Cronaca

Su Emiliano è tiro al bersaglio da ambo i lati per il “caso Taranto”

Le vicende politiche alla Provincia di Taranto, dopo quelle relative alla diatriba tra Silvio Berlusconi ed il leader pugliese di Forza Italia, Raffaele Fitto, continuano nella cronaca politica regionale ad essere quelle più dibattute. Infatti, a tenere ancora il banco della polemica politica locale è sempre il comportamento ambivalente ed ambiguo del segretario pugliese del Pd, Michele Emiliano, che è pure uno dei tre candidati alle primarie del centrosinistra per conseguire la nomination a guidare la coalizione alle prossime regionali. L’ex Primo cittadino barese, al momento considerato favorito nei sondaggi sia delle primarie che delle secondarie, è diventato il bersaglio  preferito della polemica politica dopo il “caso Taranto” dove, come è noto, il 28 settembre scorso nelle elezioni di secondo livello, è stato eletto presidente della Provincia il sindaco forzista di Massafra, Martino Tamburrano, con i voti determinanti di una larga fetta di esponenti comunali del Pd ionico. Un bersaglio che è nelle mire non soltanto delle componenti intransigenti del proprio partito o della coalizione di cui è parte, ma pure del fronte avverso. Ossia di quello che alla Provincia di Taranto ha beneficiato dei voti del Pd per ottenere l’elezione di Tamburrano alla guida dell’ente. Infatti, a sferrare dal centrodestra l’attacco al segretario pugliese del Pd ci ha pensato recentemente sia il vice presidente del consiglio regionale, Nino Marmo, sia il capogruppo di Fi nell’aula di via Capruzzi, Ignazio Zullo. Il motivo che ha indotto questi due esponenti del centrodestra regionale a polemizzare con Emiliano sulla vicenda tarantina è evidentemente dovuto al fatto che quest’ultimo, dopo le pesanti critiche ricevute sul risultato delle provinciali, ha imposto a due esponenti del Pd eletti nel consiglio provinciale di Taranto di rinunciare alle deleghe offerte da Tamburrano, tra cui quella per la vice presidenza. “Emiliano è un acchiappa-tutto” dichiara Marmo in una sua nota e prosegue: “Destra, sinistra, centro, per lui gli uomini non sono altro che voti che camminano. Qualche volta, giusto per salvare quel briciolo di credibilità, alza la bandierina contro gli accordi col centrodestra. Peccato che la febbre da politico di sinistra gli venga solo quando si tratta di accordi quasi fisiologici, richiesti dalla legge come per le Province”. E, continuando nella polemica con il segretario pugliese del Pd, Marmo evidenzia: “Barricate, lotta dura e attacchi al Pd a Taranto dove il suo partito ha sostenuto il candidato di Forza Italia, ma nessun problema per il segretario a Brindisi, dove Bruno è appoggiato dal Nuovo Centrodestra”. E poi spiega: “Qui il Pd non strepita come per le elezioni tarantine, chissà perché! Emiliano sarà in preda ad una crisi d’identità o ha perso la bussola a furia di pescare in ogni dove, con buona pace del Pd che ne asseconda la schizofrenia. A San Severo fa l’assessore in una Giunta di centro, ha arruolato il sindaco di Grumo Appula (ndr – Michele Datri) eletto nel centrodestra, e la lista è ancora lunga. Un minestrone degno della migliore tradizione trasformista, superandone i limiti. Per questo è ridicolo vedere tanta rabbia per il ‘caso Taranto’, con minacce addirittura di espulsione dal suo partito, senza considerare che è la manovra più pulita possibile perché lì gli accordi sono obbligati in virtù della legge che ha riformato le Province”. In fine, il vice presidente del consiglio regionale pugliese fa la sua analisi politica sul personaggio che guida il Pd in Puglia  e dichiara: “In questa crisi d’identità, in questo perenne vivere nell’equivoco o rincorsa sfrenata al poltronismo, Emiliano si trova perfettamente a suo agio. Peccato però, che questa ingordigia agli elettori non sia mai piaciuta e che tutti ormai abbiano colto la grande beffa e la falsa morale del suo modo di far politica. E per questo – conclude Marmo – torna alla mente la saggezza popolare di chi diceva: chi troppo vuole, nulla stringe”.  Di ben altro tenore, invece, sono le dichiarazioni rilasciate dal capogruppo forzista alla Regione. Infatti, Zullo accusa Emiliano di essere più interessato alla sua campagna elettorale per le primarie che alla vita amministrativa delle istituzioni ed afferma: “Le istituzioni devono poter funzionare per garantire i servizi ai cittadini. Se Emiliano non voleva sostenere Forza Italia a Taranto, doveva dirlo prima delle elezioni. Persino Vendola cercava di distoglierlo per un attimo dalla foga delle primarie, ma senza successo perché forse dormiva”. E, proseguendo, Zullo rileva: “Ad elezioni avvenute ci saremmo aspettati che il Pd, che non incarna il grillismo nelle piazze, avesse senso di responsabilità per il governo di un’istituzione che non può essere svenduta per il carrierismo politico dei protagonisti”. Infatti, spiega ancora il capogruppo di Fi alla Regione “La Provincia deve occuparsi della manutenzione delle strade, delle scuole, della tutela dell’ambiente” per poi chiedersi di conseguenza: “Come fa se non c’è una maggioranza stabile?”. Quindi, secondo il responsabile del gruppo forzista a via Capruzzi: “Emiliano dovrebbe mettere da parte, almeno per una volta, le primarie e consentire l’attività dell’amministrazione provinciale. Altrimenti, cosa vorrebbe? Nuove elezioni con i soldi dei cittadini perché lui, mentre si facevano gli accordi prima, era impegnato nella sua campagna elettorale?” E conclude con un invito rivolto verosimilmente al segretario pugliese del Pd, principale (e forse unico) obiettivo della polemica: “Siamo seri, i cittadini e le istituzioni meritano rispetto e non questa ipocrisia di sinistra che mostra il vero volto di una politica inaffidabile”. Però, invocare ‘serietà’ ed ‘affidabilità’ in politica è quasi un invito a nozze per Emiliano, che proprio sull’inverso di tali presupposti ha da sempre costruito probabilmente il proprio carrierismo politico. E non solo quello.

 Giuseppe Palella


Pubblicato il 8 Ottobre 2014

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