Cronaca

Toghe sovrane: porte chiuse agli avvocati nel Consiglio Giudiziario

Rapporti che presto potrebbero irrimediabilmente incrinarsi, quelli tra giudici e avvocati del distretto di Bari, Foggia e Trani, dopo che il Consiglio giudiziario distrettuale sembra aver deciso di procedere a vele spiegate verso la soppressione del ‘diritto di tribuna’ per i consiglieri laici. E cioè il diritto di assistere (senza alcun diritto se non quello, appunto, di assistere, naturalmente) ai consessi in cui si decidono i provvedimenti da adottare nei confronti dei magistrati. Un vero e proprio passo indietro nell’ottica della tanto decantata trasparenza e dialogo tra categorie, tanto che il presidente dell’Ordine degli avvocati del Foro di Bari Giovanni Stefanì non ha esitato a pronunciare parole di fuoco. Parlando, senza mezzi termini, di ‘grave strappo’ a livello distrettuale nei rapporti istituzionali tra Magistratura e Avvocatura. “È in atto a livello distrettuale un gravissimo strappo nei rapporti istituzionali tra gli organi di rappresentanza della Magistratura e dell’Avvocatura, da sempre improntati a un sereno confronto e al dialogo costruttivo”, ha precisato Stefanì, primo firmatario, insieme ai presidenti degli Ordini di Foggia e Trani, di un ‘deliberato’ comune ai tre fori. In esso, come detto all’inizio, si stigmatizza pesantemente il primo, importante atto che vorrebbe adottare il nuovo Consiglio Giudiziario del Distretto di Bari, vale a dire l’organo territoriale del Consiglio Superiore della Magistratura impegnato nella gestione organizzativa della Giurisdizione della Corte d’Appello di Bari. Un organo che, attraverso il suo consiglio ristretto, è impegnato nelle valutazioni professionali e disciplinari riguardanti i magistrati. “Dopo neppure un mese dal loro insediamento – incalza l’avvocato Stefanì – i componenti togati del Consiglio Giudiziario Distrettuale intendono sopprimere il cosiddetto “diritto di tribuna” nei consigli ristretti per i quattro componenti laici, tre avvocati e un accademico, così segnando una brutta retromarcia della magistratura barese. Quanto sta succedendo nel nostro Distretto tradisce l’inaccettabile idea che l’Avvocatura sia da considerarsi soggetto estraneo alla Giurisdizione e che quest’ultima sia patrimonio nell’esclusiva disponibilità della Magistratura”. Il presidente dell’Ordine forense del capoluogo, anche a nome dei colleghi dei distretti di Trani e Foggia, spera ancora che i proponenti recedano da questo ”infausto proposito”, di “un’arretratezza concettuale e culturale sconfinata”. E se così non fosse, sarebbe inevitabilmente compromessa la tradizionale collaborazione tra le componenti della Giurisdizione, “….non essendo disposta l’Avvocatura a essere confinata al subalterno ruolo di ospite indesiderato”. Ma entriamo nei dettagli. Nel deliberato dei Consigli degli ordini forensi di Bari, Foggia e Trani si evidenzia in buona sostanza la delusione e sconcerto per il ‘retro-front’ del Consiglio Giudiziario del Distretto barese su quel diritto introdotto anni addietro con una riforma intervenuta nel frattempo nella maggioranza delle Corti d’Appello italiane (più della metà e cioè ben quindici su ventisei; e mentre in Parlamento è in discussione un disegno di legge che, oltre a riconoscere sicuramente il ‘diritto di tribuna’ ai componenti laici, potrebbe loro attribuire anche il diritto di voto. “Rinchiudersi nel segreto della camera di consiglio – è scritto nel deliberato – costituisce un enorme passo indietro della Magistratura nei confronti dei cittadini in nome dei quali viene esercitata la funzione giudiziaria. Al sodo: “gli avvocati in rappresentanza dei cittadini costituiscono una risorsa da valorizzare anche e soprattutto all’interno degli organi di gestione della Giurisdizione e di controllo sull’operato della Magistratura, proprio perché portatori di interessi generali e scevri da condizionamenti di appartenenza alla stessa compagine professionale”, incalza il presidente Giovanni Stefanì. E tutto in un momento in cui la Magistratura dovrebbe dimostrare maggiore cautela ed apertura nei confronti della collettività per riconquistarne la fiducia, dopo scandali, interessi, intercettazioni e procedimenti a valanga che hanno coinvolto magistrati e giudici anche in Puglia. Giudici e procuratori sui quali pendono dibattimenti tuttora in corso, anche presso la Procura di Lecce. Insomma, il momento meno opportuno per le toghe di chiudersi ancora più nella loro torre d’avorio, al riparo da giudizi e controlli; un atteggiamento che fa trasparire una profonda disistima nei confronti dell’Avvocatura in generale, ma anche di consigli dell’Ordine, consiglieri giudiziari laici e quel Popolo in nome del quale -non bisognerebbe dimenticarlo mai- si ‘dice’ ancora la Giustizia nel nostro Paese.

Francesco De Martino


Pubblicato il 17 Dicembre 2020

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