“Schola magistra vitae” o non piuttosto azienda che produce dividenti, bilanci e perdite, tale e quale a una qualunque società di capitali? La domanda deve aver acceso non poco le discussioni degli studenti appartenenti all’Unione Studentesca (Usb) di Bari con la preside dell’Istituto Alberghiero ‘Ettore Majorana’. Istituto che già in passato ha avuto problemi, ad esempio, con le graduatorie interne dei docenti precari, ma anche con il contributo volontario dei genitori. E cominciamo proprio da quest’ultimo caso, con un cospicuo contributo imposto agli studenti a cui era detto chiaro e tondo che, se non avessero versato puntualmente la quota spettante, non si sarebbero potuti iscrivere all’anno successivo. <>, attaccano i rappresentanti dell’Usb per ricordare bene cosa è accaduto a proposito di proposte e buona scuola nella Città di Bari. <>. E vediamo subito come l’Istituto “E. Majorana” si è trasformato in un piccolo contenitore a gestione quasi privato, senza nemmeno i consigli di amministrazione, le assemblee dei soci e i libri contabili e i bilanci che pure una qualsiasi società privata ha l’obbligo di consultare. L’Istituto, infatti, in accordo con un organizzatore esterno, ha affittato l’auditorium e la sala ristorante-bar per organizzare feste private fuori dall’orario scolastico. Per la ristrutturazione di questi spazi ha speso circa 70mila euro dai contributi ma, per preservarli, sono inaccessibili agli studenti che, per svolgere le regolari attività curriculari, sono costretti ad utilizzare l’atrio esterno. Una situazione <>, s’inalberano gli studenti più arrabbiati. È spunta anche un’altra convenzione con la società ‘ASD ASEM Volley Bari’, per cui viene messa a disposizione della stessa società sportiva la palestra del plesso di Palese e il pullman dell’istituto, dietro un corrispettivo di 1.200 euro. Il verbale fa riferimento anche ad altre società, ma non si sa niente di preciso, date le difficoltà di accesso agli atti. E infatti voci dall’interno parlano anche di rapporti con una scuola di danza, reso credibile dalla dichiarazione di un docente che ha riferito agli ispettori: “La palestra della sede di Palese, essendo stata affittata a privati nelle attività pomeridiane, è stata arredata ricoprendo con degli specchi le pareti. Questo inibisce e rende pericoloso l’uso della palestra stessa in ore scolastiche“, col risultato che, come avviene per il ristorante, agli studenti è praticamente inibito l’accesso alla palestra, per preservarla a beneficio dei privati che la fittano”. Una scuola quasi sotto tutela, dunque, con l’ombrello dei privati per tante, troppe attività, rendendo più difficili quelle scolastiche. Ma andiamo avanti. L’anno scorso è stata costituita la ‘Società Cooperativa Sociale Majorana’, con presidente del consiglio di amministrazione la professoressa Paola Petruzzelli, e con membri del CdA i docenti Rosanna Brienza e Lorenzo Griglia. Dal sito della scuola emerge: “Studenti dell’Istituto Superiore Alberghiero Ettore Majorana di Bari, si sono costituiti in cooperativa per poter lavorare, con regolare contratto, dopo il diploma”. Di fatto la società conta solamente un paio di dipendenti, non è chiaro quindi da chi è effettivamente gestita. Questo vuol dire, ragionano i ragazzi, che c’è chi potrebbe guadagnare da feste ed altri eventi organizzati utilizzando materiale, manodopera, alimenti dalla scuola naturalmente gratuitamente: ci sono fatture per forniture alberghiere a carico della scuola e alcuni collaboratori dichiarano di aver dovuto lavorare in masseria fuori dall’orario scolastico. Eppure i movimenti non sono molto chiari e tutto questo emerge ancora più grossolanamente dalla mancanza di registri e scritture di magazzino per monitorare l’uso dei beni scolastici. <>, alzano ancora il tiro dall’Unione degli Studenti di Bari. Anche qui ci sono perplessità riguardo al corso, nel momento in cui esso sarebbe a mero titolo dimostrativo, visto e considerato che nell’ambito dello stesso corso non sarebbe stata fornita alcuna specifica nozione di chimica o di tecniche che potessero mettere i ragazzi in condizione di riprodurre la stessa ricetta eseguita…figurarsi elaborarne una propria. In ogni caso con i soldi del progetto, 3.908 euro euro, la docente paga al birrificio ‘Cafara’ la somma di 2.740,61 euro, ricavando un utile di 1.167,39 euro (Iva inclusa), non vendendo dunque effettivamente la birra artigianale preparata dagli studenti. Dunque si sta effettuando una semplice attività commerciale, che esula dalle attività didattiche e istituzionali, all’Istituto Majorana. Attività per cui, per legge, è necessaria una gestione economica con scritture separate, cosa che alla scuola manca, ammesso che questi soldi siano finiti effettivamente nelle casse della scuola. Conclusione? <>. Una riforma, dicono infine i ragazzi dell’Unione Studentesca, che non fa altro che peggiorare le condizioni già critiche nelle scuole, ragion per cui la scuola e l’’Ettore Majorana’ in particolare, non può essere <<…impresa per soddisfare interessi, bensì luogo di crescita per gli studenti che devono poterla vivere coscienti di ciò che accade>>. Più chiaro di così…
Antonio De Luigi
Pubblicato il 21 Ottobre 2015