Cultura e Spettacoli

“Sotto lo schiaffo della luna”

Protagonista dell’omonimo dramma di Seneca e dell’”Ippolito” di Euripide, Fedra è il prototipo della donna che travolta da un’insana passione d’amore attraversa i peggiori moti dell’animo (rancore, calunnia, rimorso) prima di spegnere nel sangue una disperazione per cui non c’è più pianto. Barbara De Palma prova a restituire lacrime a Fedra attraverso un progetto composito che considera una trentina tra liriche, foto e dipinti. Così, “Le lacrime di Fedra” abbina il verso a suggestioni iconografiche. La donna, ovviamente, è al centro di questo percorso che si muove su piani opposti, ciascuno funzionale all’altro. La parola poetica introduce l’immagine che a sua volta anticipa la prossima poesia e così via. Con respiro attorale (l’Autrice è apprezzata attrice professionista della compagnia Teatro Osservatorio) il gesto si cristallizza e s’annoda alla parola, e viceversa. In “Le lacrime di Fedra” ha luogo il rinnovo di una sfida arcaica : Il racconto dell’indicibile. La sfida è vinta tra le righe di un fare poesia appassionato, nelle suggestioni che vibrano sotto un clik, nei cromatismi che il pennello lascia intendere. Particolarmente bene la pittura racconta il lato ‘nero’ di una Fedra senza tempo, questo conflitto devastante fra Eros e Thanatos che lacera una donna tormentata prima da una speranza ostinata e da una foia bestiale, infine travolta dalle seduzioni del magico e del macabro. Dal canto suo la parola accarezza l’altra faccia della luna, ovvero una dimensione della solitudine meditabonda e lieve, sensuale e teneramente vanitosa. Il richiamo all’amore perduto assume cadenze arrendevoli e languide. Siamo al ‘dietro le quinte’ (per citare il titolo di una delle liriche di questa breve silloge) di un sentimento la cui voce “non a tutti è dato udire”. A meno di svegliare la Fedra che dorme in tutte le donne, questa creatura ancestrale la cui ferita “aperta in fondo all’anima… non si è chiusa mai”. Perché Fedra, la cui “bellezza discreta… incatenava gli sguardi”, fu respinta da un uomo. E perché? ‘Lei’ si strugge allo specchio (“e quando ruppe lo specchio… nessuno potè giudicare il suo gesto”…). “Danzo con le ombre” canta ora Fedra l’immortale per bocca di una giovane sibilla dell’era globale che vaneggia di riprendersi il destino “tutto in una notte”. Costante il richiamo alla notte in “Le lacrime di Fedra”. Il futuro, l’urlo, un abbraccio rubato hanno come sfondo il nero manto del cielo dove una stanchezza atavica chiama ad attendere la fine “sotto lo schiaffo della luna”. Ma la fine verrà “in un giorno di sole / quando la vita non fa paura”. Sarà come un tuffo in cielo, un ultimo guizzo da circense, senza rete, senza pretese di applausi. “Quel che si sceglie si deve meritare / anche se fosse l’ultima scommessa”.
 
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Pubblicato il 9 Giugno 2011

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