Cultura e Spettacoli

Spigolature di fatti e misfatti (57)

I giovani sono stati costretti, da tempo immemorabile, ad essere coinvolti nelle innumerabili guerre che gli uomini hanno combattuto contro i loro simili; ad uccidere i loro coetanei e ad essere uccisi da essi, ingabbiati in divise di diversi colori, dalle diverse fogge, simboli delle loro zolle native, chiamate “patrie”,a volte a regime monarchico, a volte a regime repubblicano, a volte a regime repubblicano – democratico, ma tutte fornite di eserciti, con letali arsenali militari, con ministeri che, oggi, per ipocrita pudicizia, si chiamano della ”difesa”, ma ieri, senza eccessive riserve mentali, si chiamavano della ”guerra”.  Insomma, il “tempio di giano”, ognora, in allerta, ché era consuetudine  in roma, ad esempio, è negli “states”: il ”si vis pacem, para bellum”. Abbiamo, appena sopra, detto che da tempo  immemorabile si può riscontrare e raccontare il perenne stato di guerra tra gli uomini sulla “Terra”, tuttavia, la stagione, il momento di esso si può precisare. Invero, a far data dalla “rivoluzione agricola”, cioè da quando minoranze, sparse su tutto il pianeta, s’accorsero che la terra coltivata avrebbe potuto produrre cibo, senza le defatiganti battute di caccia, che forzavano, tra l’altro, a dividere la carne degli animali mattati , equamente, tra tutti coloro che avevano partecipato ad esse, ha inizio la Storia, fatta di sangue, di soprusi, di grassazioni, di sfruttamento, di latrocini, di fame per maggioranze di uomini, di infame sazietà per risicate minoranze di criminali. Minoranze che, al momento della rivoluzionaria scoperta della fertilità dell’”humus” delegate dalle maggioranze, intente, pazientemente, a lavorarlo, a difenderle in arme dagli assalti delle bestie feroci, rivolsero, poi, le arme contro le maggioranze e le obbligarono a una fatica alienata: il frutto degli stenti dei più non sarebbe stato, solidalmente, diviso, anzi sarebbe stato dai pochi  requisito in quanto possessori di micidiali oggetti  capaci di obbligare coloro che ne erano privi a soggiacere a qualsiasi loro comando o”diktat”. Inoltre, le minoranze, sparse su tutto il pianeta, spinte dal’avarizia, iniziarono a bramare, a desiderare, in sanguinaria competizione tra loro, oltre, al di là di ciò che era di tutti all’interno dei territori, degli spazi da loro confiscati con la forza, anche all’interno dei territori, degli spazi da altre espropriati. A supporto, a giustificazione dei loro furti alle maggioranze, le minoranze affidarono alle loro schiere di cortigiani (scribi, intellettuali, giuristi, filosofi, artisti, letterati) il compito di immaginare, sublimandole, idealizzandole, divinizzandole, con le loro opere, creazioni: strutture sociali (le famiglie, gli stati) entro le quali le maggioranze potessero essere meglio addomesticate, addestrate a essere cellule, gerarchicamente, organizzate, per la trasmissione agli affiliati, associati ad esse delle decisioni provenienti dall’alto della loro inappellabile tracotanza; organismi di giustizia penale  che punissero, pubblicamente (ché fossero un campanello d’allarme per tutti le sentenze), con la morte, con pene corporali pesantissime, Tutti Coloro delle maggioranze suddite, che con le loro Azioni, Comportamenti Si fossero Mostrati, Si Mostrassero Disubbidienti alle regole cogenti all’interno delle rispettive famiglie e stati; organismi di giustizia civile che dirimessero i contrasti di varia natura e importanza tra i singoli sudditi, tra le famiglie suddite; infine, sinedri religiosi che  spaventassero i Disubbidienti, i Renitenti alla totalizzante sudditanza nei confronti delle minoranze, cioè gli Amanti della Liberazione e della Libertà, facendo  Loro credere che qualsiasi vissuto in “Terra”, qualsiasi accadimento in/su Essa era voluto da esseri immortali di casa in cielo, ammonendoLi a non mettere in dubbio,a non destabilizzare (oggi, diremmo) ciò che essi avevano disposto. Non per niente coloro che si arrogavano, si arrogano l’onore e l’onere di stare,  di situarsi in mezzo tra il cielo e la”Terra”, tra le maggioranze e gli dei, erano, sono, strettamente, organici alle minoranze, che li coprivano, li coprono di onori e prebende. Essi erano, sono i facitori di oracoli e miracoli, i rettori di templi oracolari, gli aruspici, i sacerdoti, gli indovini. Insomma, dal dì della “rivoluzione agricola”, con l’umanità, follemente, divisa in minoranze assassine, sfruttatrici, detentrici del potere di vita e di morte su Chiunque Si fosse Azzardato a Contestarle, e maggioranze rassegnate a subire ogni tipo di sopruso da parte dei potenti, salvo, poi, grazie (si fa per dire) al nazareno e a maometto, tra i tanti messia, cristi, unti dal signore, a sperare di essere risarcite dei loro patimenti “post mortem” nei paradisi cristiani e nei giardini musulmani, incominciarono a funzionare h 24 “le nozze, i tribunali, le are” e le ex umane belve, diventate uomini di civile crudeltà, incominciarono, foscolianamente, ad ”essere pietose di se stesse e d’altrui”, sì che  “toglievano i vivi/ all’etere maligno e alle fere/ i miserandi avanzi che la natura /con veci alterne a sensi altri destina”.E sorsero tombe e mausolei per eternare, soprattutto, la voglia di morte eroica, dai pedagoghi, dai cattivi maestri somministrata nelle menti immature dei giovani, così, dai latini, chiamati ché, data l’ubertosità dei loro genitali avrebbero potuto implementare di carne da macello le legioni o gli eserciti; data la possanza delle loro braccia e la sveltezza delle loro gambe avrebbero, facilmente, potuto maneggiare le armi e rincorrere, necandoli, i nemici in fuga, giovavano alla repubblica, all’impero, alla democrazia, alla patria, feticci, totem,, spudoratamente, innalzati alla Dignità di Valori, mentre erano contenitori  pieni di tutta la sporcizia e le ambizioni malsane delle classi egemoni,, diffuse in tutto il globo terracqueo, le une contro le altre armate, che usavano, avrebbero usato, ancora usano, gli uni contro gli altri, costretti, persuasi, ammaliati ad armarsi,  i “minus habentes” di esperienze, di conoscenze, di maturità, delle Rivelazioni della Storia. Ad esempio, cicerone, appartenente a una delle più delinquenziali classi in roma, gli “homines novi”, interessati all’espansione imperialistica dell’”urbs”, predicava ai giovani: ”dulce et decorum est pro patria mori (è bello e dolce morire per la patria)”; il Divino Giacomo  poetava, ahimè anch’egli,: ” la vostra tomba è un’ara” e Mercadante musicava versucoli di un certo paolo pola che recitavano:”Chi per la patria muor vissuto è assai”. Pochi i casi di  Giovani nella Storia che Si Rifiutarono di andare a morire e ad uccidere per la patria, per la democrazia, per la repubblica: Li Troviamo agli inizi della prima guerra mondiale nel 1914 in italia e in austria, erano Socialisti, che a vittorio emanuele III e a francesco giuseppe avrebbero rivolto, se avessero potuto, un sonoro sberleffo  in faccia, se non altro di più demistificante della, da loro mai riconosciuta, sovranità; Li troviamo in varie zone del fronte occidentale della prima guerra mondiale. Infatti, alla vigilia di natale e dello stesso giorno di natale del 1914 un gran numero di Soldati provenienti da unità tedesche e britanniche (nonché, in misura minore, da unità francesi) Lasciarono, spontaneamente, le trincee per IncontrarSi nella terra di nessuno, per Fraternizzare, Scambiarsi cibo e “souvenir”. Se, forse, fossero stati più Coraggiosi, avrebbero deposto le armi, ma gli Episodi di Fraternizzazione con il supposto, presunto nemico furono giudicati, negativamente, dai supremi, diciamo, comandi e, severamente, proibiti per il futuro. Bisognava procrastinare, prolungare le battaglie e la guerra, altrimenti le lobby delle armi, i destinatari delle commesse di stato, come gli agnelli, collusi con i politici guerrafondai, come avrebbero potuto versare nei cessi gli esiti mefitici delle cibanze luculliane, acquistate col sangue di tanti Poveri Figli di Mamma, Nati per Vivere, mentre, di contro, miliardi di Essi nel corso di milioni di secoli nacquero per morire, Onorati dal Silenzio, Mosso dal Tempo che Scorre. Il V Comandamento (Es 20,13) Proclama: ”Non uccidere”, non ci sono, quale che sia il campo ideologico o politico in cui, spesso per caso, i giovani vengono a posizionarsi, cause giuste che possano, debbano spingerli a imbracciare le armi per uccidere un coetaneo Fratello, disposto, a sua volta, ad uccidere o a morire, magari inconsapevolmente, per motivazioni, latinamente, ingiuste, eticamente, riprovevoli, in quanto non c’è Famiglia che non sia Quella Umana; non c’è  Casa che non sia la ”Terra”, non c’è Patria, Stato, Nazione che non Meriti di Essere Difesa e Tutelata, che non sia la “Terra”. La Pace si Conquista e Si Conserva con la Conoscenza: “gnothi seauton” Raccomandava l’oracolo di delfi; se ogni uomo si Sforzasse di Conoscere se stesso,, finalmente, si convincerebbe che i miliardi di uomini, che hanno solcato, solcano, solcheranno il Tempo e la Spazio vitale erano,sono, saranno tutti, similmente, fatti e dovevano, devono, dovranno essere, ugualmente, beneficiari delle risorse, delle ricchezze della “Terra”. Meno piazze e meno piazzate, e più Studio, più Dimestichezza, Commercio con la Bellezza, Quella della Natura e Quella Creata dai Grandi, che alla Ricerca di Essa Si Votarono. I giovani non hanno altro di cui armarsi, se non della Conoscenza e della Bellezza. “…fatti non foste….”, non c’è altra alternativa a quell’ irrevocabile, ineludibile non ”foste”, se non l’invettiva, se non la definizione, bestialmente, predicativa dell’uomo, che Hobbes Scagliò contro l’uomo. Ahi, lorenzo orsetti, se invece del fucile, per diventare un assassino per una causa giusta, avessi preso un Libro in mano, gli stronzi non starebbero,ora, ad esaltare, ipocritamente, il tuo inutile eroismo. Per parafrasare Brecht, sempre attuale, “vae” ai quei tempi, a quelle società, a quegli inetti d’Intelletto che traslano al martirio degli ingenui l’incomodo per loro di salvare il mondo. Qualcuno potrebbe obiettarmi:  in queste Parolette, che sanno tanto di Utopia, le tue Ricette per un Beato, Pacificato Futuro tra gli uomini? E behh, Eugenio Montale,così, a siffatte obiezioni Replicava: ”Non domandarci la formula che mondi possa aprirti/sì qualche storta sillaba e secca come un ramo. Codesto solo oggi possiamo dirti,/ ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”. “Intelligenti…”.

Pietro Aretino, già detto Gaetano Avena


Pubblicato il 26 Marzo 2019

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