Cultura e Spettacoli

Spigolature di fatti e misfatti (30)

Venerdì, 7 novembre, nello stadio “Dall’Ara” di Bologna s’ è disputato alle ore 21 l’incontro tra la nazionale calcistica  d’italia (a dire il vero, MI viene o Mi verrebbe da dire: dell’italietta; ”etta” non solo in campo calcistico) e quella della polonia (etta? Bahh, anch’essa niente di esaltante, non solo in campo calcistico). “Dall’ Ara”? Per associazione d’idee,  nel fare riferimento allo spettacolo deprimente (il regista televisivo di “rai 1” per qualche secondo fece “zoomare” una telecamera su giuseppe marotta, il dg della juventus, mentre, affranto da un moto di noia,  nell’assistere ad una partita, assolutamente, non divertente, si dava con un sonoro sbadiglio ad un’apertura dell’”os”, indubbiamente, non nell’,ormai, vanificato  “stile Juventus”), che i barbutissimi, tatuatissimi  giovincelli calciatori nostri, la crema della crema della carne italica futura, stavano offrendo alla platea stadiana bolognese e televisiva, per esorcizzare  tanto italiettino niente sul/in campo, sono Riandato a Tre insigni , eminenti Uomini, che hanno Meritato un Posto nella Storia di Bologna e d’italia, Vissuti e Operanti in Bologna nella medesima stagione del dopoguerra emiliano e italico, stagione di Ricostruzione Culturale, Spirituale, Materiale, dopo i danni cagionati dall’immane secondo conflitto mondiale. Quali ? Renato Dall’Ara (1882 -1964), Imprenditore e Dirigente sportivo, ovviamente, italiano, Presidente per 30 anni della Società calcistica “Bologna”, che tanto “tremare il mondo” aveva Fatto. Personaggio popolare del calcio bolognese e italiano, Si Distingueva per la Bonomia e l’Arguzia, Espressa con lo spiccato accento emiliano. Giuseppe Dozza (1901 – 1974), Politico italiano, Sindaco Pciniano  di Bologna per 21 anni, cioè, dal 1944 al 1966. Dozza prese le redini di una città per il 70% distrutta dalla guerra e in pochi anni contribuì in modo determinante a trasformarla in un modello invidiato e studiato in tutta italia e all’estero. Fu il Mèntore della Ricostruzione di Bologna (asili, rifornimento di acqua, trasporti pubblici, infrastrutture). Il Cardinale Giacomo Lercaro (1891-1976), Arcivescovo di Bologna dal 1952 al 1968. Perché fino al 1968? Il Cardinale Lercaro il 1° gennaio del 1968, in occasione della “Giornata della Pace”, voluta da paolo VI, nella Cattedrale di Bologna Pronunciò un’Omelia, che nella seconda metà del ’900 fu la più Dibattuta. A Stendere la Minuta di Essa fu Giuseppe Dossetti, pro Vicario generale della diocesi di Bologna. In evidente contrasto con la linea diplomatica del vaticano e del papa paolo VI (che è stato o sta per essere, immeritatamente, come tanti altri personaggi della chiesa cattolica, innalzato agli altari), tollerante, se non, addirittura, favorevole ai letalissimi bombardamenti degli “states” in Vietnam, Lercaro dalla Cattedra Tuonò: ”La chiesa non può essere neutrale di fronte al male da qualunque parte provenga”. Ad onta della  ostentata, celebrata “Giornata della Pace”, da lui voluta, paolo VI destituì, immediatamente, Lercaro, che la Pace S’era Augurata, se fossero stati i bombardamenti statunitensi sospesi. Anche augusto volle la pace e la stabilì, ma fu la “pax augustea”, cioè, con tutti i popoli sotto i suoi piedi. Evidentemente, paoloVI troppo s’era “innamorato” di augusto! Pace, sì, quindi, ma alle condizioni stabilite per tutti i popoli della”Terra” dai reggitori di turno dell’impero nordamericano. Con l’uscita di Lercaro, s’interromperà il processo di rinnovamento in atto nella diocesi bolognese. Dopo il Ricordo di tanta (DIS)umanità, eccezionale nella Storia sportiva, politica, religiosa dell’italietta, Ritorniamo alla povera, meschina umanità del presente. Intanto, una  Questione di Metodo, che non può non essere Presa in Considerazione anche per le faccende pallonare. Potrà, giammai, andare lontano la nostra nazionale di calcio con giovanottini, più esperti di discoteche, di pub, della più stronza, straviziosa, immorale vita mondana, che di campi di calcio e di partite di calcio? Mancini, giustamente, lamenta che i giovani calciatori italiettini non hanno possibilità di fare esperienze calcistiche in campo nazionale e internazionale, ché gli allenatori, i tecnici(?????) delle squadre calcistiche italiettine li ritengono chiusi dai più (presunti) esperti (e più prezzolati) calciatori stranieri, militanti in esse, ma, ingiustamente, dimentica che la sua gestione tecnica dell’”inter” non brillò affatto di coraggio nel lancio di ragazzi, provenienti dal vivaio  della squadra lombarda. Mancini, non fa altro che “geremidiarsi”, come i suoi predecessori, da commissario tecnico della nazionale, della sua esterofilia calcistica, quando era responsabile della guida tecnica di un club calcistico italiettino. Inoltre, ogni Ricostruzione è, soprattutto, Mentale, Culturale, Spirituale, Etica. Già nel sentirli parlare, i ragazzi, da mancini proposti per le due partite con la polonia e il portogallo, e in video intervistati, i donnarumma, i jorginho, i biraghi, ecc.,ecc.,ecc., sono apparsi dei vecchi, ma mai educati, cioè, fatti venire fuori, denudati da/di quell’infantilismo esistenziale, che li porta a nutrire voleri, ad apparire, come la cogente, perentoria persuasività pubblicitaria esige dai “minus habentes”. E, data la loro interiore pochezza, vittime degli “influencers”, impostori con un più o meno ampio seguito di pubblico, capaci di influenzare i poveri di spirito in ragione del loro negativo carisma e della loro, altrettanto, negativa autorevolezza. Appena  si passa dalla adolescenziale ”implumità” a una rada peluria, si diventa barbuti; appena si riesce a racimolare qualche soldo, qualche timido tatuaggio vandalizza i ”david” che, quando potranno estorceredagli stolti anfitrioni del “sistema calcio”, come i calciatori di tutto il pianeta, ingaggi milionari,non sapendo come dissiparli gli euro, i dollari, le sterline, immeritatamente, indegnamente, ottenuti, si presenteranno,  alla bernardeschi con gonna e borsetta, vandalizzati,”motu proprio”, nel corpo, interamente, tatuato, come il rapper fedez, che fa pena di suo, comunque non è un Atleta, che dovrebbe quella Virilità Mostrare di Resistenza a tutto ciò che possa mettere in discussione il suo Prestigio, la sua Lotta, il suo Agonismo per Superare i suoi limiti, prima di tutto, per Vincere, lealmente, i suoi avversari. Atleta, quindi, dal Latino “Athleta(m)”, dal Greco “Athletès”,derivanti da da”Athlo”, Lotta. E questi frequentatori notturni di taverne, con i quali si presume di ripensare il destino del calcio italiettino e della sua nazionale,  sono, saranno, mai, capaci di Lotta, tra l’altro sfiancati, essendo solo contenitori di sperma, dal sesso a buon mercato e dal fumo e da bevande di ogni sorta? Lotta, Agonismo che non fanno più parte, se mai lo siano stati, della “weltanschauung”, ad esempio, di balotelli, impegnato più che a dare calci a una palla, a coltivare kilogrammi di adipe. Codesti bellimbusti, a loro volta, si fanno, ché dai “media” mitizzati, “influencers” delle nuove generazioni, che frequentano le scuole solo per raccattare diplomi, per esse inutili  e per la Comunità, Costretta dalla Costituzione a investire nel Diritto allo Studio  una buona manciata di euro. L’unica aspirazione, infatti, degli attuali fantoli maschi,  benedetta dai loro maggiori, è  il ”calciatorismo”, per mezzo del quale si hanno tanti soldi e tante femmine e tante macchine veloci e tante vacanze a ibiza; quella delle attuali fantolesse, benedetta dai loro maggiori,  è esercitare il “velinismo”, attraverso il quale, fattesi, adeguatamente, adocchiare, si può in coniugio andare con un palestrato calciatore con tanti soldi, con tante macchine, con tante vacanze a ibiza. E codesti bellimbusti, ancora, con quale, quanta dignità si presenteranno ai loro figli con il corpo, orrendamente, irreversibilmente, deturpato da segni di insania mentale; di quale”curriculum vitae” si potranno con essi vantare,  quale potranno a essi esibire? Quello di aver rubato, grazie alla immensa plebaglia loro plaudente, e dissipato euro, investibili, sanamente, in più nobili Progetti di Razionale Socialità? A ciò che abbiamo considerato, esaminato, criticato, lamentato, aggiungiamo: che nell’incontro con la polonia i pallonari italiettini non hanno scagliato in 90 minuti nella porta avversaria un tiro che è un tiro, ”na cness” nella Lingua bitontina d’ ”antan”; che essi si sono, egregiamente, esibiti in passaggi, lanci imprecisi; che non c’era “Studium” nel loro stare in campo, sì che il Divino Totò avrebbe Esclamato: ”E’ la somma che fa il totale”. Facciamolo, allora, il totale: se dovessimo sommare gli ingaggi annuali, che mancini e il suo “staff” percepiscono dalla”figc”, a quelli dei 14 ibiziani, scesi in campo, a quelli degli ibiziani nullafacenti, situati in panchina, dai loro club sborsati, potremmo con essi, idealmente, iniziare e proseguire i lavori per la costruzione di una significativa Struttura Sportiva, ove ai ragazzi a rischio sia permesso di smaltire il rischio di finire un die tra i cancelli, ognora gracchianti, data la numerosa clientela necessitata di essere  da essi ristretta, di un ostello di stato.

Pietro Aretino, già detto Avena Gaetano

 

 

 

 

 

 

 


Pubblicato il 11 Settembre 2018

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