Cronaca

Taglio ai compensi dei legali pubblici: tre giorni di sciopero

L’Auaps (Comitato Nazionale dell’Associazione Unitaria degli Avvocati e Procuratori dello Stato) ha disposto tre giorni di sciopero da ogni tipo di attività legale per tutelare gli stipendi –d’oro- dei legali dell’Erario.I 347 avvocati e procuratori dello Stato, che rappresentano l’organo difensivo di Ministeri, Prefetture, Uffici Scolastici, Agenzie ed Enti, hanno il compito di patrocinare le Pubbliche Amministrazioni nelle cause legali e fornire loro pareri giuridici su richiesta. Al pari del Consiglio di Stato o della Corte dei Conti, rappresentano un serbatoio dal quale i governi attingono per gli incarichi fiduciari.Il nuovo decreto messo in discussione dall’Associazione sindacale, se approvato, comporterebbe un taglio agli onorari (più comunemente chiamati propine) che i legali percepiscono dalle Amministrazioni per le cause vinte o per quelle nelle quali il giudice abbia stabilito la compensazione delle spese fra le parti. Questa norma risale al 1933, in realtà, infatti, si tratta di un Regio Decreto, successivamente modificato.Ma in cifre, effettivamente, si sta parlando di 87 milioni e mezzo negli ultimi due anni: ossia fra i 43 e i 44 milioni l’anno per sostenere tutta la “macchina legale erariale”.Il decreto in discussione, quindi, stabilisce che se il giudice compensa le spese, gli avvocati dipendenti dello Stato non hanno più diritto ad alcun onorario. Al contrario, in caso di cause vinte con liquidazione della parcella ai legali del vincitore, l’onorario è essere ridotto in misura del 10 per cento.La compensazione delle spese è un istituto con cui il giudice dispone che ciascuna parte paghi i propri difensori, e che, generalmente, si adotta nei casi di soccombenza reciproca, conciliazione o anche particolare aleatorietà sull’esito della vicenda. Con riferimento alle cause in cui è parte un’Amministrazione dello Stato, tale istituto sulla compensazione viene applicato dai giudici con una maggiore frequenza, anche alla luce del principio di tutela del privato (e del suo patrimonio), rispetto a quelle che sono le possibilità economiche delle Pubbliche Amministrazioni.Ne deriva che la quota variabile, percepita sulle cause vinte o compensate, oltre lo stipendio fisso mensile si ridimensiona nettamente e drasticamente (alcuni calcoli fissano una riduzione di circa un terzo delle somme nette percepite). Ciò anche perché le cause per le quali viene prevista la compensazione rappresentano la fetta più consistente della torta: circa il 45 percento di tutte le cause vinte nel merito dall’Avvocatura dello Stato.Se l’effetto immediato di questa riforma può sembrare una netta riduzione di spese per le casse dello Stato, l’altra faccia della medaglia mostra inequivocabilmente un futuro differente.Alcuni avvocati dello Stato, in effetti, oltre alla pura e semplice adesione allo sciopero indetto per i giorni 1, 2 e 3 luglio prossimi, hanno già chiesto alle Amministrazioni di difendersi autonomamente nel primo grado di giudizio.Il risultato? Numerosi istituti d’istruzione, Prefetture e Agenzie costretti a pagare legali esterni per vedersi patrocinati, almeno nel primo grado di giudizio.Quale sarebbe il reale guadagno per l’erario ancora non è dato comprendere, magari con il tempo si capirà; per il momento sembra solo un’enorme manovra politica.

 

Anna Deninno


Pubblicato il 20 Giugno 2014

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