Cultura e Spettacoli

Specchie e dolmen. Se messi in relazione…

Riconosciuto come patrimonio Unesco nel 2011, quello ‘Della Chianca’ di Bisceglie passa per ‘il’ dolmen. Ciò fa dimenticare che di queste tombe megalitiche a camera singola è pieno non solo il Salento ma pure lo stesso territorio biscegliese. Il Dolmen Frisari (dal nome del proprietario del fondo nel quale fu scoperto nel 1909) si leva a poco più di tre chilometri dal Della Chianca, al quale si avvicina per dimensioni ma da cui si differenzia per l’assenza del lastrone di copertura della cella. Equidistante fra i due dolmen è quello di Albarosa, il cui nome deriva dall’omonimo Casale. Anch’esso si presenta privo del lastrone di copertura della cella. Singolari le circostanze della sua scoperta. In origine gli avanzi di questo dolmen giacevano  ricoperti da un’enorme quantità di pietre che costituiva lo Specchione di Albarosa. Le ‘specchie’ da noi, si sa, sono imponenti cumuli di sassi e macigni ricavati anticamente spietrando terreni destinati all’agricoltura o al pascolo. Generalmente le specchie non superano i due metri d’altezza. Invece quella di Albarosa, la cui base vagamente ellittica misurava 16×19 metri, si spingeva a cinque di altezza… Di qui l’appellativo di Specchione. Si deve al fiuto dell’archeologo Francesco Samarelli l’idea di scavare nel gran cumulo. A incuriosire Samarelli erano stati segni di precedente scavo finalizzati al recupero di materiale litico da costruzione. All’interno di questi incavi però si notavano tracce di gallerie che scendevano verticalmente verso il cuore del tumulo e che si erano richiuse naturalmente. Samarelli voleva scoprire cosa ci fosse di vero nella leggenda che vuole le specchie erette sulle tombe dei grandi guerrieri per effetto di un “gesto devozionale reiterato” (ovvero : tutti i viandanti omaggiavano il glorioso defunto depositando un sasso sul suo sepolcro ; un sasso alla volta nel corso dei secoli…). Ad Albarosa non emersero i resti di un solo uomo, emerse invece un complesso di sepolture corrispondente a un numero indeterminato di soggetti inumati assieme ad un corredo funebre insolitamente modesto (segno che predoni avevano preceduto Samarelli e compagni).  L’analisi dei frammenti ceramici e delle ossa consentì di fissare la datazione del tumulo tra la fine del bronzo medio e l’inizio del bronzo recente (XIV- XIII secolo a.C.). Il dolmen di Albarosa era una tomba di famiglia o accoglieva il riposo dei capi tribù succedutisi alla guida di un’importante comunità primitiva? Non lo sapremo. In compenso sappiamo che non tutte le specchie erano il risultato dell’azione di spietramento e che non tutte le specchie erano tumuli.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 2 Settembre 2015

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