Spoliazione dei monumenti, anche gli Antichi…
Prima di Cristo Taranto si fregiava di un imponente tempio dedicato al culto di Poseidone. Di quella meravigliosa traccia lasciata dall’Ellade avanzano solo due colonne. Quei poveri ruderi testimoniano anche un’altra cosa. In passato, a danno di monumenti e tombe, esisteva una pratica tanto frequente quanto esecrabile, per fortuna oggi inconcepibile : il reimpiego dei materiali in edilizia. Premesso che le invasioni barbariche hanno influito in misura minima sulla distruzione del patrimonio architettonico dell’antichità (quella gentaglia cercava solo oro e gente da schiavizzare), quando un edificio di proprietà pubblica o privata cadeva in abbandono, era la norma che squadre di operai si presentassero a staccare rivestimenti in marmo, tavelloni, basole, fregi, tegole, mensole e qualunque altro elemento potesse essere asportato ed impiegato in edifici di nuova costruzione. Quest’opera di ‘alleggerimento’, cui è in parte imputabile il collasso di edifici già in degrado, ha una doppia spiegazione, ideologica e pragmatica. Il punto di vista ideologico vede nel reimpiego una forma di riappropriazione del passato cui non è estraneo il piacere di trattare elementi scultorei o architettonici tratti da monumenti di imperi o dinastie precedenti come ‘spoglie’ di nemici vinti. Si pensi all’uso che la Chiesa ha fatto, nell’edificare duomi, santuari e cattedrali, di fusti, capitelli e basi provenienti da edifici greci e romani allo scopo di sottolineare il personale trionfo sul passato pagano. Il punto di vista pragmatico, invece, mette in evidenza l’economicità del riutilizzo di elementi già pronti rispetto alla produzione di nuovi materiali. I due aspetti, comunque, non si escludono a vicenda e ogni singolo caso va valutato alla luce del contesto storico di appartenenza. Tornando al tempio tarantino, alle spoliazioni cominciate in età post-antica ha fatto seguito in era cristiana l’inglobazione dei ruderi nei perimetri della Chiesa della SS. Trinità, del cortile dell’Oratorio dei Trinitari, di Palazzo Mastronuzzi e del Convento dei Celestini. Nel 1700 erano ancora visibili dieci spezzoni di colonne, ma furono rimossi e andarono dispersi durante il rifacimento del convento nel 1729. Altri reperti andarono dispersi con la successiva demolizione del convento nel 1926 e della vicina chiesa nel 1973. Tutto ciò porta ad una curiosa riflessione : questo tanto bistrattato Uomo dell’era globale, pur reo di aberrazioni architettoniche, si sta mostrando verso le vestigia del passato più sensibile e attento del suo predecessore dell’era medievale e rinascimentale.
Italo Interesse
Pubblicato il 2 Marzo 2018