Spigolature di fatti e misfatti (18)
E – grege onorevole roberto fico, il mettersi ella in posa sul treno ”napoli – roma”, e, dipoi, sul pulman che da “Termini” l’avrebbe trasportato a “Montecitorio”, davanti a un fotografo, chiamato, appositamente, presumo da lei, per la sua “bisogna” di dare un ulteriore segnale alla pancia degli sprovveduti che voi, amici di grillo, amate, preferite, prediligete stare tra la “gggggente”, non è stata la sua, assolutamente, un’idea originale.
Tra tali e tanti uomini che, come lei, sono ascesi ad alte cariche istituzionali nell’italietta e nel mondo; che, come lei, il giorno dopo la loro elezione al vertice del potere o durante il loro lassù stare, hanno viaggiato tra i comuni mortali, tra le folle sui mezzi di trasporto, di cui esse si servono, ahimé, MI Pregio di Citarle pertini e bergoglio. Cominciamo da pertini. Ebbene, costui il giorno dopo la sua consacrazione a presidente della republichetta italiettina, avvenuta l’8 luglio del 1978, volle, immantinente, fare una “rentrée mordi e fuggi” nella sua savona, per, idealmente, portare sul sacello della madre la lieta nova, che gli era capitata con l’eccidio di moro e della sua scorta. In realtà, se male supponiamo con il rischio di indovinare, per Parafrasare “belzebù” andreotti, anche pertini era “un umano”, per dirla pedestre, pedestre, e, poiché “nemo profeta in patria”, anche a lui sarà capitato di avere subìto qualche torto dai suoi condòmini. Ecco, quindi, da parte di pertini l’ansia o l’esigenza di ritornare da vincitore nella sua città natale e fare, magari, uno sberleffo, un ombrello a coloro che non erano, mai, stati suoi estimatori. E, se putacaso, questa non fosse stata la vera motivazione del breve approdo del novello ulisse a itaca, in quanto in essa più non erano sbocciati novelli proci, non è improbabile che pertini volesse gustarsi con ovvio orgoglio un bagno di “evviva” o di “vita, vita”, che i savonesi gli avrebbero imbandito. D’altra parte, anche lei, onorevole fico, non ha perso tempo nel ritornare tra la sua “ggggente”, seguito, fotografato, ripreso da un codazzo, manco a dirlo, di famuli ”mediatici”; “tamen”, la Prego di crederMI, Prendo solo atto di fatti, non avendo alcuna intenzione di addossare a lei i dubbi amletici, che MI hanno angustiato nel raccontarle la rapida ricomparsa di pertini nel suo borgo natio. Nettato il mio Discorso da quanto ho testé Discettato, MI Preme, onorevole fico, Farle sapere che pertini ebbe la bella prudenza di dotarsi di un Capo Ufficio Stampa con ”Palle belle e larghe”, Nomato Antonio Ghirelli, aulico Giornalista e Scrittore che, avendo fiutato l’”umor nero”dell’opinione pubblica nei riguardi del precedente inquilino del “Colle”, l’onorevole giovanni leone, forse implicato o forse coinvolto, a sua insaputa, nell’”affaire degli aerei della lockeeed corporetion”; che, avendo subodorato nelle corde dei più una singolare cura ché sul “Colle” aleggiasse più Razionalità nei comportamenti del fresco inquilino e meno napoletanità superstiziosa (leone era solito fare le corna, se aveva l’impressione che qualche malocchio fosse in agguato contro di lui e la sua famiglia; inoltre, non era, affatto, alieno dal rizzare il dito medio contro chi lo turbava con qualche eduardiana pernacchia. Ovviamente, corna e dito medio alla chetichella o di nascosto), Pensò bene di fare girare, “urbi et orbi”, la storiella che pertini ritornava “domum” su un aereo non di stato, ma con un volo commerciale, come un comune condòmino italiettino; che aveva pagato di tasca sua il titolo di viaggio. Il popolicchio italiettino a tale scandalosa, inusitata notizia si sentì, immantinente, appagato e prese ”statim” ad amare pertini (IO non lo amai, giammai, per il suo reiterato esibizionismo intemperante da “prima donna” della politica), nonostante in una visita ad una scolaresca egli vantato si fosse di aver, personalmente, scelto forlani (absit iniuria verbis) a capo di uno dei tanti governicchi , che si alternarono nella prima repubblichetta a ”palazzo chigi” non solo sotto la sua presidenza ,”sed etiam” sotto le precedenti e susseguenti alla sua. Vogliamo parlare di bergoglio? Dopo la “fumata bianca” e l’”habemus papam” del 13 marzo 2013; dopo il suo ”buona sera”, invece del consueto curiale:”laudetur dominus”, quando, da papa francesco, bergoglio apparve dalla loggia centrale della basilica vaticana alla folla curiosa, tutti i “media” cartacei , catodici, cibernetici fecero a gara nel riempire gli occhi dei milioni di cattolici e non di foto che ritraevano bergoglio in giro per buenos aires su mezzi di trasporto pubblici tra la “gggggente” comune, pur essendo egli il cardinale primate del cattolicesimo argentino. Ma i “media” fecero di più: eternarono bergoglio, mentre alla “reception” dell’albergo vaticano di “santa marta”, dove, poi, avrebbe egli, stabilmente, dimorato, rifiutando l’appartamento papale in vaticano (anche codesto rifiuto, ampiamente, enfatizzato dai “media”), si accingeva a pagare il suo soggiorno in esso, prima della sua ascesa al soglio pontificio. Orsù, e-grege fico, ammetta: la sua “performance” , quella di pertini, quella di bergoglio nient’altro che una “captatio benevolentiae” a buon mercato e demagogica ostentazione di moralismo spicciolo! Chi conquista una “cadrega”al vertice del potere, non deve stare tra la “gggggente”, deve, bensì, nel suo Ufficio con i suoi Collaboratori Risolvere i problemi della “gggggente” e perché ciò possa realizzarsi, l’onestà sua, vera o presunta, non basta, in quanto servono le Competenze, la creativa ”Immaginazione sociologica”, di cui parlava Stuart Mills, e, soprattutto, deve essere un”Uomo Oltre” la valoriarità o disvaloriatà consueta, normale della “gggggente”. Pasolini, nel criticare berlinguer, Lamentava che il capo del pci non lo entusiasmava ché, per dare credito alla sua lotta, ostentava di essere un familista o il suo familismo, facendosi pubblicizzare, reclamizzare, mano nella mano dei suoi pargoli, come lei si è fatto promuovere mano nella mano della sua metà; come di battista non passa giorno che non si proponga tanto, patologicamente, papino, da non rinnovare, per stare accanto a suo foglio, per accudire suo figlio, il suo secondo mandato a “Montecitorio”. Nessuno ha il diritto di privare le Istituzioni Democratiche della loro Solennità, che è Custodita, Conservata dall’Autorevolezza (dal verbo Latino: “augeo”, far crescere) umana, umanistica, culturale, politica di Coloro che ad Esse Ascendono, RappresentandoLe con suprema Dignità; Assicurando a Coloro che, da Esse sono Obbligati a Perseguire il Bene Comune, il Rispetto Costituzionale dei loro Diritti, EducandoLi, contestualmente, a Compiere , fino in fondo, i loro Doveri di Cittadini. E Tanto può solo avvenire attraverso una severa, meritocratica Selezione della Classe politica, non per mezzo dei meccanismi asettici di una piattaforma cibernetica. Insomma, i Migliori tra i Migliori per le Qualità da Essi Espresse e Certificate, non per la quantità di numeri che, non di rado, ad autentici nessuno può essere attribuita da una folla anonima e inconsapevole. E lei, per la verità, onorevole fico, da meritare la terza poltrona della repubblichetta italiettina, non è, irrefutabilmente, il Migliore tra i Migliori. Infine, una Domanda: se l’onorevole moro, il giorno del suo rapimento, si fosse messo in cammino per “Montecitorio”, infilandosi con la sua scorta in un mezzo pubblico, oltre al suo olocausto e a quello della sua scorta, non ci sarebbe stata una strage ben più cruenta in via fani, ché i terroristi non avrebbero di sicuro badato a selezionare tra i viaggiatori gli innocenti dai colpevoli di essere i servi del capitalismo internazionale? Pertanto, anche comportandosi con umiltà demagogica, per far piacere alla “gggggente”, ché la “gggggente” si senta, infantilmente, al potere, partecipe del potere, se chi è, ha il potere, “semel in anno”, per non etiche motivazioni di visibilità pseudopolitica, si siede accanto ad essa in un mezzo pubblico, zeppo di uomini di scorta, si può incorrere nell’immoralità di un illecito conflitto di interessi.
Per i “media”, sia cartacei, sia catodici, sia cibernetici, Coloro che Muoiono, possono essere figli e figliastri; altresì, se più piaccia, di seria ”A” o di serie “b”, ovviamente, a loro insaputa, senza che ne abbiano colpa. Ieri, 31 marzo 2018, è stata in solido data dai “media” la notizia della Morte di Luigi De Filippo, Figlio del grande Peppino e Nepote dell’ancora più Grande Eduardo. Regista, Attore, Commediografo, Direttore Artistico del Teatro”Parioli” in roma, sul cui palcoscenico, fino a qualche settimana fa, alla veneranda età di 87 anni Luigi stava Recitando ”Natale in casa Cuppiello”, il Capolavoro dello Zio Eduardo. Poiché Luigi De Filippo Riservava , Donava la sua nobile Arte più alla elitaria ristretta Cerchia degli Spettatori di Teatro e ad Essi Si Offriva, non aveva eccessiva visibilità tra le masse televisive di bocca buona. Pertanto, conoscendo i loro “polli” i direttori dei “media”, sempre preoccupati che la scarsa visibilità di un personaggio, vivo o morto che sia, non possa rendere il ritorno di molti euro di pubblicità, hanno subito fatto sparire il Nome di Luigi De Filippo dai loro prodotti giornalistici, ché pochi avrebbero prestato interesse al suo “Curriculum Vitae” e alla sua Morte. Mentre per giorni e giorni imposero ai loro famuli di geramidiare di astori e di fare geremidiare, a migliaia, i consumatori delle loro false geremiadi. E, altrettanto, “a bizzeffe” in questi giorni gli italiettini hanno fatto un’abbuffata di geremiadi per il modesto fabrizio frizzi che, da morto, ha fatto guadagnare agli editori dei “media” più euro di quanti ne abbia fatto ad essi guadagnare, da vivo, con i suoi programmi, tipo famiglia. Addirittura, la “rai” ha ripreso in diretta i funerali di frizzi, facendo panoramiche sulle migliaia di anonimi convenuti e di centinaia “vip”, a mo’ di straziati dal dolore davanti alle telecamere, sicuri che li avrebbero ripresi e intervistati, ché un passaggio televisivo e un’intervista, quale che sia, si tiene , prudentemente, “in cale”, dimenticando che Montanelli nel secolo scorso aveva Proclamato che “le lacrime più vere sono quelle che si versano in una stanza buia da soli e senza specchi”. Quali, dunque, i meriti , i talenti di frizzi?: Non era, comunque, un Attore, un Cantante, un Ballerino, pur se, come dilettante di successo, era un cultore delle citate Arti. Quindi, su ciò che frizzi non era, i suoi estimatori, nel ricordarlo, non potevano non tacere. Hanno, invece, enfatizzato che il loro amico rideva sempre (… ma non c’è un mantra, un tormentone Latino che afferma:”Risus abundat…..?); che, “dulcis in fundo”, era una “persona” (“maschera” in Latino) perbene. Allora, IO MI Domando: siamo, per caso, noi italiettini malfattori tutti, se siamo costretti ad elevare agli onori degli altari il “perbenismo” di frizzi, facendone un isolato eroe?. Ah, dimenticavo che il prete officiante le esequie del nostro si è spinto, nientemeno, a esaltare la santità di frizzi. Ma il canone canonico non commina il fuoco a chi è divorziato? Qualcuno MI suggerisce: “Sì, però, solo per chi non ha santi in paradiso!”.
Pietro Aretino, già detto Avena Gaetano
Pubblicato il 4 Aprile 2018