Primo Piano

Solo polemiche per la prima seduta del 2025 di Consiglio regionale

L'Assemblea si è sciolta per mancanza del numero legale dopo la comunicazione della presidente Capone sulla rettifica all'errore commesso nella legge di Bilancio per la "norma Laricchia"

Il Consiglio regionale pugliese è tornato a riunirsi ieri nella prima seduta del nuovo anno per ripartire, dunque, dal punto che ha creato fortissime tensioni nella maggioranza e, in particolare, tra il governatore Michele Emiliano e la presidente dell’Assemblea, Loredana Capone (Pd). Ad alzare la tensione tra i due – come è noto – è stata la decisione di Emiliano di presentare un esposto per falso alla Procura della Repubblica di Bari,  segnalando la difformità tra il testo finale della legge di stabilità approvato dal Consiglio regionale e il testo inviato per la pubblicazione sul Burp (Bollettino ufficiale della Regione Puglia) che, il 30 dicembre scorso, fu da lui stesso poi promulgato ugualmente, dopo che la presidente Capone lo aveva rinviato una seconda volta per la promulgazione senza alcuna modifica, avendo chiarito che l’emendamento n.111 della consigliera Laricchia, che aveva dato origine all’art. 242 della legge in questione, in Aula era stato dichiarato erroneamente come “non approvato” perché aveva riportato 24 voti a favore, ma in realtà aveva ottenuto i voti necessari per essere accolto, trattandosi di una norma non di natura economico-finanziaria, per la quale sarebbe stato necessario, invece, conseguire la maggioranza assoluta di 26 voti.  Infatti, in apertura di seduta, la presidente Capone con una comunicazione al Consiglio regionale ha informato l’Assemblea che la legge di stabilità regionale, approvata lo scorso 18 dicembre, è stata corretta inserendo nell’articolato l’emendamento a firma della consigliera Laricchia e che fu erroneamente considerato respinto. L’emendamento in questione è quello che ridetermina i processi di nomina da parte della giunta regionale, ad eccezione di quelle che riguardano la Sanità, operando un controllo da parte del Consiglio stesso. “Ai sensi dell’articolo 48 del Regolamento interno del Consiglio – ha spiegato Capone aprendo i lavori – si comunica di aver dato seguito alle istanze della consigliera Antonella Laricchia del 20 e 21 dicembre, acquisito il parere della Segretaria generale, con la deliberazione n. 288 del 23 dicembre 2024”. E, dunque, con detta deliberazione dell’ufficio di Presidenza è stato ratificato l’errore formale della sola proclamazione del risultato della votazione dell’emendamento che aveva ottenuto la maggioranza dei voti validi”. Di detta deliberazione è stata fatta menzione anche all’interno del verbale delle sedute consiliari del 17 e 18 dicembre 2024 e nella relativa deliberazione, anch’essa pubblicata”. In premessa all’apertura del Consiglio, la presidente Capone aveva ricordato che “sono passati ottant’anni dalla liberazione del campo di concentramento e di sterminio di Auschwitz, lì dove è stata scritta una delle pagine più nere della storia dell’umanità”. Infatti, la Presidente dell’Assemblea regionale ha poi affermato che “è nostro dovere non dimenticare ed è nostro dovere raccontare anche ai giovani quello che è stato”, ossia “un abominio”. “La storia dell’uomo – ha rilevato Capone – racconta di un cammino rischioso, perché ancora oggi si manifestano forme pericolose di antisemitismo. Basta vedere gli insulti, gli attacchi e le ignobili offese social alla senatrice Liliana Segre, e non solo a lei”. Quindi, ha dichiarato ancora la presidente Capone, “dobbiamo condannare senza se e senza ma” quei fatti storici, chiamando con il proprio nome i responsabili, “perché generalizzare non fa che sminuire una delle più grandi barbarie che ha potuto compiere l’essere umano e si fa un grande torto alle migliaia di vittime”. Per poi proseguire dicendo che “c’è stato un momento in cui l’Italia è stata complice di tutto questo. Ma in questi nostri giorni abbiamo il dovere di riflettere senza ipocrisia. Ce lo dicono i racconti che arrivano da Gaza, dall’Ucraina e dai luoghi in cui la guerra sta massacrando il senso dell’umanità. E non è solo questo, perché un sentimento di sgomento arriva davanti alle immagini di uomini in catene, navi, slogan su deportazioni”, ammonendo che “questo è il nostro tempo e chi tace è responsabile”, poiché – ha affermato ancora Capone – “il silenzio diventa correità”. La Presidente dell’Aula barese di via Gentile, in fine, ha concluso la sua premessa alla seduta consigliare di ieri ricordando che “in questi anni il nostro Consiglio regionale ha sostenuto la formazione dei giovani sul rispetto, sui diritti, sulle libertà”, stando “accanto alla straordinaria esperienza del Treno della memoria che ha coinvolto migliaia di ragazzi e ragazze, tante scuole”. Perciò l’appello di Capone è stato “a non fermarsi, a continuare non solo a riflettere, ma a dare l’esempio di rispetto, di collaborazione e di pace, che sono affermazioni tutte collegate”. La prima seduta del 2025 del Consiglio regionale pugliese si è conclusa comunque con un nulla di fatto per i punti all’odg che riguardavano esclusivamente mozioni ed interrogazioni, in quanto trascorsa un’ora dall’aggiornamento dei lavori del Consiglio, la presidente Capone, verificata la presenza di solo 9 consiglieri in Aula, ha dichiarato sciolta la seduta. A seguito di ciò, con una nota congiunta i gruppi consiliari dell’opposizione di centrodestra (Fratelli d’Italia, Forza Italia, La Puglia Domani e Lega), dopo la fumata nera per i lavori del Consiglio, hanno dichiarato: “Una scena indecorosa: quasi tutti i banchi della maggioranza di Emiliano oggi erano vuoti durante la seduta del Consiglio regionale. Una mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini-contribuenti che attendono risposte su infiniti e importanti problemi che affliggono la regione. Ma oggi non si poteva nemmeno procedere all’esame delle interrogazioni per l’assenza degli assessori”. E, proseguendo, hanno commentato: “È evidente che il centrosinistra, che non ha mai avuto idee serie per lo sviluppo della Puglia, oggi sia anche così tanto irresponsabile da offendere i cittadini con un menefreghismo che lede l’immagine delle istituzioni e della politica”. Per poi concludere che “a questo punto, con l’ennesimo Consiglio chiuso per mancanza del numero legale, sarebbe meglio che Emiliano gettasse la spugna senza convocare sedute ridicole e andassimo diretti verso le elezioni regionali”, perché “per la Puglia questa maggioranza non produce alcun risultato”. In merito alla tensione scoppiata a fine dicembre scorso tra il governatore Emiliano e la presidente dell’assemblea Capone, corre voce – tra gli addetti ai lavori della politica pugliese – che i malumori scoppiati tra i due sarebbero solo apparentemente imputabili alla vicenda dell’inserimento della “norma Laracchia” nell’articolato del testo della legge di Bilancio che Emiliano, dopo il secondo invio da parte della Capone, è stato costretto a promulgare, preferendo per detta norma, probabilmente, un ritorno in Aula con la speranza di un esito finale diverso del voto o, quantomeno, in una sua esclusione transitoria dal testo poi promulgato. Infatti, sempre secondo i bene informati, il vero motivo della tensione sarebbe invece legato al fatto che, in caso di impossibilità di un eventuale terzo mandato per Emiliano, quest’ultimo come suo possibile successore al vertice della Regione l’ex Primo cittadino barese, Decaro, mentre da Roma i vertici nazionali dei dem punterebbero invece ad una candidatura della Capone, lasciando Decaro al seggio di Bruxelles conquistato da appena sei mesi. Difatti, sempre a detta degli stessi bene informati, la presidente Capone (che – da non dimenticare – è una delle due vice presidenti dell’Assemblea nazionale del partitolo!) lo scorso giugno sarebbe già stata sacrificata dai dem con la mancata candidatura alle europee. Un’esclusione, questa, che in Puglia ha sicuramente favorito enormemente Decaro, che nella sua regione combatteva nel Pd per il voto di preferenza sicuramente contro nessuno, considerato che le altre tre candidature pugliesi presenti nella lista dei dem per il Parlamento europeo erano, al confronto, quasi ovunque degli illustri sconosciuti. Quindi, se fossero vere tali indiscrezioni (o supposizioni!), un eventuale sostegno sotterraneo di Emiliano per sabotare nel Pd un’eventuale candidatura della Capone sarebbe davvero un secondo ed inaccettabile “sgambetto” per la seconda carica istituzionale della Regione Puglia, oltre che per una fetta significati di elettorato.

Giuseppe Palella


Pubblicato il 29 Gennaio 2025

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio