Cultura e Spettacoli

“Tantum potuit religio suadere malorum”

Prima di Leggere i Versi 80 – 101, Tratti dal Libro I del “De rerum natura” di Lucrezio, “necesse est” narrare di Essi l’antefatto. La dea artemide o diana, offesa da agamennone, il capo dell’esercito greco, per l’uccisione di una cerva, a lei sacra, ostacolava la partenza delle navi greche per troia. L’indovino calcante aveva rivelato l’urgenza di ingraziarsi la dea con il sacrificio di una fanciulla per poter salpare verso troia. Ifigenia, figlia di agamennone, viene chiamata al campo con il pretesto del matrimonio con achille e, poi, sacrificata per pacificare l’ira di artemide ed indurla ad inviare venti favorevoli alla partenza. Lucrezio segue la versione più cruenta del mito, secondo la quale Ifigenia sarebbe stata sacrificata e non sostituita, all’ultimo momento, da una cerva. Quindi, doppia empietà: commettere un delitto, obbedendo a una superstizione vana e feroce, per portare la guerra ad un altro popolo. “… /Fu quella religione a partorire empietà e misfatti. /Così in aulide i capi scelti dei greci, il fiore degli uomini, /insozzarono turpemente col sangue /di Ifigenia l’altare della vergine Trivia. /Quando la benda che le circondava i capelli /virginali le cadde ugualmente sulle due guance /e vide il padre che stava, triste, davanti all’altare /e i sacerdoti accanto a lui nascondevano il ferro, /e i soldati che a vederla piangevano, / muta per il terrore cadeva a terra in ginocchio. /… /Sorretta dalle mani degli uomini, fu portata tristemente /all’altare non già per compiere il rito solenne /e uscirne accompagnata dal lucente Imeneo, /ma per cadere vittima infelice sotto i colpi del padre, /…/pure nel tempo adatto alle nozze. /A così atroce misfatto poté indurre la religione.”. Dobbiamo Precisare che Lucrezio non è ateo: Egli Crede che gli dei esistano e vivano negli “intermundia”, un mondo altro separato dalla Terra ed in cui non s’interessano affatto dell’uomo e della sua sorte. Inoltre sono privi di ogni affanno. Pertanto, da Lucrezio Deduciamo che, se si perpetrano empi misfatti, la colpa non è degli dei, ”sed” degli umani detentori del potere che “raccolgono” (dal Lat. “relegere”) tutte le idiote superstizioni; danno ad esse l’ ”imprimatur”; le fanno oggetto di culto, di venerazione da parte delle masse; da esse fanno scaturire immodificabili, perentorie, ineludibili norme morali, la cui trasgressione ha comportato in passato nel mondo intero e comporta, ancora, pene inenarrabili, fino alla pena di morte, in molte regioni del pianeta; con esse controllano le masse, i cui singoli appartenenti, per la più parte mostri in quanto fanno sonnecchiare in essi la Ragione, si fanno controllori gli uni verso gli altri in nome e per conto dei detentori del potere e ad esso delatori di eventuali contestatori; impongono alle masse la sottomissione in quanto le persuadono che ciò che essi vogliono e impongono è voluto e imposto dagli dei, i quali in questa vita punirebbero i ribelli ai loro “dictat” con accidenti funesti e nell’altra vita con sofferenze eterne. Ecco perché Lucrezio Puntualizza: ”Illa (quella) religio peperit (partorì) scelerosa atque impia facta (empi misfatti)”. Inoltre, furono i “ductores Danaum delecti (i capi scelti dei greci) qui Aulide turparunt sanguine Iphianassai  (che insozzarono col sangue di Ifigenia) aram Triviai virginis (l’altare della vergine dea Trivia)”. Infine, il doloroso Sdegno di Lucrezio: ”Tantum potuit religio suadere malorum”, ove “religio” è come, inesorabilmente, marchiata ché costretta tra due emistichi, l’uno: ”Tantum “potuit” (che indica la storica, non quantificabile capacità di essa) e l’altro con il verbo all’infinito; ”suadere malorum” (di incitare, infinitamente, senza soluzione di continuità, gli uomini a compiere impietosi misfatti, in nome di dio). Il “Mito di Ifigenia”, come ogni Mito, pur non avvalorando la storicità dei personaggi che Lo drammatizzano, contiene una inequivocabile Verità: per lunga pezza della stronza esistenza degli omuncoli sul pianeta furono consumati umani sacrifici, specie di infanti, (in seguito sostituiti da animali, specie gli agnelli) su consiglio o ordine di una casta (di cui facevano parte gli appartenenti alle oligarchie egemoni in ogni parte del pianeta o loro organici affiliati), i sacerdoti, che si arrogavano (si arrogano, ancora) l’esclusivo diritto, capacità, merito di interpretare la volontà degli dei (con l’esame da parte degli aruspici delle viscere degli animali o del volo degli uccelli, ad esempio. Cicerone, della seconda classe al potere in roma, quella degli “homines novi”, era un aruspice e si meravigliava che nessuno sbeffeggiasse, irridesse gli aruspici intenti con i loro gesti, atti, giaculatorie a falsificare la realtà), interpretazione che non poteva non ratificare decisioni che il potere aveva già preso, ovviamente, “cicero pro domo sua”,  non nell’interesse di coloro che sgovernava o tiranneggiava. Ma la strage di Coloro che Si Riunivano nel “Movimento Religioso dei Baccanti” è un fatto storico, di cui ci parla tito livio in “ab urbe condita”, raccontando i fatti e il contesto storico dal punto di vista di coloro che ordinarono la strage (sposando l’ipocrita, scandalizzato moralismo di chi, tra l’altro, sedendo sugli scranni dell’amorale potere, era uso a pratiche sessuali che condannava in chi non era inserito nel “cerchio magico” di esso),  cioè l’aristocrazia senatoria in roma. “Vae” (guai) a Coloro che Tentavano un Rapporto Diretto col dio, Escludendo, come prima abbiamo Accennato, coloro che si ritenevano “unti” per contattarlo e diffonderne la volontà. I “Baccanti” Osarono IlluderSI che, attraverso riti orgiastici (l’essere “sessuato” dell’uomo non è neutro. Una Sessualità “diversa” fa parte di un progetto rivoluzionario o di un’esistenza non integrata nel coro e, comunque, non è finalizzata agli obiettivi che il potere  pone  ai suoi sudditi, ad esempio, la produzione di carne da macello, sì che mussolini premiava i figlianti, ché più figli mettevano al mondo, più avrebbe potuto ingrossare le sue armate, come l’oligarchia imperialistica, guerrafondaia romana condannava la sessualità non ortodossa, ché non era teleologizzata a rimpinguare le legioni) e altre pratiche rituali, Si sarebbero Messi in contatto col dio. Al “Movimento dei Baccanti” aderivano gli ultimi, gli schiavi, plebei metropolitani e provinciali, ”tamen”, non mancavano esponenti delle classi più elevate in roma e  nelle province dello stivale, già da roma assoggettate. Costituivano i “Baccanti”, pertanto, un pericolo sociale rivoluzionario per l’aristocrazia senatoria in roma, una fitta, forte, quasi inossidabile, rete di rapporti, di natura religiosa (una specie di “sacerdozio universale” “ante” Lutero) ed, essenzialmente, di natura politica ché, sganciando le masse degli ultimi, degli schiavi dalla sudditanza, dal tutoraggio degli intermediari (i sacerdoti) tra essi e dio, inevitabilmente, li sottraeva al controllo di chi deteneva il potere che si serviva dei suoi “funzionari” religiosi per asservirli e addomesticarli. Nel 186 a.c. il senato romano promulgò il “senatus consultum de bacchanalibus”, con il quale si ordinava lo sterminio dei “Baccanti”, ovunque Essi Si trovassero e praticassero i loro riti (in ogni parte dello stivale Essi erano e tanto si desume dal fatto che una copia del “senatus consultum” è stata rinvenuta in una zona impervia del “brutium”) e lo scioglimento del loro Movimento. Abbiamo Annotato due episodi di scelleratezze del potere politico, che è stato, anche, religioso (gli imperatori romani si proclamarono “divi”), o si è servito della religione e dei suoi chierici: uno mitico (se si tiene conto degli gli attori in esso operanti, ma contenente in esso la Verità di sacrifici umani in “omaggio” agli dei, di cui anche la “bibbia” ci dà contezza) e l’altro certificato da documenti storici. Riteniamo inutile in questo Scritto l’elenco dei delitti, delle stragi compiuti, delle guerre intraprese, direttamente, dai gerarchi di tutte le sette cristiane o invocando l’intervento diretto dei potenti della terra loro sodali. Per non parlare dell’islam, delle sue terroristiche frange “jiadiste” e della sua forcaiola “shari’a”, la sua “legge”. Infatti, per apostasia e per adulterio è stata condannata a morte in sudan Mariam Yehya Ibrahim, perché la madre, non avendola cresciuta secondo la religione del padre mussulmano, s’è sposata con un cristiano, matrimonio non riconosciuto dalla ”legge” sudanese. Pertanto Mariam è un’adultera e un’apostata! Ecco, per Parafrasare Furio Jesi, abbiamo Provato a Descrivere la negativa (a dire poco) qualità nel passato e nel presente (che sarà nel futuro, come sarà nel futuro la negativa (a dir poco) qualità del potere, che nel passato e nel presente abbiamo sofferto) della religione o della religiosità, per non correre il pericolo che “esse perdano (il congiuntivo é nostro) il ricordo della loro fabbricazione” e, Aggiunge Giovanni Luna,”vengano (come testé detto) percepite come eterne, ovvie”.

Pietro Aretino, già detto Avena Gaetano

pietroaretino38@alice.it       


Pubblicato il 20 Maggio 2014

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