Stupefacenti? Il saggio tace
Non è raro sulle piccole tv incappare in ‘esperti’ di dubbia caratura che disquisiscono di questo e quello con prosopopea involontariamente comica. Che si occupino di sport, politica, medicina o religione, questi chiacchieroni si somigliano tutti per l’uniformità del tono adottato, che resta sospeso tra conferenza e televendita. L’effetto è grottesco. A questa infelice tipologia si approssima la protagonista di ‘Quale droga fa per me?’, di Kai Hensel, un drammaturgo nato ad Amburgo nel 1965. Poche sere fa, al Piccolo Teatro Eugenio D’Attoma, quel monologo è stato portato in scena da Stella Addario, per la regia di Marinella Anaclerio ; l’allestimento, a cura della Compagnia del Sole, rientrava tra gli appuntamenti di ‘Il sole al Piccolo suona bene!’, la stagione di prosa in corso al Teatro di Strada Borrelli. Una casalinga-moglie-madre in preda alla frustrazione fugge per la tangente attraverso le sostanze stupefacenti. L’iniziale successo la fodera di frizzante sicumera con la quale si rivolge ad una possibile platea da piccolo schermo per illustrare quella che di fatto è una guida pratica al consumo consapevole di hashish, cocaina, eroina, crack, ecstasy ed altre trappole consimili. Lucio Anneo Seneca – suo malgrado – è il nume tutelare di questo corso di formazione per tossici. Tirato in ballo in modo capzioso, a sostegno dell’avventata logorrea della protagonista, il grande filosofo romano, un cui busto orna un angolo della scena, appare qui un pesce fuor d’acqua. Quasi fosse vivo, la sua immobilità e il suo silenzio sono esemplificazione dell’esercizio di dignità e pazienza a cui il saggio è chiamato quando la sorte lo pone al cospetto dell’umana pochezza, anche se tale pratica di virtù comporta l’estremo sacrificio (Seneca dovette suicidarsi per ordine di Nerone, del quale era stato a lungo tutore e precettore). Un esercizio comunque non improduttivo dal momento che a lungo andare la prosopopea della nostra sapientona involve nella percezione sempre più concreta della propria vulnerabilità. Alla fine la donna si svela per quella che è, una nave senza nocchiere in balia dell’oceano. Un’ammissione di impotenza che equivale a pentimento, a un atto di dolore, a una disperata richiesta d’aiuto. Brillante l’interpretazione di Stella Addario che, ben diretta dall’Anaclerio, disegna in modo convincente questa parabola dell’effimero. Lungo e convinto l’applauso che la platea le ha tributato al termine. – Prossimo appuntamento stagionale al Piccolo, sabato 4 e domenica 5 novembre con ‘Donne evocate’, di e con Lisa Angellillo ; con Paolo Daniele alla fisarmonica, chitarra e tastiere.
Italo Interesse
Pubblicato il 3 Novembre 2017