Cronaca

Test rapidi a scuola per smascherare il Coronavirus: bene, ma quando?

Armi ancora spuntate per fermare la seconda ondata di contagi da Coronavirus anche in Puglia, dopo che il dipartimento Salute della Regione Puglia aveva deciso di valutare l’adozione dei test rapidi nelle scuole, per docenti e studenti. Le Aziende sanitarie di Bari e Bat hanno tastato l’efficacia di alcuni test e hanno trasmesso i risultati al direttore del dipartimento Vito Montanaro già da un paio di mesi. E adesso il direttore, coi collaboratori più stretti starebbe ancora valutando gli esiti. E il tempo passa, mentre sembra certo che gli studenti torneranno dietro ai banchi di scuola anche in Puglia dopo l’Epifania: “E’ assolutamente una soluzione che abbiamo preso in considerazione, a breve decideremo”, sottolineava i primi del mese di ottobre  Vito Montanaro. A fine settembre, il Comitato Tecnico Scientifico aveva  ha dato via libera alla possibilità di effettuare tamponi rapidi nelle scuole per la sola attività di screening. La Regione Lombardia ha iniziato dalla seconda settimana di ottobre a utilizzare in via sperimentale i test rapidi per la diagnosi del Coronavirus, partendo proprio da scuole e pronto soccorso. Aspettando la Puglia, bisogna chiedersi: i test rapidi, come funzionano? Effettivamente il tampone non è l’unico modo attraverso il quale effettuare un test molecolare. Anche la saliva ovviamente contiene particelle virali, altrimenti non rappresenterebbe una via di trasmissione delle malattie respiratorie ed è molto più facile da controllare rispetto a un tampone nasofaringeo. Il limite, però, è l’affidabilità: di norma le analisi molecolari effettuate utilizzando la saliva raggiungono il 90% dell’efficacia di quelle coi tamponi e hanno anche un costo abbastanza contenuto, oltre a una maggiore sicurezza: non richiedono infatti l’intervento di un operatore sanitario per raccogliere il campione, visto che basta sputare in un contenitore idoneo, imbustarlo e consegnarlo a chi di dovere. Ma vediamo cosa accade nel campo dei controlli per scoprire i contagi da Sars/Cov2, con cui gli anticorpi vengono fissati su un supporto e utilizzati come esche che catturano le proteine del virus legandosi agli antigeni, li identificano e parte una reazione chimica che fornisce il responso, un po’ come avviene in un test di gravidanza: se colore, il campione è positivo. I limiti in questo caso sono legati alla scarsa affidabilità diagnostica, che non raggiunge ancora quella dei test molecolari, e alla necessità di eseguire un tampone nasofaringeo, che impedisce l’utilizzo da parte di personale non specializzato. Ma per il sì ci sarebbe la rapidità dei risultati, praticamente in quindici minuti circa e la possibilità di eseguire l’analisi dove serve, senza necessità di inviare i campioni in un laboratorio. L’utilizzo di questi dispositivi (di cui ne esistono ormai parecchi sul mercato permetterebbe quindi di testare in velocità un alto numero di persone direttamente dove serve, e di ripetere il test frequentemente, visti i costi estremamente contenuti. Riservando i tamponi molecolari solamente per la conferma degli eventuali campioni positivi. Anche nel caso dei test antigenici esiste (almeno in teoria) la possibilità di eseguirli su campioni di saliva, e non con tamponi nasofaringei.

 

Antonio De Luigi


Pubblicato il 5 Dicembre 2020

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio