Spigolando tra gli italiettini
Cazzo (sostantivo non, piccolo-borghesemente, ortodosso, “sed”, Poeticamente, Usato dall’Amato Giacomo Leopardi in alcune sue Lettere)! Altro che violenza dei maschi sulle femmine! Dovremmo, anche, parlare della violenza delle femmine (nel caso di cui, più oltre, CI Occuperemo: delle femminucce) sulle femmine (nel caso di cui sopra: sulle femminucce). Il nostro “incipit” un po’ sul sarcastico è giustificato dall’amarezza che CI prende nel considerare a quale ”diapason” di violenza, spesso gratuita, possano giungere gli adolescenti, oggi. Non aggiungiamo la nazionalità di essi ché il “villaggio” ha globalizzato la disumanità dell’economia e, quindi, del mercato, “sed etiam”, ancora più con essi o per essi, gli uomini, senza distinzione di nazionalità, etnia, di classe o casta, d’età. Comunque, alla storica umana belluinità, malvagità, l’uomo di oggi ha attaccato, con o per lo sviluppo delle protesi catodiche e cibernetiche che hanno così velocizzato la comunicazione, tra le più lontane contrade del pianeta, da produrla in tempo reale, la possibilità di rendere planetarie le espressioni più idiote della sua aggressività contro se stesso e i suoi simili. Per fare, a braccio, alcuni esempi: si sta diffondendo, da nord a sud, da est ad ovest della terrestre zolla, attraverso i numerosi “social network”, un video, taggato, postato su di essi, in cui giovanissimi si fanno riprendere nell’ubriacarsi oltre il limite di sopportazione da parte loro dell’alcol e molti, per aver superato il loro limite, hanno, prematuramente, tolto il disturbo della loro presenza a coloro che, sfortunatamente, erano i loro consanguinei o li conoscevano. A bari un gruppo di minorenni (giornalisticamente, si usa il sostantivo “branco”, connotazione di un insieme di viventi che, però, appartiene al modo di socializzare di un piccolo numero di animali, dai quali, se non si rompono ad essi i maroni, non c’è motivo di temere indebite rappresaglie), per vendicarsi dell’autista di un “bus” urbano, che non aveva fermato il mezzo di locomozione alle loro pressanti intimazioni in un punto della linea di percorrenza non canonico, si sono avventati sull’inerme malcapitato con tale virulenza da procurargli ferite di consistente gravità. Tanto tutto taggato, postato e non ci meraviglieremmo che si siano adoprati a tale operazione, per una sorta di indicibile visibilità, i medesimi piccoli energumeni, in possesso, certamente, di aggeggi di ultima generazione per riprendere qualsiasi evento. Similmente, ripreso e taggato il durissimo, cruento pestaggio da parte di una minorenne ai danni di un’altra di pari età, per punirla di averle rubato il suo ragazzo, all’ingresso di una scuola e alla presenza di altri ragazzi che, invece, di intervenire per dividere le due “rivali in amore”, incitavano (nel mentre con sadica solerzia, diligenza eternavano la rissa, armati di telefonini in dotazione di ciascuno) la derubata del suo fantolino a incentivare i calcioni sul culo della ladra e gli sganassoni sul volto di essa. Non senza fondate motivazioni abbiamo voluto precisare che tutto è avvenuto all’ingresso di una scuola o nei pressi di essa! La dirigente di codesta scuola, mettendo le mani avanti alla sua vagina che, non di rado, definisce, caratterizza la maggior parte delle femmine, così come il pene il 90% dei maschi, ha voluto asseverare che la piccola energumena non era una cliente (i fruitori degli istituti scolastici sono, attualmente, percepiti come clienti, non come studenti, ché studiare è l’ultima cosa che essi fanno e, molto aleatoriamente, quando introducono le estremità pedatorie in essi, così come tanto poco sono avvertiti gli avventori abituali degli ambulatori della medicina di base) della sua scuola. Povera stronza, coltivatrice del suo miserabile orticello! La energumena non era una “studentessa”, a dire della sedicente dirigente, della sua scuola e gli stronzetti che le facevano corona, come la circolare parte superiore di un cesso fa corona alla merda che casca in esso, a quale scuola appartenevano ? E se, pure, nessuno di quei ragazzi, sia le protagoniste dello scontro amatorio, sia gli indifferenti “cameraman” dell’obbrobrio violento, di cui abbiamo discusso, non appartenevano ad alcuna scuola superiore, possiamo, ad ogni modo, non metterci tutti quanti in gramaglie nel riflettere che molti dei quintali di carne protagonisti di consuete, abituali sceneggiate di inaudita brutalità hanno, inutilmente, frequentato non pochi anni di “scuola dell’infanzia” e otto anni di “scuola” dell’obbligo ? Quale l’utopico Intento del Legislatore che nel 1960 la Istituì ? Dare a tutti i futuri Cittadini il minimo indispensabile di Cultura, di Educazione Civica, di “Humanitas”, insomma, per Esserlo nelle Parole, nei Fatti, nelle Azioni, non solo nella finzione del diritto, a prescindere dal loro eventuale ingresso nei piani alti (così com’è l’andazzo di essi, “alti”, da intendersi secondo la lettera, non secondo il Dantesco Sovrasenso) dei licei e delle università. Parafrasando una Frase della Novella “Il curioso impertinente”, inserita nel “Don Chisciotte” di Cervantes, potremmo Concludere che nessuno era ed è obbligato a fare miracoli, ”tamen” tutti dovremmo sentirci artefici del nostro disonore. E per non farCI mancare niente, con un’altra Parafrasi, questa volta di un Pensiero Contenuto negli “Essai” di Montagne, potremmo giustificarci col dire che le mete, da noi perseguite, inseguite sono, spesso, irraggiungibili, “tamen” nessuno ha avuto, ha l’Idea e l’Ambizione di Organizzare una Competizione tra noi, Premiando Chi Fa la Corsa più bella.
Pietro Aretino, già detto Avena Gaetano
pietroaretino38@alice.it
Pubblicato il 11 Febbraio 2014