Cronaca

Tagli all’Università? A pagare il conto sono solo gli studenti

Taglia riservati solo alla ricerca e allo studio, a discapito degli atenei italiani? Studi universitari riservati sempre più a pochi eletti? Possibile che anche a Bari si decida di tagliare fondi a discapito di corsi universitari ritenuti basilari dagli addetti ai lavori? Tutto a discapito, come sempre, soprattutto dei giovani capaci che intravedono il rischio di altre scuole di elite. Insomma, dopo i tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario a scapito dei Dipartimenti della Scuola di Medicina UniBa, presso l’Università di Bari è stata annunciata la chiusura di 5 corsi di laurea triennali di professioni sanitarie (scelti tra quelli con un job placement inferiore al 50%) e il taglio di una trentina di posti nel corso di laurea di Medicina e Chirurgia per l’Anno Accademico 2017-18. E così i futuri immatricolati passeranno quindi da 300 a 270. Come a dire che i tagli dei fondi riservati alla ricerca e allo studio recidono linfa vitale ai corsi universitari dell’Università ‘Aldo Moro’, come purtroppo pare accadere da alcuni anni a questa parte. <>, taglia corto Piercarlo Melchiorre, coordinatore di Link Bari. Prima con il blocco del turn-over, poi con requisiti di docenza che, oltre a definire il numero di docenti, definiscono che il Settore Scientifico Disciplinare di afferenza di ogni docente deve essere lo stesso dell’attività didattica di cui è responsabile impedendo così di fatto ai docenti di supplire incarichi di docenza affini ma rimasti scoperti, si dipinge chiaramente un processo che da un lato definisce l’aumento dei corsi a numero programmato e l’inasprimento dello stesso per quelli già esistenti, e dall’altro la chiusura di alcuni CdL, poiché è impossibile sostenere la domanda degli studenti, causando così di fatto un depotenziamento della qualità dell’offerta didattica e riducendo quindi la possibilità per gli studenti di caratterizzare il proprio percorso di studi. Conclusione? Il sistema della ripartizione dei fondi gestito dalle graduatorie ANVUR è volto non a promuovere lo sviluppo di ricerca e didattica in modo uniforme sul territorio nazionale, ma a distribuire tagli favorendo i grossi atenei, e di fatto smantellando le Università meridionali, considerate “minori”. Per i nostri territori e per la garanzia del diritto allo studio queste politiche sono diventate insostenibili: tagliare posti e chiudere corsi di laurea significa che solo gli studenti che hanno la possibilità economica di sostenere un percorso di studi da fuori sede hanno accesso alla formazione superiore, e di fatto il territorio tutto perde insostituibili risorse umane e professionali, portando già oltre 13mila studenti pugliesi su 34.000, ogni anno, a scegliere un Ateneo fuori dalla nostra regione. A questi tagli sulla didattica si sommano quelli al finanziamento del diritto allo studio: per esempio, su 50.000 studenti fuori sede baresi, l’ADISU mette a disposizione solo 1.300 posti letto. <>, precisa infine Melchiorre, che recentemente ha contribuito a depositare alle Camere una Legge di Iniziativa Popolare per il Diritto allo Studio, per cui sono state raccolte ben 57mila firme, chiedendo il finanziamento del diritto allo studio e l’estensione dei servizi agli studenti. Inoltre, da parte della nostra Università, il problema della spendibilità del titolo di studio viene risolta non ponendosi interrogativi e promuovendo l’occupazione post laurea nel nostro territorio, ma impedendo direttamente a studenti e studentesse di formarsi nell’ambito che preferiscono, in un’ottica di pura monetizzazione e produttività del titolo di studio. Insomma, l’ascia è stata dissotterrata da parti sociali, studenti e rappresentanti, per cui Link/Bari procederà con un’interrogazione in Senato Accademico per fare chiarezza su questa faccenda, su cui l’amministrazione centrale dell’Ateneo non si è ancora espressa. Per Melchiorre è inammissibile che una tale questione sia stata portata all’attenzione della comunità accademica solamente ora, impedendo di fatto di poter trovare una soluzione con studenti e studentesse.

 

 

Antonio De Luigi


Pubblicato il 14 Marzo 2017

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