Storico accordo di filiera per la diffusione dell’olio pugliese sul mercato nazionale
E’ stato sottoscritto giovedì scorso un accordo di filiera tra Coldiretti, Unaprol, Federolio e Fai (Filiera agricola italiana)Spa, per imbottigliare e commercializzare sul mercato nazionale un quantitativo di 100mila quintali di olio extravergine di oliva da produrre in Puglia nella prossima annata olivicola 2018-2019. Un contratto di filiera del valore di oltre 50 milioni di euro che coinvolge le principali aziende confezionatrici italiane di olio d’oliva e che consentirà di mettere a disposizione dei consumatori nazionali di extra vergine, sugli scaffali della Gdo (Grande distribuzione organizzata), ben 2 bottiglie su 3 (dei marchi presenti) di olio nazionale e, in particolare, pugliese. A dare la notizia è Coldiretti-Puglia che, con una nota, ha informato dell’iniziativa, facendo presente che trattasi di un “evento” quasi storico per il settore. Infatti, come è noto, da tempo sul mercato interno più di due terzi delle confezioni di olio d’oliva in vendita al dettaglio è di produzione comunitaria (Spagna, Grecia e Portogallo). O, forse peggio, extracomunitaria (Tunisia, Siria e Marocco). Perciò, ha commentato il Presidente pugliese di Coldiretti, Gianni Cantele, l’intesa “E’ una boccata d’ossigeno per il settore olivicolo pugliese, piegato dal maltempo degli ultimi mesi e dalla Xylella”.Secondo quanto reso noto dalla stessa associazione di agricoltori, si tratta del più grande contratto di filiera per l’olio “Made in Italy” di sempre, che partirà dalla campagna olivicola 2018-2019 ed avrà durata pluriennale, con l’obiettivo di dare certezza sulla provenienza nazionale del prodotto e, quindi, diffusione dell’olio d’oliva 100% italiano, ma anche di stabilizzare le condizioni economiche di vendita sul mercato dell’olio extra vergine d’oliva nazionale. Nell’accordo, infatti, è prevista una soglia minima di prezzo sufficiente a coprire tutti i costi economici di produzione e la tracciabilità di filiera, con delle maggiorazioni anche in base a parametri qualitativi e necessarie a garantire almeno i margini minimi di guadagno per i produttori di olive e trasformatori, che in tal modo dovrebbero essere, in teoria, al riparo da concorrenza sleale e bieche mano speculative di mercato. Ma l’intesa, per Cantele, è anche “una risposta concreta alla storica carenza di un vero sistema di filiera che Coldiretti è riuscita a colmare”, in quanto nel comparto olivicolo ed oleario – ha spiegato il presidente di Coldiretti-Puglia – “la parte agricola è sempre stata forte nella produzione e debole sul mercato e che ha visto nel corso dell’ultimo decennio le importazioni complessive di oli di oliva in Puglia crescere rapidamente, nonostante questa sia la regione più olivicola d’Europa”, aggiungendo: “Gli oli stranieri vengono importati principalmente da Spagna, Grecia e Tunisia, acquistati a prezzi più bassi rispetto al prodotto regionale e utilizzati per ‘costruire’ blend con oli regionali. Gli oli di oliva stranieri percorrono centinaia di chilometri in nave e/o in autobotti che non solo contribuiscono all’emissione di CO2 nell’atmosfera, ma proprio per le condizioni di trasporto si degradano”. Il progetto promosso da Coldiretti è di realizzare una filiera agricola italiana per difendere la produzione, garantire un utilizzo sostenibile del territorio, valorizzare la distintività, assicurare la giusta distribuzione del valore tra tutte le parti della filiera, ricostruire un’identità del sistema Paese e riconquistare quote di mercato. Poi, nella stesa nota, il direttore di Coldiretti-Puglia, Angelo Corsetti, ha dichiarato: “Nei primi mesi del 2018 la Puglia ha visto crescere le esportazioni di olio dell’11,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, dove a sostenere la domanda mondiale sono certamente gli effetti positivi sulla salute, associati al consumo di olio di oliva provati da numerosi studi scientifici, che hanno fatto impennare le richieste di quel segmento di popolazione che nel mondo è attento alla qualità della propria alimentazione”. “Gli oli d’importazione – ha rilevato inoltre Corsetti – vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri”. Coldiretti-Puglia nella nota ha infine ricordato che la Puglia detiene un patrimonio di 60 milioni di ulivi spalmati su una superficie di 383.650 ettari, con una Plv (Produzione lorda vendibile) del comparto olivicolo-oleario pari al 20% della totale Plv del settore agricolo, per un valore di 600 milioni di Euro, così come il comparto partecipa alla composizione del Pil (Prodotto interno lordo) dell’intera ricchezza regionale per il 3%. Lo scorso anno,nel mondo sono stati consumati complessivamente 2,95 miliardi di chili di olio d’oliva, la metà dei quali nei Paesi dell’Unione europea, con la vetta della classifica conquistata dall’Italia con 557 milioni di chili, seguita dalla Spagna con 470 milioni di chili. In Italia – ha rivelato ancora Coldiretti, sulla base di un’indagine Ismea – 9 famiglie su 10 consumano olio d’oliva tutti i giorni, secondo uno stile alimentare fondato sulla dieta mediterranea che ha consentito al Belpaese di conquistare primati mondiali di longevità, tanto che la speranza di vita degli italiani è salita a 82,8 anni, ossia 85 per le donne e 80,6 per gli uomini.Da non dimenticare, poi, che a incidere finora negativamente sullo stato di salute del comparto olivicolo ed oleario nazionale, oltre ai cambiamenti climatici, sono stati l’aumento delle contraffazioni a scapito del “Made in Italy”, la prepotenza sul mercato di potenti multinazionali straniere che dettano politiche dei prezzi a scapito della qualità e della istintività e, da ultimo, l’invasione di olio tunisino, a seguito della decisione dell’Ue di consentire, nel 2016, importazioni aggiuntive per circa 35 mila tonnellate l’anno di olio d’oliva dal Paese nordafricano a dazio zero. Un incremento, quest’ultimo, di importazione di olio extracomunitario che ha danneggiato soprattutto l’Italia, perché già da anni la Ue importa sistematicamente senza dazi dalla Tunisia ben 57 mila tonnellate di olio d’oliva l’anno. Incremento che – come è noto – la Commissione di Strasburgo vorrebbe paradossalmente ed assurdamente prorogare per un altro biennio (2018-2019). Governo italiano permettendo!
Giuseppe Palella
Pubblicato il 30 Giugno 2018