“Sono pronto e scalpito di poter dare il mio contributo”
Il bomber Giuseppe Genchi chiede spazio. Leader incontrastato, professionista nel DNA, il gol e la vittoria del gruppo sono i suoi migliori amici
In carriera, Giuseppe Genchi tra campionato e Coppa ha segnato oltre 230 reti, non si è mai sottratto ed ha militato a lungo anche da protagonista in C. Anzi, per un barese affermarsi in quel di Taranto, dove ha indossato la fascia da capitano per tre stagioni non è assolutamente semplice, e lui ha debuttato subito andando in gol nella Coppa Italia e affermandosi a suon di reti, diventando un beniamino della tifoseria. Giuseppe, detto “Peppe” Genchi a Taranto, non sarà mai un “nemico” ma uno che ha onorato quella maglia rossoblu, dimostrando come nel calcio se si sceglie di essere professionisti bisogna dare oltre il 100%. Nell’ultima stagione ha militato a campionato in corso nelle fila del Bisceglie, ma non ha avuto lo spazio che un campione del suo calibro e del suo peso, avrebbe meritato. Adesso, è svincolato, e potrebbe essere una grande opportunità per un club che decida di puntare su di lui ed affidargli le chiavi dell’attacco, non tanto per il suo curriculum ma perché ha ancora “garra” e determinazione su cui ogni tecnico vorrebbe poter contarci. L’ex Monopoli ma anche di tanti altri club ai nostri microfoni ha risposto alle nostre domande.
Come stai fisicamente e quanta voglia hai di tornare in pista?
“Non vedo l’ora sono prontissimo. Scalpito e mi alleno ogni giorno duramente, dividendomi tra palestra dove mi segue il prof. Duccio Curione, ex preparatore atletico del Bari, corsa ed allenamento sulla sabbia ed ancora allenamento. Sono pronto mentalmente e sto bene fisicamente”
Cosa non ha funzionato nell’ultima stagione?
“Non do colpe a nessuno sia chiaro. Mi è però mancata la preparazione estiva ed un po’ di mancanza di condizione, ma quando sono sceso in campo non mi sono mai risparmiato. Spero di trovare presto una possibilità di poter dare il mio contributo e mettermi a disposizione”.
Che tipo di giocatore è Peppe Genchi?
“Sono uno che da sempre ama vedere la porta ed feeling con il gol parla chiaro. Mi piace aiutare i compagni e tatticamente, sono a disposizione del tecnico di turno. Ho giocato con diversi moduli, adattandomi ai vari contesti. Non mi piace risparmiarmi e voglio sentirmi utile alla causa, mi piace abbinare alla potenza la qualità, ma non disdegno anche il lavoro sporco. Un attaccante deve essere completo”.
Nel Bari hai giocato solo in Primavera, anche se c’è stato qualche contatto in passato?
“Certo, è stato bello giocarci in Primavera ma poi mancò la possibilità di entrare in Prima Squadra. Il rimpianto inutile nasconderci c’è ma non magari quando ero troppo giovane e dovevo farmi le ossa, ma qualche annata fa, quando in D, si sarebbe potuto concludere positivamente l’affare. Ma comunque ho avuto la possibilità di militare in Lega Pro e togliermi soddisfazioni. Nella vita bisogna saper guardare avanti”.
Sei stato e lasciato un ottimo ricordo anche a Monopoli. Come vedi il Monopoli del pres. Rossiello in questa stagione?
“A Monopoli sono stato benissimo, in una delle due stagioni sono andato anche in doppia cifra. Conosco il presidente Rossiello per averlo avuto a Bitonto e con il diesse Alfio Pelliccioni, un esperto e veterano della categoria che conosco, sto leggendo e vedendo che stanno attrezzando una bella squadra, rinnovata e sotto la guida di un tecnico, quale Tomei che potrà proporre un calcio spregiudicato. Resta una piazza difficile ed esigente ma che potrà continuare ad affermarsi come ha fatto nelle ultime nove stagioni, centrando quasi ogni anno almeno i playoff”.
Leggermente più giù, in quel di Taranto, hai lasciato un pezzo di cuore dove peraltro di recente c’è andato un altro barese, Pietro Cianci. Se ti senti di dargli un consiglio.
“A Taranto sono stato anche capitano, dal punto di vista della mia carriera ci ho vissuto le migliori stagioni facendomi apprezzare sul campo e dalla tifoseria che mi ha dato affetto. Certo all’inizio non è stato semplice, ma ho pensato a quello che a 38 anni continuo a fare, lavorare, lavorare e lavorare e poi far parlare il rettangolo di gioco, l’obiettivo di squadra da raggiungere ed i gol. A Pietro, che conosco, centravanti come al sottoscritto, ho poco da consigliare se non quello solo di pensare a mettere la palla in porta e lavorare serenamente. Al Taranto se dovesse tornare a pieno regime anche il tifo organizzato ci sarebbe una spinta in più però da quanto vedo la società sta facendo investimenti importanti”.
Al Bari,, invece, mancherà il numero sette Mirco Antenucci, tuo ex compagno di reparto al Giulianova che per strane coincidenze del destino, se la Spal dovesse essere riammessa in B, ritroverebbe subito il club biancorosso?
“I numeri parlano per Mirco che se avesse proseguito un’altra stagione sicuramente avrebbe superato il record del miglior cannoniere biancorosso, pur restando il secondo. Un attaccante pensa poco a certi numeri, ma sicuramente sa quanto è entrato nel cuore dei tifosi ed è un giocatore di grande qualità che avrebbe fatto ancora la differenza in B. Se dovesse tornarci da avversario, sarebbe tosta e allo stesso tempo sono sicuro gli sarebbe dato il giusto tributo di applausi. A Mirco, con il quale ci ho giocato assieme da giovanissimo, gli posso fare soltanto un in bocca al lupo. Ora è concentrato sul suo nuovo inizio, dove sarà centrale nel progetto, sicuramente avrò modo di sentirlo personalmente”.
Per un campione che ha salutato il capoluogo barese, ne è arrivato un altro niente male, Jeremy Menez?
“E’ un ex nazionale francese, giocatore di assoluta qualità. Quel rifinitore che forse mancava al Bari. Bisognerà capire in che condizione fisica si trova, ma ha tutto il tempo per raggiungere il miglior stato di forma. Vanta esperienza in club di primissima fascia, dalla Roma al Milan, al Psg sino alle ultime annate con la Reggina che gli hanno permesso di conoscere meglio la categoria. Trovo che è un giocatore ideale per Mignani e può permettere di alzare l’asticella di un Bari che deve confermarsi sse non migliorare quanto fatto lo scorso anno”.
Ultima chiosa, aspettative presenti e quelle future viste che hai anche il patentino da allenatore?
“Ti dico con fermezza che voglio continuare a giocare. Sono un giocatore e come tale penso. Ho preso il patentino di tecnico perché vorrei, quando appenderò le scarpe al chiodo, fare l’allenatore. Resto in attesa di una chiamata e progetto di cui farne parte” (Ph. dall’archivio personale di Peppe Genchi)
M.I.
Pubblicato il 20 Luglio 2023