto di compostaggio Amiu, oltre che la centrale Sorgenia) tali da aumentare la concentrazione dei fattori inquinanti e dell’impatto sui recettori che si trovano vicino alla zona Asi (i cittadini del Comune di Modugno, delle aree residenziali dei quartieri San Paolo e Fesca di Bari, gli utenti e gli impiegati del vicino centro commerciale e dell’Ospedale San Paolo). Bene sperimentare tecnologie eco-innovative, ma importante anche assicurare che prima di estendere queste tecnologie su scala industriale, venga eliminato ogni e qualsiasi dubbio sulla sicurezza dell’impianto…o no?

Francesco De Martino


Pubblicato il 16 Dicembre 2022

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