Cronaca

Spia o dissidente? il mistero del giovane pilota

Cinquant’anni fa, in piena guerra fredda, un Mig 17 dell’aviazione bulgara  precipitava nelle campagne di Acquaviva a pochi chilometri dal luogo dove erano installati Jupiter Nato, missili strategici a testata nucleare. E’ questa l’unica cosa certa di un episodio ancora oggi avvolto nel buio. Il pilota, il sottotenente Miliusc Solakov, sopravvisse cavandosela appena con “poche ferite”, come denuncia il bollettino medico dell’ospedale di Gioia dove il giovane aviatore venne ricoverato. Come si trovava quell’aereo a sorvolare il cielo di Puglia ? Due le ipotesi degne di considerazione : O quel Mig era in missione di spionaggio, oppure Solakov stava fuggendo dal suo paese. In entrambi i casi la vulnerabilità del nostro spazio aereo apparve a tutti. Va però detto che il sistema adottato dagli aerei-spia del blocco di Varsavia aveva tanto dell’ingegnoso quanto del rudimentale : Senza ricorrere ad alcuna supertecnologia questi aerei sfruttavano i voli di linea che facevano la spola tra l’Europa Orientale e l’Occidente ; portandosi alle spalle degli aerei di linea ne sfruttavano il ‘cono d’ombra’ ; così sfuggivano ai radar. All’altezza dell’obbiettivo si staccavano dalla rotta ‘protetta’ e davano inizio alla  missione ; appena terminata  la ricognizione fotografica, tornavano indietro. A questo punto, esposti com’erano allo schermo radar, rischiavano d’essere individuati. Ugualmente, prima che intercettori si levassero in volo per localizzarli, avevano il tempo di raggiungere lo spazio aereo internazionale, dove erano intoccabili. Ma nel caso del Mig bulgaro le cose andarono diversamente. L’aero spia venne abbattuto nel corso di un duello aereo? Se sì, come avrebbero potuto i caccia Nato trovare il tempo di alzarsi in volo da Gioia e individuare il nemico a pochi chilometri di distanza? Non riusciamo a immaginare l’aero spia che si attarda nella ricognizione fotografica. C’è poi che  l’aereo venne trovato “in assetto di guerra” ; un aero-spia non ha ragione di caricarsi di tonnellate di armi. Insomma, è assai probabile che Solakov volesse fuggire. Consapevole che mai gli avrebbero consentito anche solo di avvicinarsi a un qualunque aeroporto e che un atterraggio di fortuna presentava troppe incognite, deliberò di sacrificare il Mig e lanciarsi col paracadute, il che spiegherebbe le “poche ferite”. Resta da capire perché scelse come luogo d’impatto proprio campagne a due passi da un obiettivo sensibile, come si direbbe oggi. Forse la ‘rotta protetta’ che seguiva non gli lasciava scelta. E per ultimo, che fine fece Solakov? Se ne sono sentite di belle : rimpatriato, scambiato con altra spia occidentale, fatto fuori dai servizi segreti Nato, fuggito dall’ospedale… Di sicuro il governo di Sofia pochi giorni dopo il fatto negò che il pilota avesse chiesto asilo politico. Forse, una volta raccontato tutto quello che sapeva delle strategie del patto di Varsavia, Solakov venne fatto sparite sotto falsa identità.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 9 Giugno 2012

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