Primo Piano

Stabilizzazioni sanità, la necessità di stabilire criteri chiari

Un fiume in piena di felicitazioni, auguri e soddisfazione straripante, dopo la notizia delle oltre tremila stabilizzazioni nel settore della sanità pugliese. Aspettando delibere e determinazioni dei servizi regionali e delle aziende sanitarie locali competenti, però, c’è chi, come il consigliere regionale Paolo Pagliaro (La Puglia Domani) getta acqua sul fuoco, chiedendo chiarezza. “Accogliamo con favore la tanto attesa stabilizzazione degli operatori sociosanitari precari della sanità pubblica da parte della Regione Puglia, ma chiediamo massima attenzione a rispettare i diritti e le priorità di tutti, senza figli e figliastri e senza corsie di soprasso. In particolare per quelli che hanno prestato servizio durante l’emergenza Covid, sollecitiamo l’impegno dell’assessore Rocco Palese e del direttore del dipartimento Promozione della Salute, Vito Montanaro, affinché sia premiato il loro sacrificio”. Andiamo ai fatti: nel 2018 fu indetto un concorso unico regionale a tempo indeterminato per 2445 operatori socio/sanitari e dopo il loro ingresso in servizio, vincitori del concorso, le Asl pugliesi – durante il periodo pandemico – hanno assunto altri operatori, attingendo dalla graduatoria del personale con contratto a tempo determinato risultato idoneo al ‘concorsone’. La maggior parte di questi operatori ha avuto due contratti a tempo determinato (4 mesi + 4 mesi) che, allo scadere della seconda proroga, non sono stati rinnovati per poter consentire l’assunzione di altro personale, anch’esso a termine, attinto dalla medesima graduatoria e collocato in posizione inferiore. Ma andiamo avanti. Con delibera di giunta del 15 giugno scorso, la Regione Puglia ha avviato la procedura di stabilizzazione per il personale in possesso dei requisiti della legge Madia e per gli operatori con anzianità di servizio di 18 mesi, di cui almeno 6 nel periodo fra il 31 gennaio 2020 e il 30 giugno 2022. Due giorni fa la giunta regionale ha proposto finalmente di avviare le stabilizzazioni, lasciando ai direttori generali delle Asl e degli enti del servizio sanitario regionale la facoltà di prorogare fino a 36 mesi i contratti attualmente in essere. Ma, se venisse attuata questa proroga per gli oss a tempo determinato attualmente assunti, si escluderebbero di fatto tutti quelli non più in servizio perché rimasti a casa per la mancata proroga dopo il secondo rinnovo (4+4 mesi), benché collocati in graduatoria in posizioni più alte rispetto ai colleghi. E non va dimenticato che si tratta di operatori che hanno superato un concorso pubblico ed hanno prestato servizio nel pieno della pandemia, per poi lasciare il loro posto ai colleghi in modo da consentire a tutti di lavorare. Ma ad oggi, proprio loro sarebbero penalizzati ed esclusi dalla possibilità di stabilizzazione. Ecco, infine, l’appello di Pagliaro all’assessore Palese e al direttore Montanaro perché si stabiliscano “”…criteri equi e chiari per le procedure di stabilizzazione, tenendo conto dei diritti acquisiti dai lavoratori per meriti e anzianità, senza alimentare una guerra fra poveri. Si ricominci quindi a scorrere la graduatoria del concorsone unico regionale dal principio, e la si proroghi fino al 31 dicembre 2023””.

Francesco De Martino


Pubblicato il 15 Dicembre 2022

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio