Cultura e Spettacoli

Sulla soglia dell’indicibile

Caustico polemista, Gaetano affida ancora al verso la personale insofferenza verso il prossimo. Ma in “Da tutti gli abissi la Parola”, sua ultima composizione edita da La Nuova Puglia, spunta un sentimento nuovo. Pur ringraziando preventivamente Caronte che un dì vorrà traghettarlo dall’altra parte del fiume infernale insieme a peccatori e “serpenti” , questa volta Avena non torna ad impugnare lo scudiscio con cui abitualmente sferza i “branchi di uomini” a cui è mescolato, non esclusi concittadini “coltivati dall’utero” “di un “paesone meridionale dello stivale che non mette conto nominare “ (Bitonto – n.d.r.). Da queste ventinove liriche, emerge una delicatezza novecentesca, sospirosa e quieta, che ha del magmatico nel suo solenne scorrere. Sull’abbrivo di un sentire ancora spigoloso, Avena si adagia  “sulla soglia dell’indicibile” e riflette che “il miglior canto è dell’amore”. Perciò, quasi un guerriero infiacchito da una guerra inutile, depone la spada tra “macerie d’invidia” e poggia il canuto capo “sul guanciale del Tempo”. Il quale Tempo è lo scrigno delle memorie, “ma è l’oblio la chiave dello scrigno” ; aperto lo scrigno, non c’è più tempo, non c’è più ricordo. Sopravvive un presente ancora più inspiegabile, e fascinoso. Quasi un vecchio aedo “che pensa l’azzurro / più alto e lontano”, Avena canta l’epica di uno stupore imprevisto. E’ un po’ come se il Creato, questa virago dal “riso salato di un amante”, volesse farsi perdonare del quotidiano “greve, rocciato / assalto di angosce, di dolori / che non conosce livida sazietà”. A suo modo vi riesce, ispirando al Nostro, nell’ora tarda “che mescola l’Amore e il Desiderio”, la composizione di uno strisciante inno alla vita. Un inno denso di stupore, stupore percepibile nel suono, vago e inafferrabile, delicatamente scrosciante, possente e discreto che la lettura – senza interruzioni – suggerisce. Lo stesso mormorio vago e lontano che ‘musica’ l’aperta campagna e i boschi, le cime montane e persino le più estreme periferie urbane. Sembra di vederlo Avena, seduto su un chiancone, fermo su un arenile deserto oppure vagante  solo e pensoso per i più deserti campi mentre riflette impotente “sotto il firmamento ricolmo di calmo tedio / di vasta indifferenza”. Una cresciuta vis poetica segnala questa agile silloge che consegna Gaetano Avena alla schiera dei cantori della “chiara Bellezza”. In sede di appendice Marco Vacca dice : ‘Tanino, del resto, ci dà l’esempio di come bisogna essere fedeli alla propria sensibilità, al proprio punto di vista, quando è espresso con onestà intellettuale e con la coerenza delle argomentazioni”.
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Pubblicato il 6 Agosto 2011

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