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Storie di ordinario degrado sul litorale di Palese e Santo Spirito

Un’altra estate è appena iniziata, ma sulla costa nord di Bari, quella che parte dall’ex “Tiro a volo” militare a fianco di via Cola Di Cagno, a Palese, e giunge fino al Lido Lucciola di Santo Spirito, cioè al confine con il territorio di Giovinazzo, il desolante panorama di ordinario degrado del litorale è pressoché immutato nel tempo. Anzi, negli ultimi quindici anni la situazione costiera di Palese e Santo Spirito è peggiorata notevolmente rispetto al passato, quando l’unico serio intervento effettuato dal Comune di Bari, dopo altri decenni di abbandono e trascuratezza della costa a nord del capoluogo, avvenne tra il 2001 ed il 2003 con il rifacimento di circa due chilometri del Lungomare di Palese, nel tratto compreso tra via Di Cagno e viale Vittorio Veneto, all’altezza – per l’esattezza – del porticciolo di Palese. Da allora più nulla, se non qualche sporadica ed inevitabile attività di piccola manutenzione, per evitare che lo stato dei luoghi potesse degradarsi ancor di più di come si presenta oggi giorno ed assumere, quindi, uno stato anche più spettrale di quello attuale. Ma vediamo di fare un po’ il punto della situazione lungo questo tratto di costa periferica barese che si estende complessivamente per circa sette chilometri sul territorio del V Municipio si decentramento amministrativo di Bari. Partendo dall’innesto di via Di Cagno sul Lungomare, la prima cosa che balza agli occhi di un osservatore è lo stato di trascuratezza delle ringhiere di affaccio sul mare e delle paline dei lampioni poggiati sul muretto che si estende infra-balaustre lungo la costa, fino al porto di Palese. Infatti, la ruggine su dette strutture metalliche la fa da padrona soprattutto alla base delle stesse, dove i rischi per i bambini, ma anche per gli adulti, di una possibile infezione da tetano  nel caso dovessero raschiarsi a contatto con una delle ringhiere arrugginite, è molto alto. Ma la situazione di abbandono del lungomare palesinio la si nota anche dallo stato dei pochi e striminziti alberi dislocati lungo il marciapiede che fiancheggia il parapetto costiero. Però, il primo vero colpo d’occhio negativo su quel tratto di lungomare lo si riscontra in prossimità del ristorante “Lo Scoglio”, dove quasi in corrispondenza di quest’ultimo, sul lato terra, si nota il rudere spettrale di quello che fino a metà degli anni Novanta del secolo scorso era l’edificio che ospitava l’Ostello della gioventù, all’epoca di proprietà dell’Azienda di soggiorno e turismo di Terra di Bari. Proseguendo verso il porticciolo, sul lato mare c’è poi la piattaforma alquanto malridotta su cui fino ad un decennio fa sorgeva lo storico ristorante “Da Tommaso”. Poco più avanti, sempre sul lato mare, c’è la struttura dell’ex ristorante “L’Ancora”, anch’essa da qualche settimana ridotta ad un rudere, a seguito di un incendio presumibilmente doloso, che ha fatto svanire la speranza di un’apertura in tempi rapidi dell’attività interrotta qualche anno fa dal concessionario che lo aveva gestito quell’immobile sulla costa per oltre un quarantennio. Ora, per i palesini, la speranza è che il Comune prima di riaffidarlo ad un nuovo concessionario si attivi almeno per allargare la carreggiata stradale in corrispondenza del prospetto dell’ex ristorante andato in fiamme qualche settimana fa, facendo arretrare nel rifacimento dell’immobile la parte di struttura che, per pochi metri, fa in quel punto da imbuto al lungomare. Altro desolante spettacolo è quello dei due moli e dell’area di scivolo del porto di Palese. Anche qui interventi straordinari ed ordinari del Comune praticamente zero da diversi decenni, compresi i mancati dragaggi che hanno reso il bacino portuale più un fondo vasca marino anziché un fondale per approdo barche e natanti. Ma è sul tratto di lungomare tra Palese e Santo Spirito che si concentra il maggior numero di strutture commerciali in abbandono. Infatti, subito dopo il porto di Palese, proseguendo verso Santo Spirito, sul lato terra, quasi in corrispondenza del lido “La Baia” si incontra il rudere dell’ex hotel Poseidon. Alcune decine di metri più in là, dal lato mare, prima del lido Moretti e de “Il Titolo”, ecco comparire un altro rudere ancora: l’ex ristorante “La vela 2”. Mezzo chilometro dopo il Titolo, sempre in direzione Santo Spirito, non passano inosservate altre due strutture a mare non più in attività ed in evidente stato di abbandono: l’ex ristorante “La Barcaccia” e lo stabilimento di stabulazione e deposito di frutti di mare della “Mitil Adriatica srl”. Quest’ultimo, nonostante chiuso da anni, non è stato finora oggetto, da parte del Comune, di alcuna iniziativa atta ad eliminare un inconveniente di restringimento della carreggiata stradale, analogo a quello presente in corrispondenza del citato ex ristorante “L’Ancora”. E prima di giungere alla curva da cui ci si immette nell’area antistante il porto di Santo Spirito, sempre sul lato mare, un altro rudere costiero arricchisce, se così lo si può definire, la locale costa periferica di Bari. La struttura in evidente stato di degrado ed abbandono, in questo caso, è quella dell’ex ristorante “Il Galeone” (in precedenza “Verde mare”). E’ questa, al momento, è l’ultima del già lungo elenco innanzi citato. Ed i cittadini del V Municipio sperano anche che nei prossimi anni ad esse non se ne aggiungano altre di strutture sul mare ridotte a ruderi. Ciò che è certo, invece, che le Amministrazioni comunali baresi succedutesi negli ultimi quindici anni per Palese e Santo Spirito hanno solo saputo assistere e, quindi, contribuire ad un lento ed inesorabile degrado delle attività e delle attrattive lungo questo tratto di costa, mentre come è noto – tutta un’altra storia è stata per la costa barese compresa tra Torre a Mare e San Girolamo e Fesca. Ora, infatti, dal riconfermato sindaco Decaro molti baresi si aspettano per la nuova giunta comunale anche l’istituzione di un “Assessorato del mare”. Invece per Palese e Santo Spirito, di questo passo, sarebbe forse più opportuno che il Primo cittadino barese pensasse piuttosto all’istituzione di un “Assessorato ai ruderi sul mare”.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 19 Giugno 2019

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