Cultura e Spettacoli

Sposarsi? Piuttosto la fuga

Dati di recente diffusi dall’Istat e che taluni (è sempre una questione di punti di vista) giudicano ‘allarmanti’ dicono che in Italia l’istituto delle nozze è in crisi. Non bastasse l’aumento dei divorzi, sono in fortissimo calo i matrimoni sia civili che concordatari. A momenti sono più numerosi i (pochi) nuovi nati che le coppie coniugate. Per fortuna degli adulti, oggi, avere l’anulare sinistro affrancato da segni di riconoscimento non è più disdicevole. Ma nell’Ottocento, ai tempi di Gogol, era dura per celibi e nubili conservare la libertà e scansare gli strali del prossimo. Il che faceva il gioco dei mediatori coniugali, figure untuose che vivevano di ‘provvigioni’. E’ il caso di Feckla, la quale in ‘Il matrimonio’ fa di tutto perché il reticente Podkolysin sposi l’ambita Agafya ; la bieca mezzana fallisce, ma Kochkaryov, amico del promesso sposo, induce Agafya a innamorarsi di Podkolysin, che però, pur preso dalle grazie della fanciulla, finisce col darsi alla fuga. Feckla non è il personaggio principale dell’opera di Gogol, però diventa tale nell’adattamento di Salvatore Tramacere messo in scena da Cantieri Koreja e che sabato scorso è stato portato in scena al Kismet. Tramacere (che dell’operazione cura anche la regia) modernizza la figura di Feckla : La donnetta intrigante di ieri, tanto svelta e maliziosa evolve in una sensale mediatica da salotto tv. Intorno a questa donna che si rivela ben più falsa, volgare e ruffiana del suo archetipo (si pensi a una cosa a metà strada fra la De Filippi e la Carrà) si agita un mondo di donne e uomini ridotti in solitudine e instradati verso una dimensione distorta della speranza. Uomini e donne culturalmente abbrutiti e che a questa solitudine cercano scampo mettendo in piazza panni che, lindi o lerci, il buongusto e la dignità suggerirebbero di tenere celati. Questa mancanza di ritegno, questa libidine dello sbracamento, questo culto osceno della spettacolarizzazione del sentimento giustifica il crescendo drammaturgico. Nel corso dei suoi novanta minuti, fra costumi, luci, effetti e movimenti lo spettacolo poco a poco s’inerpica, si avvita, si accende. All’apice del parossismo, sembra prossimo a scappare di mano, a decadere nella caricatura di sé stesso, ad assumere fattezze da blob e abbattersi come uno tsunami sulla platea. Ma è tutto calcolato. Tramacere ferma l’esagerazione sul ciglio del vuoto e all’apoteosi conferisce senso formativo. In scena i bravi Francesco Cortese, Giovanni De Monte, Carlo Durante, Erika Grillo, Anna Chiara Ingrosso, Emanuela Pisicchio, Fabio Zullino. – Prossimo appuntamento Kismet sabato 22 novembre con ‘Un bès – Antonio Ligabue’ (Teatro dell’Argine). Uno spettacolo di e con Mario Perrotta.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 20 Novembre 2014

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