Specchiarsi nei Grifoni
I marmi di Ascoli Satriano sono un complesso di reperti marmorei risalenti al IV secolo a.C. appartenuti ad una tomba dell’élite dauna e rinvenuti nel territorio di Ascoli Satriano. Gli oggetti, che dovevano appartenere al corredo di una tomba a camera, furono probabilmente rinvenuti tra il 1976 e il 1977 attraverso scavi clandestini per mano di tombaroli locali, che misero in luce ventuno oggetti di varia natura, poi separati l’uno dall’altro a scopo commerciale. Alcuni pezzi furono sequestrati dalla Guardia di Finanza, altri entrarono a far parte di collezioni private e musei stranieri. Questi ultimi furono restituiti all’Italia nel 2007. Sono conservati nel museo civico di Ascoli Satriano. Il complesso è costituito da un cratere decorato con corona d’oro, un bacino rituale dipinto, una statua di Apollo e un sostegno per mensa ornato con una coppia di grifi. Quest’ultimo pezzo, in marmo orientale proveniente dalle cave di Afrodisia in Caria, una regione della Turchia, è ornato da una coppia di grifoni posti frontalmente e che addentano una cerva collocata al centro della scultura. Si ritiene sostenesse una mensa marmorea, forse andata in frantumi durante il saccheggio e in origine utilizzata come tavola votiva. Il corpo della cerva e l’interno delle ali dei grifi si presentano dipinti in giallo, con i solchi tra le piume resi in azzurro sfumato di bianco; la base è in verde ; le narici e la giunzione delle piume dei grifi sono colorati in rosa. L’opera è presumibilmente opera di un maestro della Daunia o magno greco-apulo. I grifoni qui sono raffigurati diversamente dallo schema classico che vuole questa creatura leggendaria frutto di un ibrido aquila-leone. Le ali, infatti, sono tutt’altro che da rapaci e la testa d’aquila sormonta un lungo collo rettilineo. Una libertà che si spiega con l’importanza del personaggio inumato, un committente facoltoso al punto da sdegnare sculture di fattura comune e di ordinarne di originali, senza badare a spese, chissà suggerendone persino il disegno. In questo caso si può immaginare, se non un amante della caccia, una personalità egocentrica, un mitomane (poiché riunisce l’animale dominante in terra, il leone, con quello dominante in cielo, l’aquila, presso gli antichi il grifone simboleggiava la perfezione e la potenza). Ma si può immaginare anche altra natura, una natura debordante, prevaricatrice e impietosa, dunque temibile ; e qui è il caso di ricordare che presso alcune culture il grifone era la personificazione del vento di tempesta e della pioggia, per altre il demone portatore di malattie e infermità. Può essere pure che il nostro defunto invocasse l’aiuto di divinità potentissime per affrontare il viaggio nell’Ade. O piuttosto alla terribile coppia il nostro misterioso personaggio chiedeva soltanto di proteggere il sepolcro dai profanatori? (il grifone in araldica simboleggia custodia e vigilanza) Ma che vuoi fare i grifoni contro i tombaroli dell’era globale, armati di metal detector ed altre diavolerie elettroniche.
Italo Interesse
Pubblicato il 17 Febbraio 2018