Cultura e Spettacoli

Spezzare le reni? Lo diceva pure Totò

Il 28 ottobre è un giorno che avvicina e al contempo allontana Grecia e Italia. Nel Belpaese c’è chi stappa bottiglie in occasione del primo centenario della marcia su Roma. In Grecia invece è il ‘Giorno del No’, circostanza in cui civili e militari sfilano per le strade delle maggiori città in un clima assai vicino a quello con cui da noi si vive il 25 aprile. Alle 03:00 del 28 ottobre 1940 l’ambasciatore italiano Emanuele Grazzi consegnava al primo ministro greco Joannis Metaxas un ultimatum nel quale l’Italia chiedeva la “facoltà” di occupare, entro tre ore dal recapito del testo, «alcuni punti strategici» del territorio greco fino alla conclusione del conflitto contro il Regno Unito, minacciando di ricorrere all’uso della forza se le unità greche si fossero opposte. Un ultimatum in ogni caso inaccettabile dal momento che in appena tre ore non si poteva convocare il governo e i vertici militari, approvare la richiesta e comunicare alle truppe alla frontiera di non opporsi ai reparti italiani; oltre al fatto che non era specificato chiaramente quali fossero questi “punti strategici” da cedere all’Italia e che nessuna garanzia veniva data all’integrità territoriale futura della Grecia. Se non ad una formale dichiarazione di guerra, l’ultimatum equivaleva ad una richiesta di resa senza combattimento. L’obiettivo era occupare l’intera Grecia per contrastare meglio i Britannici in Mediterraneo nell’idea che, pure in caso di opposizione, l’Italia avrebbe fatto un solo boccone di uno Stato ritenuto militarmente insignificante. Tre ore dopo, con una certa sorpresa da parte italiana, giunse il ‘No’ del governo greco. Cominciò così l’infausta campagna di Grecia, tanto perorata da Ciano e autorizzata da Mussolini per ripicca contro Hitler il quale poche settimane prima e solo a cose avvenute aveva informato il Duce d’aver fatto ingresso in armi in Romania. Quando ricevette l’ultimatum, Metaxas, in francese, rispose :’Voi siete i più forti…’, parole che pochi mesi più tardi si sarebbero colorate di involontaria ironia. Gli fece eco il Duce il 18 novembre dello stesso anno quando da Palazzo Venezia volle rassicurare gli italiani in merito alle desolanti notizie dal fronte greco che circolavano clandestinamente : «Affermai cinque anni fa : spezzeremo le reni al Negus. Ora, con la stessa certezza assoluta, ripeto assoluta, vi dico che spezzeremo le reni alla Grecia in due o dodici mesi poco importa, la guerra è appena cominciata!» Sappiamo come andò a finire : Le nostre forze rimediarono una magra figura e senza l’intervento dei Tedeschi sarebbero stati ricacciati in Madrepatria. La sproporzione tra la tracotanza cialtrona dell’espressione mussoliniana e la dura realtà dei fatti ha fatto passare alla storia quelle parole. Un esempio ? In ‘Totò contro Maciste’, un film di Fernando Cerchio del 1962, Totokamen è un artista che si esibisce nei locali d’Egitto assistito dal suo manager, Tarantenkamen (Nino Taranto). Sfruttando trucchi dozzinali, Totokamen millanta di essere il figlio del dio Amon. Il Faraone gli crede e lo mette a capo dell’esercito egiziano, che si prepara a combattere quello degli Assiri, guidati dal ribelle Maciste. Costretto ad arringare i soldati prima dello scontro decisivo, Totokamen se la cava così : “Egiziani, abbiamo lance, spade, frecce, mortaretti tricche tracchi e castagnole. E con queste armi potenti, dico potenti, noi, noi spezzeremo le reni a Maciste e ai suoi compagni, a Rocco e i suoi fratelli! Valoroso popolo egiziano, mio padre da lassù ti guarda e ti protegge. Armiamoci e partite! Io vengo dopo.”

 

Italo Interesse


Pubblicato il 28 Ottobre 2022

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