Cultura e Spettacoli

Stupidità umana, miniera di risate

Sabato scorso per Maggio all’Infanzia (questa rassegna di teatro per bambini, e non, giunta quest’anno alla diciottesima edizione) a distanza di un’ora erano in cartellone due spettacoli :  ‘I guai di Pulcinella’ al Kismet e ‘I vestiti nuovi dell’imperatore’ al Nuovo Abeliano. Il primo spettacolo, di Marco Manchisi con Marco Manchisi e Santo Marino, è una ‘pulcinellata’ da commedia dell’arte, tanto è asciutta ed essenziale. A parte un gran lenzuolo che fa da fondale (e sul quale nel finale si disegnano effetti vagamente psichedelici per effetto del movimento morbido imposto alla stoffa e di un felice disegno luci) non c’è altro. Se alle ribaltine elettriche allineate lungo il piccolo tappeto preposto all’azione si sostituissero fonti di luce a fiamma, potremmo dire di cose messe in essere ai tempi di Molière sul pianale del carro di attori girovaghi o sul sagrato di una chiesetta, sulle chianche di una piazzetta di un qualche borgo… Servo di Zappalà, Pulcinella – che è mezzo uomo e mezzo pollo – non riesce a scovare l’amata Catarinella, l’amata del suo padrone. Per punizione sarà mangiato. L’arrivo di una maschera (Truffaldino) gli conserverà la vita, regalandogli persino lo sfizio di ribaltare i rapporti di forze col padrone-nemico. Poi viene il comune sonno e il mondo di Morfeo regala ad entrambi un messaggio edificante… Manchisi e Marino si rivelano bravi. Ciò imprime forza al messaggio di fondo : Con una maschera in viso (ovvero assumendo un diverso atteggiamento mentale) non esiste più ragione di contrasto fra servi e padroni o, per dirla con Totò, fra uomini e caporali. – Dopo una corsa affannosa, da strada San Giorgio a via Padre Kolbe, eccoci al Nuovo Abeliano. In tempi di oltraggio alla religione del vestire (pantaloni col cavallo alle ginocchia, jeans dilaniati come per colpa di un pitt bull, t-shirt stinte ad arte e cucite in modo da dare l’impressione d’essere indossate alla rovescia…) la nota fiaba del re fessacchiotto e del sarto burlone morde assai più di ieri. Non c’è perdono per chi stupido si fa. Di questo allestimento targato Aretè Ensemble, di e con Saba Salvemini, Annika Strom, Valerio Malorni, Ursula Volkmann e Valentino Logorio, va ricordato l’acuto della scena finale, quella in cui il candido monarca, inconsapevole della propria nudità, avanza tra ali di folla. La scena in questione vede il solo Salvemini in mutandoni e calzettoni che avanza lento e gongolante verso la platea. Poco a poco, spontaneamente, la platea si volta in folla… E allora quanti fischi, quanti lazzi, specie da parte dei più piccoli. Se era questo l’obiettivo, e se in vista di tale risultato è stata architettata la performance, si può dire che Salvemini e compagni abbiano fatto centro.

Italo Interesse


Pubblicato il 20 Maggio 2015

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