Sulla Murgia la storia a ‘matrioska’
Sulla Murgia apulo-lucana sono cominciate le riprese de ‘Il manoscritto’, un film diretto da Alberto Rondalli e ispirato a ‘Il manoscritto trovato a Saragozza’, un romanzo di Jan Potocki, uno scrittore polacco vissuto tra il 1761 e il 1815 (nel 1964 lo stesso romanzo era stato oggetto di altra trasposizione cinematografica ad opera di Wojcieh Has). Dunque la nostra Murgia con le sue dolci ondulazioni in luogo dell’aspra Sierra Morena, dove Potocki ambienta le vicissitudini di Alphonse Van Worden, protagonista di un’opera di non facile approccio, stante la struttura narrativa a ‘matrioska’, nel senso che la storia principale ne racchiude altre che a loro volta racchiudono altre storie ancora e così via secondo uno schema che vagamente ricorda quello de ‘Le mille e una notte’. Il manoscritto di cui qui si tratta è il diario di viaggio di Van Worden, un capitano delle Guardie vallone in viaggio verso Madrid attraverso la Sierra Morena (una curiosità : la stessa catena montuosa fa da sfondo ad alcuni momenti di altri due celebri romanzi, ‘Don Chisciotte’ di Cervantes e ‘Candido’ di Voltaire). L’opera non può essere confinata in un solo genere, in essa convivendo i caratteri del romanzo di formazione, d’avventura, picaresco, erotico, esotico, moralistico, nero, buffo… Ma sono soprattutto i caratteri del fantastico e del meraviglioso a colorare di inafferrabile ‘Il manoscritto di Saragozza’. L’incredibile vicenda di Van Worden ha inizio quando il protagonista, appena messo piede nella Sierra Morena si ritrova per colpa degli spiriti che popolano queste montagne privo dei suoi accompagnatori : il mulattiere Mosquito e il domestico Lopez. Giunto alla locanda conosciuta come Venta Quemada, Alfonso si accinge a dormire quando ai rintocchi della mezzanotte un’ancella nera entra in camera sua e lo invita a seguirlo. Essa lo conduce fino a una stanza sontuosamente arredata dove lo attendono due giovani dame vestite alla moresca che gli offrono da mangiare e da bere e successivamente gli raccontano la loro storia, rivelandogli di essere sorelle e di essere sue cugine; come loro, Alfonso apparterrebbe alla stirpe dei Gomelez, che un tempo regnava nella zona delle Alpujarras vicino Granada, stirpe depositaria di un misterioso segreto. Alfonso, dopo aver solennemente promesso alle due sorelle di mantenere il silenzio su quanto ha appreso, si reca a dormire in un grande letto dove le due giovani lo raggiungono (o forse si limita a sognarlo), ma quando si sveglia si ritrova all’aperto accanto ai cadaveri dei due fratelli del bandito Zoto alla forca di Los Hermanos; le due belle fanciulle sono diventate due fetidi cadaveri. Più avanti, nel corso dei tentativi per superare la Sierra Morena, Alfonso incontra un eremita e un invasato di nome Pacheco, un inquisitore, lo stesso bandito Zoto e i suoi fratelli (che sono vivi e vegeti), di nuovo le due sorelle, e ognuno di questi personaggi gli racconta la sua storia. In seguito, egli si unisce a una carovana di zingari, il cui capo, Avadoro, ogni sera al bivacco racconta una parte della sua avventurosa esistenza, interrompendosi al momento di andare a riposare e riprendendo la sera successiva. All’interno del racconto dello zingaro, si apre tutta una serie di altre finestre narrative. Vengono così introdotti numerosi altri personaggi significativi, come l’Ebreo errante, Rebecca e suo fratello cabalista, Velasquez, Hervas, Tlascala, Ondina… Alla fine l’arcano si svela: Alfonso van Worden, in realtà, è stato sottoposto a una prova iniziatica, brillantemente superata, da parte della potente famiglia dei Gomelez, che progetta di ritornare a dominare il sud della Spagna; per aver superato la prova, e per essere rimasto fedele a sé stesso, alla fine egli viene premiato.
Italo Interesse
Pubblicato il 9 Settembre 2015