Cultura e Spettacoli

Svetta la torre inquietante

Abituati come siamo a vederle agli angoli o al centro di un perimetro fortificato, le torri spiccano di più quando isolate rispetto ad un contesto architettonico. Per il fatto d’avere spazio attorno, anche se poco elevate, esse ‘svettano’ piuttosto che elevarsi. Le Puglia ne è ricca, soprattutto lungo le coste. Solo qualcuna di queste fortificazioni sorge nel più lontano entroterra. E’ il caso della torre che domina un’altura di 400 metri nel territorio di Biccari, nel Sub Appennino Dauno. Quella di Terviteri, dal nome dell’antico centro abitato che occupava lo stesso sito, si differenza da qualunque altra per l’originalità, involontaria, dell’aspetto. Vista con la luna piena, avvolta dal silenzio e dal nulla, deve infondere un brivido. Come fanno quei ruderi a stare ancora in piedi? Ancora più difficile da credere è che quella costruzione un giorno sia stata al centro di una città. Che fine hanno fatto i resti di Terviteri? L’antica Turtibulum fu una delle tante città di frontiera volute da Bisanzio per difendere i confini pugliesi dalla minaccia, prima longobarda, poi normanna. Si vuole che a popolare Terviteri, in origine solo un avamposto fortificato, sia stata una parte degli abitanti di Lucera costretti alla fuga dal trasferimento nella loro città di una foltissima colonia di saraceni introdotti per volere di Federico. Intorno alla fortificazione sarebbe così sorto un nucleo abitativo che rilievi archeologici giudicano senza pretese, segno che gli sfollati, affatto desiderosi di mettere radici lassù, aspettavano solo che i Saraceni abbandonassero Lucera. Andò poi a finire che altri Saraceni arrivarono a Terviteri a demolirvi la cattedrale (la città era intanto divenuta sede vescovile) per erigervi al suo posto una moschea. Ma anche la moschea ebbe vita breve : per ragioni differenti, prima gli Angioini, poi gli Aragonesi ne fecero strazio. Ridotta ad un ammasso di ruderi, Terviteri fu definitivamente abbandonata. Anche in questo caso ci poniamo la stessa domanda suggerita dagli avanzi di Castelfiorentino, la ‘domus’ nella quale si spense Federico : che fine hanno fatto quelle pietre? Si calcola che Terviteri occupasse uno spazio di circa sette ettari e che la cinta muraria che avvolgeva la sopravvissuta torre fosse delle stesse dimensioni della fortezza federiciana di Lucera. Tutto ciò significa una cosa sola : migliaia di tonnellate di blocchi rocciosi. Tanto materiale non può svanire sotto i colpi degli agenti atmosferici. Intorno alla torre si vedono solo basamenti di costruzioni. Con ogni evidenza qui siamo al cospetto di un’opera di spoliazione protrattasi per secoli e ad opera di generazioni di costruttori e contadini. Ai primi i pezzi migliori : architravi, sezioni d’arco, gradini e chianche. Ai secondi le pietre grezze, da utilizzare per elevare confini e rudimentali ricoveri. Chissà quanti muretti a secco, quanti fabbricati poveri e dimore signorili furono eretti col materiale trafugato da Terviteri. Se si pensa che la stessa sorte è toccata anche agli avanzi di Egnazia…
Italo Interesse


Pubblicato il 24 Febbraio 2018

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