Spigolature di fatti e misfatti (25)
A proposito della Figura retorica “Ossìmoro”, di cui MI Sono Occupato nelle ”Spigolature…”(24), MI Piace Trascrivere per i miei Amatissimi 25 Lettori un Brano Tratto dal recente Libro di Pietro Citati ”IL SILENZIO E L’ABISSO”, in cui l’Illustre Saggista, Critico Letterario, Scrittore Elenca una serie di “Ossimori” Classici o di Scuola. “Nelle ’Notti attiche’, Aulo Gellio aveva ricordato un motto dell’imperatore augusto:’festina lente’, ’affrettati lentamente’, che raccomandava una combinazione di rapidità e di pazienza, di audacia e di controllo. Il motto ebbe grande fortuna nel Rinascimento: nessuno, forse, lo conobbe e, per così dire, lo esaudì meglio di Lorenzo il Magnifico. Gli umanisti avevano appreso da Platone un altro motto: ’serio ludere’,’giocare seriamente’; nelle ‘Metamorfosi’ Apuleio aveva parlato dei più profondi misteri con tocchi fatui e leggeri e Ficino aveva scritto: ’Iocari serio, et studiosissime ludere’. Lettore di Apuleio e Amico di Ficino, Lorenzo il Magnifico avrebbe certo sottoscritto con gioia queste parole che ispirarono tutta la sua esistenza.”. Ho Trascritto il Brano di Citati per i miei 25 lettori, soprattutto,”tamen”, RifacendoMi a un antico adagio che recita:”Parla alla nuora ché la suocera intenda”, ho voluto Interessare con Esso altri personaggi e personaggetti, la cui identità esistenziale, sociale, professionale chiunque, che avrà la Ventura di Leggere questo mio Scritto, potrà rilevare, senza affaticata approssimazione. Dunque, per Lorenzo il Magnifico, il Signore di Firenze, Commerciare, Spiritualmente, con Grandi Uomini, Vivi o Passati a miglior Vita, sia che fossero imperatori: augusto; Filosofi: Platone, Marsilio Ficino; Scrittori: Aulo Gellio e Apuleio, non Prometteva un “avere”, ma un “Essere”. O meglio, Imitando Machiavelli, quando di sera, Indossati gli Abiti Curiali, Si Accingeva a Dialogare con Plutarco “atque Simillibus”, Lorenzo Capitalizzava quanto da Essi Apprendeva e, di seguito, Li Esaudiva, Diventando “Rapido e Paziente”,”Audace, ma “cum grano salis”. Insomma, Egli Ambiva a Essere, ognora di più, Dotato delle Qualità, di cui ho Fatto Cenno, appena sopra.
Lorenzo Imitava e l’Imitazione Creativa, che Riconosceva il Valore Etico e Estetico dei Classici Antichi, nel Rinascimento era Proposta in modo, Direi, Cogente, ché si doveva Ricavare dai Modelli la “Paideia” e l’Insegnamento nel/per Creare non solo Bellezza nelle Arti Figurative, nella Musica, nella Letteratura,”sed” Felicità e Benessere nella Sfera Politica, Dotandosi, così, di Virtù individuali da Utilizzare nella Vita di Relazione. Raffinatezza di Sentimenti, di Atteggiamenti, di Comportamenti, di Passioni, che venivano Coltivate ”Iocando”,”Ludendo”, “Devertendo”, cioè, Dando un’efficace sterzata all’esistenza, che in ogni momento avrebbe potuto correre il pericolo di essere immersa nella noia, nell’inerzia, nell’ irresponsabilità, nel comodo nichilismo. C’era una “Location”, ove un Nugolo nutrito di Uomini Si Disingaglioffivano? Per Machiavelli era il suo Studio, per il Nugolo, di cui sopra, era il “Palazzo del Signore o del Principe” e la ”Corte” era l’Agenzia Educativa per gli Appassionati del Salto Etico dall’”animal” all’ ”uomo”, chiuso nel carcere degli istintuali affetti famigliari, al”Civis”, Liberato grazie agli Esempi magnanimi, di cui la “Corte” L’aveva Nutrito, che Uscito, finalmente, dalla caverna, poteva Teleologizzare lo Sguardo al “Sole di Pasqua”. Oggi, le nuove generazioni, partorite dalle classi popolari: dall’arrogante proletariato al quale sono stati, sono regalati, elemosinati, grazie alla demagogia del ’68 del secolo scorso, i diplomini di quinta elementare, di terza media, della scuola superiore (in cosa, di cosa, a cosa???) di secondo grado; dalla piccola borghesia artigianale, della piccolissima impresa, dei “collettini bianchi” impiegatizi, delle professioni, esercitate non al di là dei borghi e dei condomìni, di quali Agenzie educative possono disporre, se i loro genitori non uscirono, giammai, dalla caverna, non ne potettero uscire, non ne vollero uscire, pur disponendo, a differenza dei loro maggiori, di scuolette, dove, pur, nell’inedia, nell’inopia pedagogica, culturale, voluta dalla politica oscurantista del regime democristiano, avrebbero, comunque, potuto trarre profitto da quel poco, pochissimo che il convento passava? In Verità, dove, quando arriva l’ ”esprit di cambronne”, l’alone mefitico della piccola borghesia o il piccolo imborghesimento, grazie a qualche obolo che il sistema economico liberista concede ai non abbienti, il “Sole di Pasqua”, indignato, Si Ritira. Per non parlare della scuola: ”la location”, in generale, della dispersione delle nuove generazioni italiettine, sì che dovrebbero essere premiati quei genitori che avessero il coraggio di rifiutare un servizio pessimo elargito dallo stato, che sta, di anno in anno, impoverendo, culturalmente, umanamente, le classi popolari italiettine, come, giustamente, ha Lamentato la Giornalista Concita De Gregorio in un suo Intervento televisivo. Dal ciclo dell’obbligo, infatti, gli adolescenti italiettini escono sforniti delle Strutture Fondanti, da Gramsci Indicate, di ogni solida,futura Costruzione Culturale e, cioè, “Leggere, Scrivere, Far di Conto”. Gravissimo svantaggio che vanifica i presupposti pedagogici, politici, perfino, che sollecitarono il legislatore nella prima decade degli anni ’60 del secolo scorso a Immaginare e, poi, a Realizzare un Ciclo dell’Obbligo Scolastico Unico che potesse Munire tutti i ragazzi italiettini, precipuamente quelli che, conquistato con i metaforici “lacrime e sangue” il Diploma della “Scuola Media Unica”, avrebbero scelto, nobilmente, di Imparare un mestiere, degli Strumenti Culturali indispensabili per Potersi Orientare, fattivamente, proficuamente, tra i mille Doveri e Diritti, da Esercitare, consapevolmente, che la Democrazia Ascrive al “Buon Cittadino”. Buono, non pirlamente rassegnato, prono a tutte le angherie dei potenti e prepotenti, ma, latinamente, Eccellente in sommo Grado, Incorruttibile, Invendibile, intellettualmente Capace di Capire e Rifiutare, in quanto dotato di “materia grigia, le proposte improprie dei tribuni che, presupponendoLo “sine capite”, non hanno remore a parlare, essenzialmente, alla sua pancia e, pertanto, Irreprensibile Elettore Attivo e Passivo, cioè, Intelligente, Perspicace nella Scelta di Coloro che Lo Rappresenteranno nelle Istituzioni Statali; Dotato di strutturale Onestà e ineludibili Competenze per Essere Egli Stesso il Rappresentante dei suoi Concittadini.
Infine, Fine, Ricercato, Squisito, Signorile, Delicato, Elegante nell’Essere e nell’Apparire, Amante della Bellezza, quella che Gli Offre la Natura e quella Creata dall’Uomo. Se la famiglia attuale, se la scuola attuale, soltanto Immaginassero di Formare Uomini di Tal Fatta non staremmo , quotidianamente, a versare sputi dagli occhi, dovendo fare i conti con il vuoto spirituale, culturale “in interiore” dei giovani italiettini, non di rado, occupato dalla sottocultura, potenzialmente, criminale del tubo catodico, dei “social” che loro somministrano il “brutto”, disvalore estetico e etico. I genitori devono mettersi a distanza dai loro pargoli, per essere, abilmente, nella condizione di giudicare, se essi crescono, quanto crescono, come crescono. La scuola, lungi dall’essere, razzisticamente, materna, in quanto ritiene che gli adolescenti, i giovani, provenienti dalle classi popolari, non siano in grado, come, quanto i figli di papà, di sostenere, razionalmente, il confronto con le immense Questioni Scientifiche, Tecnologiche, Umanistiche, Artistiche, Poste all’Umanità dai Grandi Uomini del passato e del presente, non Valuta, se ci siano stati o meno Progressi Culturali e Umani nei suoi clienti (non più Alunni, cioè, Alimentati con il Cibo, di cui solo la Scuola Dovrebbe, Potrebbe Disporre), ma, vilmente, si autopromuove, promuovendo in massa analfabeti ”strictu sensu”. Il rituale degli scrutini, degli esami non è stato abolito, ma sono “oneri”, ai quali si attende, ormai, ”pro forma”, ché tutti i non studenti non possono non essere “caballeros”.”Dulcis in fundo o acerba dicta”? Gli anni scolastici si concludono, come si sono iniziati, per imitazione dalle alpi alla “trinacria”, secondo lo stile, l’andazzo da caserma o “more remo afflixorum”: a gavettoni, a pomodori, uova in faccia tra i premiati a suon di votazioni stratosferiche, di cui sopra. Poco ci manca che dimostrazioni di medesimo ingaglioffimento, per adeguarsi, per essere vicini ai loro clienti, per essere come loro, non siano, miserabilmente, offerte dagli insegnantucoli, dai dirigentucoli di tutte le’”Itale sponde” e il declino della scuola italiettina sarebbe completo. In ogni caso, tutto si potrebbe, potrei giustificare, ma è intollerabile che simili esecrabili orrori avvengano e siano tollerati nel “Liceo Parini” di Milano, dove Fu Preside un Illustre Grecista Bitontino, Traduttore dei Dialoghi Platonici, Giuseppe Modugno, Cugino del Pedagogista Giovanni Modugno. Nel “Liceo Parini”, che Ospita, Incisi nell’atrio, due Versi Tratti dall’Ode “La Gratitudine” di Giuseppe Parini: ”Chi sopra l’alta mente il cor sublima /meglio se stesso e i sacri ingegni estima”. Nel “Liceo Parini” dove Furono, tra gli Altri, Maestri: Cesare Beccaria, Francesco D’Ovidio, Luigi Illica, Cesare Musatti, Carlo Emilio Gadda; dove Fu Insegnato come “l’uom s’eterna”, tra gli Altri, a: Alessandro Manzoni, Tommaso Grossi, Carlo Cattaneo, Giuseppe Missori, Clemente Rebora, Carlo Emilio Gadda, Dino Buzzati, Guido Piovene. Per Parafrasare Apollinaire, che in questi giorni sto Rileggendo, nel “Liceo Parini”, ora più non s’ode “una melopea “, ombra “di quel Sole “ che fu “la sua Bellezza”.
Pietro Aretino, già detto Avena Gaetano
Pubblicato il 26 Giugno 2018