Terre emerse di Puglia: piccole, piccolissime, microscopiche
Incuriosirsi del nostro patrimonio insulare vuol dire rischiare di fare confusione. A sei toponimi di casa nostra, infatti, corrispondono isole omonime situate ben lontano dalla Puglia. Cominciamo dal maggior arcipelago di casa nostra, quello delle Tremiti, che oltre San Domino, Cretaccio e San Nicola comprende anche Capraia e Pianosa. Ebbene, fra le sette isole di cui si compone l’arcipelago Toscano esistono un’altra Capraia e un’altra Pianosa. Anche l’arcipelago della Cheradi (composto da San Pietro e San Paolo) è toccato da casi di omonimia : un’isola di San Pietro fa parte anche dell’arcipelago del Sulcis, nel mare sud-occidentale di Sardegna, mentre un’altra isola di San Paolo è addirittura avvolta dall’acqua dolce, trovando posto all’interno del lago d’Iseo, tra Bergamo e Brescia. E l’isola Dei Conigli, a poca distanza da Porto Cesareo? Ce n’è un’altra che fa parte dell’arcipelago delle Pelagie, nel canale di Sicilia. C’è infine un caso di omonimia anche in… famiglia : l’isola di Sant’Andrea antistante Gallipoli, trova il suo corrispettivo nella più grande delle isole Pedagne, dislocate all’imboccatura del porto di Brindisi. Confrontandole con quelle degli altri arcipelaghi, non sono di grande estensione le isole pugliesi : la più grande, San Domino, supera appena i due chilometri quadrati. Il resto del nostro patrimonio insulare consiste in una serie di affioramenti, dei quali solo alcuni sono insigniti del titolo di Isola. Il resto è una congerie di ‘scogli’ cui è stato attribuito un nome. E’ il caso dei due Scogli di Apani (a pochissima distanza da Torre Guaceto), dello Scoglio dell’Eremita (Polignano), dell’Isoletta (nelle acque di Santa Sabina) e di altri isolotti : Del Campo (Gallipoli), Di Malva (Porto Cesareo), Di Campi (Vieste) e La Chianca, tra Peschici e Vieste. Chiudiamo elencando gli unici casi di scogli non più esistenti poiché congiunti definitivamente alla terraferma. Una volta l’arcipelago delle Cheradi contemplava un isolotto, quello di San Nicolicchio, oggi scomparso a causa di lavori di ristrutturazione industriale e dell’allargamento del porto mercantile. L’affioramento, chiamato dai pescatori u’ squegghie (lo scoglio), era ubicato in prossimità di Punta Rondinella. Anticamente i tarantini vi avevano costruito una badia di rito greco, dedicata a San Nicola di Myra, donde il nome. Infine, l’isola di Gallipoli, dove oggi sorge il borgo antico. Si tratta di un affioramento di natura calcarea che nel Seicento venne collegato alla terraferma mediante un ponte in muratura, di cui qui si riporta una xilografia a firma di Gustavo Strafforello datata 1899.
Italo Interesse
Pubblicato il 14 Novembre 2018