Cultura e Spettacoli

Stefano Paterano, l’ultimo bizantino

Chi osservi la Basilica di San Nicola resta colpito dall’aperta mancanza di simmetria della facciata, resa singolare dalla presenza di due non allineate torri. A quella orientata verso nord e poggiante su un vano vuoto e che qualcuno ha voluto chiamare Torre delle Milizie, si contrappone la Torre Campanaria. che conserva una campana della seconda metà del Cinquecento. Estranee nella linea tozza al disegno romanico del tempio, le torri si presentano differenti l’una dall’altra anche quanto a dimensioni. Ciò è conseguenza del fatto che il tempio sorge là dove si ergeva in precedenza tutt’altro fabbricato, di cui erano avanzate quelle due torri. E torri così massicce si giustificano solo nel contesto architettonico di tutt’altro tipo di struttura : una struttura fortificata. Stiamo parlando del Palazzo o della Corte del Catapano,  massimo rappresentante del potere bizantino nell’Italia meridionale. Il Catapanato d’Italia venne istituito nel 969 con Eugenio (fonte : Chronicon Salernitanum, 175-176). A Eugenio succedettero altre trentatre figure, l’ultima delle  quali fu Stefano Paterano, che fu Catapano mentre sul trono di Bisanzio sedeva Romano IV Diogene. Con la sua cacciata, avvenuta nel 1071 ad opera di Roberto il Guiscardo al termine di un sanguinoso assedio durato tre anni, Bisanzio abbandonò definitivamente l’Italia consegnandola ai Normanni. E qui le fonti, già piuttosto avare, divergono : alcune vogliono che il Guiscardo donasse il palazzo del Catapano all’arcivescovo Ursone e che lo stesso palazzo andasse poi distrutto nel corso di una ribellione (i baresi rivendicavano libertà ‘comunali?). Altre fonti vogliono invece che il popolo barese, sollevato dalla fuga dei bizantini, scatenasse la rabbia repressa accanendosi contro quel simbolo di potere. Di qui, prima il saccheggio e poi la devastazione. La distruzione non fu totale, avendo risparmiato come si è visto le due torri. Forse, non toccati dal fuoco, erano rimasti in piedi alcuni muri perimetrali. E’ possibile allora che l’insufficienza dei fondi e l’urgenza di elevare un tempio che custodisse le ossa di San Nicola fino a quel momento collocate provvisoriamente presso il monastero di San Benedetto abbia suggerito agli architetti incaricati di elevare la basilica di adattare il disegno della stessa alle caratteristiche architettoniche di quanto sopravvissuto del Palazzo del Catapano (pratica, questa, assai, diffusa nel mondo antico). Quanto all’aspetto di quel Palazzo, le due torri infondono l’idea di una costruzione imponente, dal disegno cupo, quasi intimidatorio, immagine perfetta di un potere avido di tributi, insensibile anche alle esigenze primarie di un popolo di ‘colonizzati’.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 26 Luglio 2019

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