Cultura e Spettacoli

Terra mia, o cara

Michele Mirabella non è più un ragazzo. Senza essere diventato un vecchio comincia però a sospirare del passato personale e di quello inerente la Bitonto che fu. Tanto, innescato dal dovere morale di non disperdere un patrimonio culturale, lo spinge a mettere in pubblico ‘confidenze poetiche, teatrali, umane di un lontano vicino’. Questo il sottotitolo di “Bitonto, o cara”, uno spettacolo andato in scena al Traetta sabato scorso. Chi il ‘lontano vicino’? Lo stesso Mirabella, si capisce. Il buon Michele, in fondo, chi è stato (e in parte è ancora) se non l’ennesimo emigrante?  Poiché la fortuna cui sapeva d’aver diritto non potevano dargliela né la Bitonto di sempre, né la Bari del tempo, dovette un giorno avvolgere di spago la sua valigia. Lontano da noi col corpo, ci è sempre stato vicino col cuore. Ecco allora spiegato quel lontano-vicino, espressione che accomuna tutti gli emigrati che non hanno rinnegato le radici. “Bitonto, o cara” si propone così come un amarcord senza enfasi, che ha il sapore della rimpatriata e non celebra nessuno in particolare. Una Bitonto-caput-mundi è centrale a un rimembrare variegato in mezzo al quale, opportunamente, con leggerezza e mestiere malizioso Mirabella fa passare qualcosa del suo ‘repertorio’. La monelleria di un ragazzetto, poi la goliardia di un giovane accecato dalla passione per il teatro e infine il brio d’un acclamato uomo di spettacolo sono il filo conduttore di una serata che studia di non dimenticare alcuno ed alcunché. La pittoresca fauna umana della Bitonto antica, la devozione popolare, la comicità involontaria di certo discorrere si annoda a citazioni colte e omaggi (Lorca, Gozzano, Mercantini). Per quanto l’intero spettacolo ricada sulle sue spalle, Mirabella non è solo in scena. Con tempi diversi gli fanno compagnia Leonardo Smaldone (pianoforte), Antonella Colaianni (soprano), Aldo Caputo (che tenore!) ed Elisabetta Tonon (voce recitante). E se in conto vogliamo pure mettere l’interazione felicissima con una platea composta di vecchi amici e compagni di strada (Carmela Vincenti, Gianni Ciardo) si completa il quadro di una serata preziosa. ‘Bitonto, o cara’ scorre piacevolmente per due ore nel solco di una formula non particolarmente innovativa ma ben collaudata e che l’estro e la presenza scenica  di Mirabella esaltano. Uno spettacolo acclamato da bitontini e baresi allo stesso modo, osiamo credere, che da cagliaritani o vicentini, ove presenti. Perché ogni centro abitato, anche il più piccolo, di Puglia, d’Italia o del mondo dovrebbe avvertire la necessità di produrre l’equivalente di un ‘Bitonto, o cara’. In tempi di omologazione globale ce n’è robusto bisogno.
 
italointeresse@alice.it
 
 
 
 
 
 


Pubblicato il 13 Aprile 2011

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