Primo Piano

Stadi ‘sicuri’ e morte del calcio

 Prima di Bari-Padova un giovane è stato fermato agli ingressi della Curva Nord dove cercava di entrare ‘armato’ di tre bombe carta. Dubitiamo che il tipo volesse fare una strage, ma mezzo chilo di tritolo non trova giustificazione dentro uno stadio. Gli stadi sono diventati polveriere, basta poco ed è strage. In Egitto, a Port Said al termine di una partita tra la squadra locale dell’Al Masry e l’Al Ahly del Cairo è scoppiata una maxi rissa. Settantatre morti insegnano tre cose : Che non è più il caso di pronunciare la parola sport, che non esistono stadi sicuri e che i grandi assembramenti nel nome del calcio sono da scansare. Ma gli ostinati di casa nostra ribadiscono che bastano stadi “sicuri”, come quello della Juventus per esempio. Chissà in tempi di magra dove andare a prendere gli stramiliardi necessari. A che pro, poi, se con l’avvento delle pay tv gli impianti non si riempiono più? A Bari addirittura si è parlato di scomodare Renzo Piano perché rimoduli il suo ‘capolavoro’ (il San Nicola) eliminando l’anello inferiore per avvicinare il pubblico alla squadra. Ma se il Bari precipita in C2 per fallimento o per effetto del calcio scommesse, ‘chi’ avvicinare e a cosa, e in quale prospettiva? Cerchiamo di portare rispetto al denaro pubblico e che quei fondi destinati alle discipline d’esercizio fisico privilegino l’aspetto formativo (ma quali Olimpiadi di Roma del 2020) piuttosto che i mega interessi dell’industria del mattone. A Bari nessun tifoso è morto sugli spalti e in Italia drammi di questo tipo avranno avuto luogo non più di un paio di volte. Comunque, tenendo conto del clima di tensione sociale, tragedie come quelle egiziana possono verificarsi anche da noi. E allora che fare, disporre come qualcuno ha proposto la chiusura degli stadi e giocare ogni partita a porte chiuse davanti ad un centinaio di cronisti ed un pubblico virtual televisivo? Ma i fanatici e i violenti restano tali qualunque misura si adotti. Un Bari-Lecce a San Nicola blindato richiamerebbe ugualmente intorno allo stadio branchi di ultras nemici più pericolosi che sugli spalti. Le forze dell’ordine non rimarrebbero a guardare…  Non è il caso di stuzzicare uomini ogni giorno di più sotto pressione, al centro di polemiche feroci innescate da due recentissimi e ‘scomodi’ film : ‘Acab’ e ‘Diaz. Don’t clean up this blood’. La prima pellicola, di Stefano Sollima, ritrae il quotidiano di tre celerini. La seconda, di Daniele Vicari, si sofferma sull’irruzione della polizia alla Scuola Diaz di Genova durante il G8 del 2001. Durante la partita di fine campionato dell’ultima promozione del Bari ricordiamo la folla sghignazzare all’indirizzo dei celerini e dar loro la baia per il fatto di non riuscire a impedire ai tifosi di scavalcare barriere inefficaci e invadere (festosamente) il terreno di gioco. Ma se quegli agenti avessero avuto il comando di affrontare ‘tecnicamente’ la situazione? Andò di lusso a molti.
 
Italo Interesse
 


Pubblicato il 4 Febbraio 2012

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio