Stanco e deluso l’insorto non oppose resistenza
All’alba del 28 novembre di 151 anni fa nella piazza di Potenza un plotone di bersaglieri giustiziava il ventisettenne Cosimo Mazzeo, detto Pizzichicchio. Era nato in Puglia a San Marzano di San Giuseppe il 13 gennaio 1837. La sua è storia esemplare della condizione in cui si trovarono molti reduci del disciolto esercito del Regno delle Due Sicilie. Improvvisamente privato di una paga e della possibilità di essere assorbito dalle forze del neonato Regno d’Italia, subito guardato con sospetto dalla nuova Autorità, che nei reduci borbonici voleva vedere solo potenziali nemici, anche il Mazzeo dovette darsi alla macchia. Raccolti attorno a sé altri disgraziati, Pizzichicchio divenne capo di una banda che subito incontrò il consenso del detronizzato Francesco II (rifugiatosi a Roma, il Borbone contribuiva con elargizioni al sostentamento di queste formazioni di insorti). Durante il periodo caldo del cosiddetto brigantaggio post-unitario Mazzeo fu particolarmente attivo nel barese, nel brindisino e nel tarantino, dove collaborò con le formazioni ‘resistenti’ al comando delle più temute figure dell’epoca : il Sergente Romano, Laveneziana, Ninco Nanco e Crocco. Come molti suoi ‘colleghi’ ebbe fama di uomo spietato nei confronti di liberali e possidenti e generosissimo invece verso gli oppressi da questi ultimi. La sua epopea (che annovera la presa di Carovigno, di Erchie e di Cellino San Marco) fu di breve durata. Nel 1863, al declinare della resistenza legittimista, Pizzichicchio si rifugiò nelle boscaglie del paese natale senza tuttavia rinunciare all’azione. Nel corso di una delle sue scorribande (che quasi sempre consistevano nel depredare masserie e ricattare persone facoltose) la sua banda ebbe un conflitto a fuoco con la Guardia Nazionale ; nella scaramuccia cadde il Capitano della Guardia, Antonio Ceneviva. Immediata la reazione dell’Autorità che inviò in zona un contingente di novanta uomini. Lo scontro, inevitabile, avvenne alla masseria Belmonte, dove Mazzeo e i suoi uomini si erano asserragliati. Carabinieri e Guardie provarono a lungo a stanare i rivoltosi. Non riuscendovi ricorsero all’astuzia : Finsero di ritirarsi. Mazzeo allora comandò una sortita offensiva, sicuro di trionfare. Ignorava che gli avversari, i quali avevano previsto la sua mossa, lo aspettavano al varco. Nella seconda scaramuccia, la banda venne sgominata. A stento Pizzichicchio si salvò. Costretto a vita errabonda e solitaria, riuscì a scansare l’arresto sino al gennaio del 1864. Lo scovarono i Carabinieri al comando del Capitano Donato De Felice nei pressi della masseria Ruggeruddo. Stanco e deluso, Mazzeo non oppose resistente. Subito tradotto a Potenza, venne sommariamente processato e quindi passato per le armi.
Italo Interesse
Pubblicato il 28 Novembre 2015