Cultura e Spettacoli

Stivati come bestie, gli schiavi cristiani

Intorno all’868 il monaco Bernardo (proveniente da un monastero francese di cui si ignora il nome) compiva un pellegrinaggio in Terrasanta. Partito da solo, Bernardo ‘reclutò’ per strada due compagni di viaggio : Teomondo e Stefano, anch’essi monaci, il primo proveniente dal monastero di S. Vincenzo al Volturno e il secondo dalla Spagna. Ricevuta a Roma da Papa Nicola I la benedizione e il ‘permesso’ di recarsi in visita ai ‘loca sancta’, i tre pellegrini s’incamminarono verso la Puglia. La prima tappa fu il Santuario di San Michele Arcangelo. Lasciato il Gargano, dopo un percorso di “centocinquanta miglia” i viaggiatori giunsero a Bari, “la città dei Saraceni”, allora nelle mani dell’emiro Sadwan. Dal capo di quello che di fatto fu un piccolo stato musulmano indipendente, Bernando e gli altri ottennero il permesso di proseguire il viaggio su navi saracene, muniti di salvacondotti da presentare agli emiri di Alessandria e del Cairo. Tali salvacondotti, concessi dietro pagamento di una imposta che possiamo ritenere ragionevole, fungevano da documenti di riconoscimento, giacché i tre viaggiatori vi erano minutamente descritti (“notizia vultus nostri veli iteniris exponebat”). Giova qui osservare come il comportamento di Sadwan a cui ci si rivolge senza timore e che senza trattare il prossimo da infedeli  provvede a che tutto vada a buon fine contrasta col modello del saraceno crudele e violento,spregiudicato e sacrilego tanto caro a certa aneddotica dell’epoca  (esemplare il ritratto negativo che di Sadwan fa Erchemperto, l’anonimo cronista di Montecassino). Usciti da Bari, i monaci proseguirono verso Taranto, ultima tappa del tratto pugliese del viaggio. In porto c’erano sei navi che trasportavano schiavi cristiani provenienti da Benevento. Bernardo indica in novemila il numero di quei disgraziati, un numero senza dubbio esagerato essendo inconcepibile che anche la più capace delle galee del tempo potesse accogliere 1.500 persone, sia pure stivate come sardine. Ma piuttosto che di un errore, Francesca Sivo in ‘Puglia mitica’ (di AA.VV. – Levante 2012) parla a tale proposito di “espediente retorico inteso a enfatizzare  col il ricorso all’iperbole la drammaticità della situazione”. E’ probabile che si trattasse degli stessi cristiani catturati da una ciurma di Saraceni provenienti da Bari nel corso della grande razzia effettuata nell’Italia meridionale durante la Quaresima dell’867 e di cui dà notizia la ‘Chronica Monasterii Casinensis. Quattro di quelle navi erano in partenza, due per la Siria, le altre per l’Africa. A bordo di una di quest’ultime si imbarcarono i pellegrini che dopo trenta giorni di navigazione giunsero ad Alessandria. 

Italo Interesse


Pubblicato il 15 Gennaio 2013

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