Cronaca

Spariti i 331 milioni di euro destinati alla Puglia per i livelli di assistenza

“Aveva annunciato la chiusura di decine e decine di ospedali e reparti in tutta la Puglia, poi ha fatto dietrofront, invece Emiliano torna sulla questione piano ospedaliero annunciando che i reparti non funzionanti andranno chiusi. Non si può essere contrari a priori all’idea, ma il punto è un altro: non si può tagliare sulla pelle e la salute dei cittadini se non si opera prima sul fronte degli sprechi che si annidano copiosi nella sanità che Vendola e lui stesso hanno costruito negli ultimi dieci anni di governo di centrosinistra”. Va a ruota libera il presidente di Fi in aula regionale, Andrea Caroppo.

“Sarebbe stato apprezzabile – spiega ancora – sentir dire dal presidente della Giunta che da oggi partiva una guerra agli sprechi. E cos’è uno spreco? È un posto letto che consente ad un paziente di ricevere cure adeguate senza dover fare 100 chilometri per raggiungere un ospedale; oppure è una consulenza inutile, una gara non bandita e un appalto prorogato per anni da una Asl? Un disinfettante pagato 1.600 euro, ma che ne costava 50 a litro? E ancora: il presidente sostiene che la centrale unica per gli acquisti non sia la ricetta dei miracoli. I pugliesi non chiedono miracoli, ma si domandano: perché in una Asl una siringa viene pagata 1 euro e in un’altra di più? Come è possibile che in Puglia si spenda più che in tutte le altre Regioni per la spesa farmaceutica? Queste sono le vere domande ed è su questo che Emiliano dovrebbe intervenire, prima di dire ai cittadini che pensa di chiudere un reparto o un ospedale, con buona pace di tutti i medici ed operatori che vi lavorano”.

“Ad ogni modo –conclude Caroppo- siamo ancora nella fase degli slogan e la Giunta insiste a rimanere a braccia conserte”. Eppure, quante sono le promesse non mantenute in tema di sanità in Puglia? Sembrava incredibile, eppure risultava “estremamente positivo” – a marzo scorso – per la Puglia il tavolo di verifica degli adempimenti contabili e dei Lea, i livelli di assistenza. Ne dava notizia l’assessore alle Politiche della salute, Donato Pentassuglia, che, con il direttore generale dell’Ares, Ettore Attolini,  spiegava come per il terzo anno consecutivo il bilancio economico del servizio sanitario regionale chiude in pareggio ed il tavolo di verifica ha registrato il superamento degli obiettivi finanziari ed economici, anche in materia di pagamento dei fornitori”. Un risultato che almeno a parole consentiva lo sblocco di 331 milioni di euro relativi alla premialità degli anni 2010 e 2011, soldi che avrebbero permesso, negli scorsi mesi, di riequilibrare le erogazioni finanziarie regionali, di destinare i risparmi conseguiti agli investimenti sanitari sul territorio e di proseguire nel processo già avviato relativo alle assunzioni di personale,  assolutamente necessario ai fini del funzionamento del sistema e per garantire la qualità delle prestazioni”. Insomma, uno dei tanti proclami vendoliani prima delle elezioni regionali di maggio, anche se nessuno voleva credere che si trattasse di uno spot pre-elettorale, coi problemi della sanità pugliese. Che restano tanti e non riguardano soltanto il Policlinico di Bari, che con le solite polemiche ha finito con l’assomigliare alla classica goccia che faceva traboccare il vaso. Chi pensa che con la promessa di una pioggia di soldi si risolveva tutto o era la medicina che guarisce tutti i mali del settore, era fuori strada e soprattutto non ha capito che in dieci anni di governo Vendola e Tedesco prima con altri assessori eterei dopo, i cittadini non hanno avuto alcuna concreta percezione di miglioramento della sanità pubblica in Puglia. Per cui, delle due, l’una: o la Regione avrebbe dovuto intervenire subito a sostegno delle politiche della sanità in Puglia, dando vero impulso alla ricerca, per capire perché la spesa finiva fuori controllo e da cosa derivava l’ingovernabilità; oppure avrebbe dovuto evitare di abolire gli ospedali delle piccole province solo per dare impulso a un piano sanitario rimasto sulla carta. Con tutti i cosiddetti ‘poteri forti’. In tutta questa storia di soldi che dovevano arrivare guarda caso a due mesi dalle elezioni e risparmi a tutti i costi non si capiva molto allora, figurarsi adesso, anche il quadro di una regione sotto schiaffo elettorale, prima con Vendola e adesso con Emiliano che finge di sputare fuoco e fiamme per un decreto di governo che servirebbe a rimettere parte dei conti a posto, è mutato di poco. Anzi, pochissimo. Molti hanno puntato l’indice sul non funzionamento del sistema sanitario pugliese, denunciando le cose che non vanno e prendendo le distanze dal Piano della Salute, ma le risposte non sono mai arrivate. E ora questa pioggia di soldi convince poco, ma nel pieno rispetto della dignità dei malati, a cui si deve sempre guardare perché sono loro il vero punto di riferimento, non si può smettere di sperare. Anche se chi di speranza vive…

 

Francesco De Martino

 


Pubblicato il 7 Novembre 2015

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